Cronaca di un omicidio annunciato. Uccide la nonna e confessa: “Ho visto tutto nero”

Andreina Canepa colpita a morte al culmine dell’ennesima lite. Rimasto solo ad accudire l’anziana affetta da Alzheimer, il nipote aveva lasciato il liceo e si era rinchiuso in casa.

CHIAVARI (Genova) – “Ho visto tutto nero… Lei si sente male, io sto bene”. Queste le parole del giovanissimo nipote proferite ai carabinieri dopo l’omicidio della nonna a colpi di forbice. L’anziana donna, soccorsa dai paramedici del 112 giunti in pochi minuti in loco, era già deceduta. Da mesi in quella casa di corso Lavagna, nel centro di Chiavari, in provincia di Genova, i litigi fra i due congiunti non si contavano più. Polizia e carabinieri ne sanno qualcosa dei continui interventi in casa mirati a ristabilire la pace fra Simone Monteverdi, 20 anni, studente liceale, e la nonna materna Andreina Canepa, 82 anni, impiegata in pensione, affetta da un principio di Alzheimer e forte depressione.

I carabinieri sotto la palazzina di corso Lavagna

Alcuni anni addietro assieme a Simone c’erano la madre e la sorella ma poi il giovane era rimasto solo con la nonna poiché mamma e figlia si erano trasferite in casa dei rispettivi compagni. Simone, con un carattere difficile e forse afflitto da disagio psicologico, probabilmente alimentato dalla solitudine e dalla condivisione del quotidiano con un’anziana donna malata, era cambiato profondamente in questi ultimi mesi. Il ragazzo aveva abbandonato il liceo artistico, al quarto anno, e si era rinchiuso in casa senza più uscire. Le liti erano diventate una consuetudine tanto che i vicini di casa, allarmati da urla e rumori di oggetti in frantumi, avevano più volte chiamato le forze dell’ordine che intervenivano per sedare gli animi:

E’ un ragazzo schivo – dice un vicino di casa – un po’ strano ma gentile e rispettoso. Andreina era una brava persona, aveva gestito col marito un’agenzia di disbrigo pratiche auto, era benvoluta da tutti e da qualche anno era malata di Alzheimer. Quando litigavano chiamavamo la polizia, una volta sono rimasti quattro ore. Una seconda per due ore. E poi andavano via…”.

La madre del presunto assassino, vedendolo sempre più violento, aveva segnalato la vicenda ai servizi sociali dell’ospedale di Lavagna che non hanno fatto in tempo ad evitare la tragedia. Poi il drammatico epilogo. Il 21 settembre scorso, dopo le 10 del mattino, al culmine dell’ennesimo, violentissimo alterco, nelle mani di Simone si materializzava una forbice con la quale colpiva a morte la povera Andreina che rovinava sul pavimento di casa in un lago di sangue. Subito dopo il delitto e con le mani ancora insanguinate il giovane telefonava al 112, numero unico di emergenza:” Venite, la nonna si sente male, ma io sto bene”, profferiva Simone all’operatore di turno con un filo di voce.

I rilievi scientifici dei carabinieri al terzo piano dello stabile – FotoFlash

Al terzo piano dello stabile di corso Lavagna accorrevano i soccorritori del 118 e i carabinieri che, entrando nell’appartamento, facevano la macabra scoperta. Ad aprirgli la porta era lo stesso Monteverdi visibilmente sconvolto:” Sono stato io – dice il giovane ai militari – non so perché l’ho fatto. Abbiamo litigato. Mi è venuto così, da mesi non sopportavo nulla. Dopo averla colpita ho buttato le forbici dalla finestra”. Sul posto giungevano anche gli investigatori del Reparto operativo di Genova, diretti dal colonello Michele Lastella, e i colleghi della Compagnia di Chiavari oltre al medico legale Sara Lo Pinto.

Le indagini sono coordinate dalla Pm Francesca Rombolà che ha già sentito i congiunti del giovane, amici ed altri conoscenti mentre i militari della sezione Investigazioni scientifiche terminavano i rilievi di rito. Subito dopo veniva anche rinvenuta l’arma del delitto, gettata in strada per come aveva riferito l’indagato per omicidio volontario aggravato:

” Non uscivo da casa da lunedì – ha detto Monteverdi in caserma con lo sguardo perso nel vuoto – ed erano giorni che non dormivo. Ieri mattina mi sono riposato dalle otto alle 10. Poi ho visto tutto nero, non so cosa sia successo…”.

Il Pm ha poi interrogato per diverse ore il giovane, difeso dall’avvocato Ilaria Tulino, che chiederà una perizia psichiatrica. Simone Monteverdi è stato trasferito in carcere e anche il movente rimane incerto atteso che l’odierno indagato non avrebbe detto nulla sulle motivazioni reali che l’avrebbero indotto ad ammazzare la vecchietta. Pare che a carico del ventenne fosse in corso la valutazione dell’ammonimento da parte del questore.

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