Processo Open Arms, domani l’arringa della difesa di Salvini. Lega mobilitata a Palermo

Il Carroccio in piazza tra manifestazioni e flash mob in attesa della requisitoria di Giulia Bongiorno nell’aula bunker del Pagliarelli.

Palermo – Domani i parlamentari della Lega saranno in piazza a Palermo “per manifestare solidarietà” a Matteo Salvini che, invece, sarà nell’aula bunker del carcere Pagliarelli dove è in programma l’arringa difensiva dell’avvocato Giulia Bongiorno, nell’ambito del processo Open Arms per il quale l’accusa – ricorda il Carroccio – ha chiesto sei anni di carcere per l’allora ministro dell’Interno”. Gli esponenti leghisti si mobilitano per ribadire, insieme a tanti cittadini, che difendere i confini non è reato. Fonti del partito parlano di un “possibile flash mob”. Già il mese scorso sono state raccolte, a sostegno del leader leghista, migliaia di firme nei gazebo istallati nelle piazze italiane. Questa sera intanto alle ore 21 nell’hotel Savoia Regency in via del Pilastro 2 a Bologna, si terrà un convegno promosso dal partito dal titolo ‘Quali sono i confini della giustizia?’.

Parteciperanno al dibattito anche il vicesegretario della Lega Alberto Stefani e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, il già vicepresidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Antonio Sangermano e il presidente della Fondazione Luigi Einaudi Giuseppe Benedetto. La manifestazione di domani, mentre Salvini sarà in Aula, sottolineano le stesse fonti – ribadirà che la difesa dell’Italia non è un reato, senza aizzare la piazza in modo irresponsabile contro la magistratura e lo Stato come fatto in passato da altri, per esempio a Riace dopo la condanna in primo grado dell’attuale europarlamentare di sinistra Mimmo Lucano, che poi – fa notare ancora la Lega – è stato condannato anche in Appello”.

L’arringa di Giulia Bongiorno a difesa di Salvini

La mobilitazione è stata decisa un mese fa quando il vicepremier ha convocato d’urgenza il consiglio federale. Un unico punto all’ordine del giorno: “Iniziative della Lega per difendere la Democrazia, il voto popolare e la sicurezza dei cittadini messi a rischio da una sinistra anti-italiana che usa i Tribunali per le sue vendette politiche”. E uscendo da quel consiglio federale, uscendo dal consiglio federale la senatrice Giulia Bongiorno, legale del vicepremier che domani terrà l’arringa difensiva, aveva sottolineato che “armi non ce n’è. Non c’è nessuna voglia di acutizzare scontri con la magistratura. C’è assoluta e piena fiducia nei confronti della magistratura ma nel contempo c’è consapevolezza che nell’ambito di questo processo ci sono
alcune anomalie. Confidiamo in una conclusione favorevole”. 

“Open Arms – aveva detto la senatrice leghista a chi chiedeva a quali anomalie si riferisse – è stata assistita minuto per minuto durante il suo viaggio. Ha avuto una continua e grande attenzione da parte delle istituzioni, chi non stava bene è sceso. Nessuno è morto e nessuno si è sentito male. C’è stata una semplice attesa in vista di una redistribuzione”. E inoltre, ha proseguito Bongiorno, “siccome casi analoghi ma senza processo e senza contestazione sono esistiti ed esisteranno, l’anomalia è che si è concentrata l’attenzione su un singolo caso in cui c’è stata massima attenzione. Subito dopo Salvini ci sono stati altri ministri, anche nei successivi governi ci sono state vicende uguali che non hanno suscitato iniziative da parte delle procure. Oppure sotto governi di centrosinistra, credo ricorderete speronamenti o altre iniziative. Nessuna chiamata alle armi”.

