Mamma ammazza l’unico figlio e si suicida: è mistero sui reali motivi della tragedia

Che cosa sia successo al primo piano di quella villetta della frazione di Vago di Lavagno, è ancora un rebus per gli investigatori dell’Arma.

LAVAGNO (Verona) – Non si è trattato di femminicidio ma di un duplice dramma familiare: la mamma ha sparato al figlio e poi si è tolta la vita. A fare la macabra scoperta, nella mattinata dello scorso 20 dicembre, è stato il marito della donna, vigile del Fuoco, che ha subito allertato i soccorsi. La moglie era già morta mentre il ragazzino era ancora vivo. Sconosciuti, per ora, i reali motivi della tragedia. In un primo momento si era pensato che ad uccidere Alessandra Spiazzi, 58 anni, pensionata, fosse stato il marito Luciano Feltre, 60 anni, presente in casa durante la sparatoria ma in un’altra stanza. Subito dopo però i carabinieri accertavano, con l’analisi del guanto di paraffina (Stub), che a sparare con una vecchia pistola appartenuta al padre della donna era stata proprio Alessandra che dopo aver rivolto l’arma contro il figlio Andrea si è suicidata.

Alessandra Spiazzi

Inutili i soccorsi per la pensionata, deceduta sul colpo, ma il giovane, in condizioni gravissime, veniva trasportato dai paramedici del 118 nel reparto di neuro rianimazione del Polo ospedaliero Confortini di Verona dove, nonostante le cure dei sanitari, è stato dichiarato clinicamente morto lo scorso 24 settembre. Che cosa sia successo al primo piano di quella villetta di via Galileo Galilei, in frazione di Vago di Lavagno, è ancora un rebus per gli investigatori dell’Arma coordinati dal procuratore capo Raffaele Tito e dal sostituto Paolo Sachar, titolare dell’inchiesta. I vicini di casa attestano che da settimane fra madre e figlio si sarebbero ripetuti violenti alterchi, per altro confermati dal padre del ragazzo, nonché marito di Alessandra, durante un interrogatorio con gli inquirenti quale persona informata sui fatti. Alessandra Spiazzi è stata impiegata come centralinista in un call center della zona fino ad un anno e mezzo fa, poi è andata in pensione.

La donna è sempre stata impegnata nel sociale e da alcuni mesi era vice-presidente dell’associazione “Mamme volenterose di Lavagno”, un gruppo di volontariato antiviolenza. Sembra però che la donna avesse problemi sanitari cosi come chiariscono gli inquirenti. Problemi dunque che potrebbero aver acuito la grande tensione dell’ultima lite dentro le mura domestiche. Il figlio quindicenne, Andrea Feltre, liceale, è sempre apparso come un ragazzo normale, senza particolari disagi, con la passione del CrossFit che praticava con alcuni amici nella palestra del paese.

Andrea Feltre

Il giovane passava parte del suo tempo libero anche in oratorio e prediligeva le gite con gli scout, di cui faceva parte:

” Andrea partecipava attivamente alla nostra comunità – ha spiegato il parroco della chiesa di San Francesco, don Cristian Tosi – Quand’era con gli scout, consolava i più piccoli nelle sconfitte durante la vita comune. E’ stato un punto di riferimento per i compagni di reparto e per i capi. Ad agosto, abbiamo condiviso 11 giorni di campo. Le giornate si concludevano attorno al fuoco. Se da una parte, Andrea, affrontava le difficoltà della vita con il coraggio del fuoco, dall’altra sapeva con ironia smontare le tensioni”.

L’ingresso della villetta dove si è consumata la duplice tragedia

Da qualche settimana i dissidi familiari si sarebbero intensificati ma nulla faceva pensare ad un epilogo cosi drammatico per una famiglia che tutti hanno definito “perfetta” e bene inserita nel tessuto sociale. Il sindaco di Lavagno, Matteo Vanzan, fortemente scosso dal fatto di sangue come tutta la comunità, ha annunciato un giorno di lutto cittadino per i funerali delle due vittime. Luciano Feltre ha partecipato alla fiaccolata in memoria dei suoi congiunti e durante la camminata, sorretto dai volontari del sodalizio antiviolenza, ha ringraziato il folto numero di partecipanti precisando: Si cade, ma ci si rialza. Non c’era un malessere evidente. Io comunque vado avanti. Lo faccio per Alessandra e per mio figlio”.

Una volta accertata la morte cerebrale del quindicenne colpito mortalmente dalla madre con un colpo di pistola e concluse le sei ore di osservazione previste dalla legge, la seconda riunione della specifica Commissione ospedaliera ha proceduto a sospendere tutte le terapie e i supporti per le funzioni vitali. Il padre di Andrea ha poi espresso la volontà alla donazione degli organi ed ha ottenuto la successiva autorizzazione all’espianto.

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