Genova: detenuto sale sul crocifisso e tenta il suicidio, un altro vuole tagliarsi la gola

Due casi nello stesso giorno, scampati alla tragedia. A San Vittore invece un recluso si è ucciso con i lacci delle scarpe nella sua cella.

Genova – Ancora caos e tensione nel carcere di Marassi, dove ieri un detenuto si è arrampicato sullo storico crocifisso di Gesù fino al quarto piano e ha minacciato di lanciarsi nel vuoto. Con fine pena a gennaio 2025 per rapina – condannato a 3 anni e 4 mesi – è riuscito ad arrampicarsi tramite lo storico crocifisso, sulla recinzione della rotonda, e voleva farla finita. La polizia penitenziaria di sorveglianza ha dato subito l’allarme, il piano terra è diventato una distesa di materassi e sono iniziate le trattative con il recluso, durate circa due ore al fine di farlo desistere dal suo gesto. Sul posto erano presenti anche i vigili del fuoco. A raccontare la tragedia sfiorata, Fabio Pagani, Segretario della UILPA Polizia Penitenziaria.

“Siamo alle prese con l’ennesimo gesto di protesta estremo di un detenuto nelle nostre prigioni che, da un lato è indice del disagio in cui versa l’utenza, specie quella affetta da patologie psichiatriche e che rimane pressoché abbandonata a se stessa, dall’altro conclama la vulnerabilità del sistema penitenziario le cui sorti si reggono per quel che è possibile esclusivamente sul diuturno sacrificio degli operatori, primi fra tutti quelli del Corpo di polizia penitenziaria in sotto organico di 18mila unità”, commenta il segretario.

“Nel frattempo, sempre ieri, nelle aule del Tribunale di Genova, la Polizia penitenziaria ha salvato la vita ad un detenuto, che nel tentativo di farla finita, si è tagliato la gola con una lamettabloccato in tempo dagli agenti e immediatamente trasportato al nosocomio cittadino, dove il detenuto veniva ricucito e salvato”, prosegue. “Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, farebbe bene a interessarsi compiutamente alle questioni carcerarie al di là degli aneddoti che ama raccontare, i quali probabilmente non a caso ricordano soprattutto momenti di torpore, e, unitamente a tutto il Governo Meloni, dovrebbe prendere compiutamente atto della strisciante emergenza penitenziaria varando un decreto legge per metterle in sicurezza, cominciando dal rafforzamento della Polizia penitenziaria”.

“Parallelamente – conclude Pagani – il Parlamento dovrebbe approvare una legge delega per riforme strutturali che reingegnerizzino il sistema d’esecuzione penale, rifondino il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e riorganizzino il Corpo di Polizia penitenziaria”. Tre giorni fa un uomo di 44 anni si è ucciso con i lacci delle scarpe dentro la sua cella all’interno del carcere San Vittore di Milano. Lo racconta Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria. L’uomo era in carcere per presunti reati correlati agli stupefacenti, fine pena provvisorio fissato al 2027, si è strozzato utilizzando i lacci delle scarpe nel suo letto. È stato ritrovato esanime verso le 5.30 di venerdì mattina. A nulla sono valsi gli immediati tentativi di soccorso della polizia penitenziaria e dei sanitari.

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