L’uomo è stato arrestato a Milano e dovrà rispondere dell’omicidio di Luigi Procopio, suo parente acquisito. Il delitto per un presunto prestito di 5mila euro ma non solo.
NAPOLI – E’ stato catturato a Milano il 3 ottobre scorso il presunto killer che avrebbe ucciso a colpi di pistola Luigi Procopio, 45 anni, pregiudicato, ammazzato davanti a moglie e due figli nel quartiere San Lorenzo, nel centro storico di Napoli. Le manette sono scattate ai polsi di Antonio Amoroso, 37 anni, ad opera degli agenti della Mobile partenopea, coadiuvati dai colleghi di Milano e con il supporto tecnico del Servizio Centrale Operativo. L’uomo avrebbe consumato una vera e propria esecuzione del parente acquisito per un debito non onorato di 5mila euro.
Dalla ricostruzione degli inquirenti Amoroso, nipote della moglie della vittima, si sarebbe appostato per diverso tempo nell’androne del palazzo che si affaccia davanti al civico 38 di vico VII Duchesca, e una volta avvistato Procopio sparava un primo colpo che colpiva la vittima ad una gamba. Una volta scivolato per terra Procopio tentava di sottrarsi al sicario che, però, lo raggiungeva sparandogli altri colpi di pistola di cui uno alla testa, risultato mortale. Amoroso, pregiudicato, non si sarebbe fermato e, forse, avrebbe voluto fare una strage. Infatti l’uomo faceva ancora fuoco mirando alla moglie della vittima, di 45 anni, zia del presunto assassino, che si trovava a circa tre metri dal marito assieme al figlio di 11 anni e alla figlia di 16, entrambi terrorizzati.
I tre congiunti, miracolosamente, si sottraevano alla gragnuola di proiettili esplosi dal killer e riuscivano a mettersi in salvo mentre Amoroso si dava alla fuga. La tragedia, però, pare fosse stata annunciata con una serie di minacce e intimidazioni rivolti a Procopio e signora nei mesi antecedenti alla sparatoria:” Dammi i soldi perché te lo uccido a tuo marito, io non sono Totò Riina ma mi chiamo Amoroso”, scriveva sui social il supposto omicida che, subito dopo, avrebbe dato seguito alle parole con il fatto di sangue.
La moglie di Procopio avrebbe ricollegato al nipote omicida anche un furto in casa, patito nel luglio scorso, quando la famiglia si trovava in vacanza a Sharm El Sheik. Anche in quell’occasione il nipote pistolero non aveva usato mezze parole:” Ti appiccio la casa!”, le aveva detto Amoroso, facendo intendere ritorsioni ben più gravi. Ad avvalorare l’ipotesi che a rubare in casa fosse stato Amoroso e suoi complici alcuni video ricavati dalle registrazioni di due telecamere installate sopra un supermercato ubicato nelle vicinanze dell’abitazione dei Procopio in cui si vedono 5 o 6 individui, gli stessi che avevano rubato in casa della coppia, mentre salgono a bordo di un’auto di proprietà di un uomo residente a Minturno. La stessa località dove Amoroso stava scontando ai domiciliari una precedente condanna.
L’uomo infatti veniva anche denunciato per minacce rivolte alla coppia tramite sms e messaggi vocali dal tono inequivocabile. Tutto questo per un prestito di 5mila euro che l’indagato per omicidio, tentato omicidio e porto abusivo d’armi e munizioni, sosteneva non gli fosse stato restituito. La vittima e la moglie, invece, giuravano di aver consegnato la somma alla madre di Amoroso. I soldi, in effetti, non sarebbero stati un vero e proprio prestito poiché Amoroso li avrebbe dati ai Procopio affinché li custodissero per tutto il tempo in cui il presunto killer, convinto dalla coppia a costituirsi, sarebbe rimasto in galera per il tentato omicidio della sua ex compagna incinta, consumatosi nel 2022. Evidentemente le cose, poi, sarebbero andate diversamente:
”Dopo che Amoroso ha sparato in testa a mio marito – ha riferito la moglie agli inquirenti – io sono scappata verso la mia auto che avevo parcheggiato all’inizio del vicolo. Una volta raggiunta la Smart mi sono girata e mi sono accorta che Antonio mi puntava contro la pistola. Antonio ha esploso due colpi verso di me, uno dei quali ha colpito la ruota posteriore sinistra dell’auto”.
Il fratello di Antonio Amoroso, Eduardo, aveva 52 anni, e venne ucciso in vico Pergola, nel quartiere Vicaria, nel 2017 in un agguato di stampo camorristico assieme al cognato Salvatore Dragonetti, 44 anni, entrambi ritenuti affiliati al clan Mazzarella e legati alla famiglia Giuliano.