Il 6 ottobre raduno a Pontida, il 18 l’arringa di Giulia Bongiorno: il Carroccio si stringe attorno al suo leader sotto processo a Palermo.
Roma – Settecento gazebo e migliaia di firme raccolte dalla Lega nell’ultimo weekend per sostenere Matteo Salvini alle prese con il processo Open Arms: è un dato sopra le previsioni e che ha visto oltre 1.200 i banchetti del partito negli ultimi due fine settimana. L’obiettivo raccogliere le firme in sostegno del vicepremier, oltre a una petizione online per raggiungere in modo ancor più capillare gli elettori di tutta Italia. “Difendere i confini non è reato”; e ancora “Io sto con Salvini”. Questi gli slogan che la Lega ha deciso di portare in migliaia di comuni del Paese.
Prima dell’ultimo weekend il Carroccio aveva ricordato che dopo la richiesta di condanna a sei anni nel processo Open Arms, a sostegno del leader erano già state raccolte oltre 30mila firme ai gazebo a cui se ne aggiungono più di 20mila online. La Lega conta di sfondare quota 100mila. Migliaia anche i nuovi tesserati, si sostiene. Intanto procede a pieno ritmo anche la macchina organizzativa in vista di Pontida, domenica 6 ottobre: sono attese delegazioni dall’estero. Il mondo leghista, di fronte alle accuse mosse dai pm siciliani, ha lanciato un’imponente mobilitazione nazionale in sostegno del suo leader. In tutta Italia, nelle ultime settimane, sono stati organizzati centinaia di gazebo e banchetti per raccogliere le firme in sostegno del vicepremier.
Pontida il 6 ottobre e poi il 18 l’arringa a Palermo della senatrice e avvocato di Salvini Giulia Bongiorno. Il vicepremier è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, per avere – secondo i magistrati – illegittimamente vietato lo sbarco a Lampedusa a 147 migranti soccorsi in mare dalla nave della Ong spagnola. Ma intanto il ministro dei Trasporti, allora titolare del Viminale, fa il punto sulle tappe percorse finora. “Non ho paura, sono orgoglioso di quello che ho fatto – dichiara -. Sarebbe un segnale incredibile una condanna per un ministro che ha mantenuto la parola data, ha bloccato gli sbarchi dei clandestini, ha salvato vite, ha espulso degli irregolari, ha evitato dei reati, cioè in caso di condanna saremo l’unico Paese al mondo dove difendere i confini sarebbe riconosciuto come un reato”.
Il vicepremier non ha dubbi: “Se domani dovessi tornare a fare il ministro dell’Interno rifarei esattamente le stesse cose“. Ed entra nel merito facendo un esempio. “Mi metto nei panni di un trafficante di uomini che legge che in Italia un ministro che ha fatto quello che ha promesso di fare, ovvero sia ha ridotto gli sbarchi, ha salvato vite, non solo va a processo, rischia la galera, ma deve pure pagare di tasca sua per avere turbato persone che in diversi casi dopo essere sbarcati sono finiti in galera – prosegue il ministro delle Infrastrutture e trasporti -. Perché ripeto non sbarcano frati, suore o boy scout. Sbarcano persone che poi purtroppo in diversi casi compiono delitti a Milano, a Roma, a Torino, a Palermo. Quindi più sbarchi, più morti, più reati, più delitti”.
“Ora io non pretendo una medaglia – conclude – ma manco il carcere e un milione di euro di risarcimento d’anni. Detto questo ribadisco, non patteggio, non cambio nulla e dovessi domani tornare a fare il ministro dell’Interno rifarei esattamente le stesse cose”. Ieri alla richiesta del milione di euro Salvini aveva replicato ironizzando “Non sono ad ‘Affari tuoi’ ad aprire i pacchi”.