Salvini e il caso Open Arms

Molto probabilmente su questi concetti ruoterà l’arringa difensiva di Bongiorno contro la richiesta della condanna a 6 anni fatta dai pm di Palermo e il risarcimento da un milione di euro chiesto dalle parti civili: il processo Open Arms è a questo punto. Il vicepremier è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, per avere – secondo i magistrati – illegittimamente vietato lo sbarco a Lampedusa a 147 migranti soccorsi in mare dalla nave della Ong spagnola. Ma intanto il ministro dei Trasporti, allora titolare del Viminale, fa il punto sulle tappe percorse finora. “Non ho paura, sono orgoglioso di quello che ho fatto – dichiara -. Sarebbe un segnale incredibile una condanna per un ministro che ha mantenuto la parola data, ha bloccato gli sbarchi dei clandestini, ha salvato vite, ha espulso degli irregolari, ha evitato dei reati, cioè in caso di condanna saremo l’unico Paese al mondo dove difendere i confini sarebbe riconosciuto come un reato”

Il vicepremier non ha dubbi: “Se domani dovessi tornare a fare il ministro dell’Interno rifarei esattamente le stesse cose. Ed è entrato nel merito facendo un esempio. Mi metto nei panni di un trafficante di uomini che legge che in Italia un ministro che ha fatto quello che ha promesso di fare, ovvero sia ha ridotto gli sbarchi, ha salvato vite, non solo va a processo, rischia la galera, ma deve pure pagare di tasca sua per avere turbato persone che in diversi casi dopo essere sbarcati sono finiti in galera – prosegue il ministro delle Infrastrutture e trasporti -. Perché ripeto non sbarcano frati, suore o boy scout. Sbarcano persone che poi purtroppo in diversi casi compiono delitti a Milano, a Roma, a Torino, a Palermo. Quindi più sbarchi, più morti, più reati, più delitti”. 

“Ora io non pretendo una medaglia – conclude – ma manco il carcere e un milione di euro di risarcimento d’anni. Detto questo ribadisco, non patteggio, non cambio nulla e dovessi domani tornare a fare il ministro dell’Interno rifarei esattamente le stesse cose”. Alla richiesta del milione di euro Salvini aveva replicato ironizzando “Non sono ad ‘Affari tuoi’ ad aprire i pacchi”. E alla Lega che parla di “processo politico”, i magistrati della requisitoria, senza ovviamente citare il partito di Salvini hanno domandato: “Questo è un processo politico? È pacifico che qui di atto politico non c’è nulla. Sono stati compiuti atti amministrativi, il rilascio di un pos è un atto amministrativo, gli atti politici sono caratterizzati da requisiti ben precisi”.

In un altro passaggio della requisitoria il magistrato parlando del divieto di sbarco aveva ricordato i bambini presenti sulla nave Open Arms: “si tennero a bordo dei minori in violazione di tutte le convenzioni nazionali e internazionali”. Infine una considerazione sui migranti: “Prima si fanno scendere e poi si redistribuiscono, altrimenti si rischia di fare politica su persone che stanno soffrendo”. Ma alla precisazione dei pm che non è un processo politico aveva ribattuto la difesa di Salvini: “E’ una requisitoria un pò contraddittoria, direi, perché la premessa è ‘non stiamo processando il governo’ poi, però, finora ha detto che il decreto sicurezza bis ‘è in contrasto con la Costituzione’ e che ‘non è accettabile prima redistribuire e poi sbarcare’. E che ‘il tavolo tecnico è un tavolo che ribaltava dei principi fondamentali’. Per ora sta parlando di linee di governo che lui contesta. Quindi, non c’è una condotta di Salvini sul banco degli imputati ma sul banco degli imputati c’è una linea politica’”, aveva detto l’avvocata Giulia Bongiorno.

Sui tempi della sentenza del processo in primo grado Open arms, in corso a Palermo contro Salvini, la legale del vicepremier Giulia Bongiorno ha spiegato: “Non abbiamo certezze, io so solo che è prevista per me l’arringa il 18 ottobre. Di solito dopo l’arringa, c’è una sorta di udienza di repliche, però non so se dopo una settimana o due”.

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