La maggioranza chiede le sue dimissioni: i due avrebbero concordato domande e risposte prima dell’appuntamento in Commissione Antimafia.
Roma – Un’intercettazione fa finire nella bufera l’ex pubblico ministero e senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Scarpinato. Tanto che la maggioranza chiede a gran voce le sue dimissioni. Ma perché? L’ex procuratore oggi parlamentare pentastellato, secondo quanto riporta la Verità, avrebbe concordato con il suo ex collega di Palermo, Gioacchino Natoli, domande e risposte in vista di un’audizione di quest’ultimo davanti alla commissione Antimafia, di cui il parlamentare fa parte, sulla strage di via d’Amelio. Le registrazioni sono state effettuate mentre Natoli doveva essere ascoltato dalla Commissione: i due avrebbero concordato domande e risposte. E il tentativo di orientare l’indagine sulla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
E’ “radicalmente falso”, sottolinea Scarpinato, anche perché “non vi sarebbe stato nulla da contestare. Con Natoli ho condiviso un lunghissimo percorso di lavoro” “che ha reso normale un costante e approfondito scambio di idee tra noi”, scrive l’ex pm replicando alle polemiche sollevate dalla pubblicazione dell’articolo. “In questo contesto – prosegue il senatore dei 5 stelle -, dopo che nei suoi confronti dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia erano stati sollevati sospetti di condotte illegali, mi ha esternato il proprio rincrescimento per l’infondatezza delle accuse e mi ha anticipato la sua ferma volontà di essere ascoltato dalla Commissione per esporre analiticamente le sue ragioni ed illustrare i documenti da lui progressivamente reperiti, che avrebbero dimostrato la regolarità della sua condotta. Ragioni che – ha sottolineato – mi ha esposto e che, in attesa di essere convocato dalla Commissione, aveva ritenuto anche di anticipare e rendere pubbliche con plurime interviste agli organi di stampa, dettagliandole infine nella sua audizione in Commissione”.
“Ascoltando elementi a mio avviso rilevanti per la completa ricostruzione dei fatti – ha spiegato – ho esortato il dott. Natoli a riferirle con rigore alla Commissione. E’ evidente il contenuto fuorviante e falsificatorio dell’articolo, per il quale valuterò con i miei legali come procedere, chiaramente finalizzato a supportare l’azione di quelle parti politiche che, sin dall’inizio dei lavori della Commissione Antimafia, hanno ripetutamente anticipato la loro volontà di escludermi dalle indagini conoscitive sulle stragi, in modo da impedirmi di apportare il mio contributo per fare luce su tutti i buchi neri, sui depistaggi, sui retroscena politici scottanti che possono coinvolgete personaggi ‘intoccabili’. Non mi turba in alcun modo – ha concluso Scarpinato – l’essere stato intercettato, non avendo nulla da nascondere”. Sulla vicenda sono intervenuti diversi esponenti della maggioranza di centrodestra invitando Scarpinato a dimettersi dalla commissione Antimafia.
L’audizione è avvenuta nei mesi scorsi e secondo il quotidiano ci sarebbero delle intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Caltanissetta, che indaga Natoli, su un presunto favoreggiamento alla mafia che testimonierebbero il comportamento di Scarpinato. Dialoghi captati casualmente da una microspia piazzata nell’ufficio di Natoli. L’ex pm infatti è un parlamentare e non può essere intercettato senza l’autorizzazione del Senato. Le conversazioni rivelerebbero che nell’imminenza dell’audizione, chiesta dallo stesso Natoli, i due avrebbero concordato la linea. Sono conversazioni avvenute di presenza, sostiene La Verità, ma anche su Whatsapp, in cui si sentirebbe dunque solo la voce di Natoli mentre si rivolge a un tale “Roberto”: per i pm di Caltanissetta si tratterebbe del senatore, ascoltato nei mesi come persona informata sui fatti.