Nell’interrogatorio di convalida davanti al gip, il 30enne che ha confessato di avere ucciso la donna rivelando cosa è successo.
Bergamo – Sharon Verzeni, faccia a faccia con il suo killer Moussa Sangare, e lei lo aveva capito, gli rivolto le sue ultime parole. Lei ha urlato chiedendo “perché”, dicendo “sei un codardo, sei un bastardo”. Parole raccontate proprio da Sangare, nel dettagliato interrogatorio di convalida dell’arresto davanti alla gip Raffaella Mascarino e al pm Emanuele Marchisio. Il 31enne originario del Mali e nato a Milano ha confessato di aver aggredito la donna in un raptus e senza alcun movente. “Ho incrociato la ragazza prima da davanti. Non aveva la borsa; portava gli occhiali, avrei detto che avesse i capelli biondi; indossava jeans e aveva le cuffiette nelle orecchie. A quel punto l’ho seguita da dietro, l’ho toccata sulla spalla con la mano sinistra e le ho detto ‘scusa per quello che sta per accadere”.
“Lei ha tolto le cuffiette quando si è sentita toccare. Ha sentito la frase. Ho preso il coltello. La prima coltellata l’ho data al petto – racconta il killer – e il coltello è rimbalzato. Lei stava scappando, sono sceso dalla bici, l’ho rincorsa e l’ho colpita alla schiena più volte, tre o quattro. Poi ho ripreso la bici e velocemente mi sono allontanato”. Un ricostruzione agghiacciante e apatica in cui il killer chiede le sigarette al gip Raffaella Mascarino, che ascolta e fa verbalizzare. Quella notte, Sangare è uscito dalla casa che occupava a Suisio con un coltello da cucina. Ha inforcato la bici ed ha incrociato sette persone, tutti uomini, prima di Verzeni. Tra questi due ragazzini che ha minacciato con il coltello prima di dileguarsi per cercare un’altra potenziale vittima. Sino all’incontro con Sharon Verzeni alle 00:50 in via Castegnate.
La donna era uscita da sola per una camminata notturna. “L’ho toccata sulla spalla con la mano sinistra, ha iniziato a tremare”, prosegue nel suo racconto il 30enne “sapevo che volevo accoltellarla, se mi avesse spintonato forse sarei scappato”. Prima di colpirla, le avrebbe detto: “Scusa per quello che sta per accadere”. Dopo il delitto, la fuga attraverso i campi: “Il giorno dopo abbiamo fatto una grigliata con gli amici”. Intanto i carabinieri hanno tolto i sigilli alla casa dove la 33enne viveva con Sergio Ruocco, che ieri in un’intervista telefonica a “Pomeriggio Cinque”, ha dichiarato di non volere incontrare almeno per il momento Sangare. “Molto più sconforto che rabbia”, questo è ciò che dice di provare Ruocco per la morte della fidanzata.