“Dal letame nascono i fior”: il miracolo di Peccioli, dove i rifiuti producono bellezza

Grazie ad una gestione innovativa che si avvale di tecnologie all’avanguardia, il borgo toscano ha fatto di una delle più grandi discariche della regione un volano di sviluppo.

Roma – La discarica di Peccioli sembra un paradiso terrestre. E poi dicono che gli italiani sono dei buoni a nulla, furbi, truffaldini, senza rispetto delle regole. E invece, pare che nel campo dell’innovazione diamo dei punti a tutti! Come recita “La Treccani”, la più famosa e prestigiosa enciclopedia in lingua italiana, per innovazione si intende “l’atto di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi di produzione e simili”.

Di innovazione, ma forse di prodigio, ai massimi livelli si deve parlare riferendosi alla discarica di Peccioli, un comune di nemmeno 5 mila abitanti della provincia di Pisa in Toscana. Ebbene, questo ridente borgo che domina dall’alto della sua collina la “Valle dell’Era”, lungo la direttrice che da Volterra conduce a Pisa, è balzato agli onori della cronaca per la sua discarica, considerata all’avanguardia per la gestione dei rifiuti, al punto da poter diventare un punto di riferimento importante per il sistema Paese.

L’anfiteatro ricavato all’interno dell’impianto di smaltimento

È una struttura che ha a che fare ogni giorno con più di mille tonnellate di rifiuti provenienti da Livorno, Lucca, Massa, Pisa e, talvolta, anche da tutta la Toscana. È un’attività che produce oltre 50 milioni di euro annui, i cui dividendi rendono felice il Comune di Peccioli e i suoi cittadini. Quest’anno Peccioli ha raggiunto la prima posizione de “Il borgo dei borghi”, una trasmissione di Rai3, un viaggio attraverso 20 regioni, 20 borghi, 20 territori ricchi di storia, tradizione, arte e buona cucina, da Nord a Sud del Belpaese.

In questo angolo di paradiso, la qualità della vita è eccellente, il turismo va a gonfie vele e tutto il paesaggio è un incanto. Tutto questo accanto a una discarica. E pensare che una quarantina d’anni fa il paese si stava spopolando e, a causa della crisi economica, la gente cominciò a emigrare! Ma il brutto anatroccolo è diventato un bellissimo cigno, grazie agli investimenti nei servizi e nelle infrastrutture, trasformandosi, casualmente, in un museo di arte contemporanea a disposizione di tutti.

I turisti giungono da ogni parte del mondo per vedere la discarica, come se visitassero un museo. Ricavare bellezza dai rifiuti è qualcosa di veramente rivoluzionario. Passeggiando tra la discarica, sorprende l’assenza di odori nauseabondi. Questo accade per la presenza di una serie di tubi neri lungo la discarica che produce una buona derivazione di biogas. Inoltre, grazie a delle sostanze sparate da tre cannoni e diffuse nell’aria, si attrae il pessimo odore in modo da annullarlo.

La discarica come luogo d’arte

La discarica è gestita per il 70% dal Comune e il 30% dagli abitanti. Se si pensa che due anni fa il numero di turisti è stato di poco inferiore a quello degli abitanti, si comprende l’alto valore di uno spazio che nel resto d’Italia è oggetto di conflitto per l’inquinamento ambientale e la salute pubblica. Nel corso degli anni, nello spazio della discarica, sono stati organizzati eventi culturali e di musica classica. Inoltre, è stato creato un teatro all’aperto e uno spazio di 650 metri quadrati da dedicare a progetti sociali e formativi per gli studenti.

Poiché l’appetito vien mangiando, è stato creato il Macca (Museo a cielo aperto di arte contemporanea), con 80 opere di arte contemporanea diffuse in tutto il territorio. E, come ciliegina sulla torta, la chicca di una serie di sculture che sembrano nate dalla terra, in una sorta di rigenerazione prodotta dai rifiuti. Opere che, oltre a essere visitate dai turisti, rappresentano una grande attrazione sia per altri artisti che per gli studenti d’arte.

I rifiuti, quindi, oltre a essere fonti di danni, come la cronaca recente e passata conferma, possono trasformarsi in una risorsa preziosa per i cittadini. L’unica criticità potrebbe essere il turismo selvaggio e il considerare i proventi ricavati prioritari rispetto al resto. Quindi, lode all’iniziativa ma “occhio alla penna”, non si sa mai!

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