Non solo Paderno Dugnano: da Maso a Carretta, i casi delle stragi in famiglia

L’ultima mattanza nel milanese e la confessione del 17enne riportano alla memoria le storie di figli che si trasformano in killer spietati.

Milano – La strage famigliare di Paderno Dugnano che ha visto la confessione, dopo ore di interrogatorio, del 17enne che ha ucciso i genitori e il fratellino di 12 anni, riporta alla mente delitti ormai noti che si sono consumati tra le mura domestiche. Figli che si trasformano in killer spietati e che all’improvviso mettono fine alla vita di padri, madri e fratelli. Dal caso di Pietro Maso a quello di Paola e Silvia Zani, fino a quello di Erika e Omar e Benno Neumair. Numeri agghiaccianti: secondo gli ultimi dati del Viminale, dall’inizio dell’anno al 25 agosto sono stati compiuti in Italia 186 omicidi e di questi 88 sono avvenuti in ambito familiare, quasi il 50%. 

Una lunga scia di sangue che parte da un caso che ha fatto la storia: quello di Pietro Maso. Il 17 aprile 1991 l’allora 19enne uccide i genitori Antonio Maso e Mariarosa Tessari nell’abitazione a Montecchio di Crosara (Verona). Nella realizzazione del delitto, il giovane si fa aiutare dagli amici Giorgio Carbognin, Paolo Cavazza e Damiano Burato, all’epoca minorenne, con i quali trascorre una serata in discoteca subito dopo la strage. A spingere Maso al duplice omicidio la volontà di incassare la sua parte di eredità. Condannato a 30 anni di carcere, nel 2008 ottiene la semilibertà.

Pietro Maso

Altro caso “storico” quello di Ferdinando Carretta: il 4 agosto 1989 la famiglia Carretta scompare dalla casa dove risiede a Parma. Il padre Giuseppe, la moglie Marta Chezzi e i figli Ferdinando (26 anni) e Nicola (23) fanno perdere le tracce e per anni si susseguono segnalazioni e false piste come quella della vita nomade. Dopo anni di misteri, nel 1998 Ferdinando Carretta viene fermato a Londra per un’infrazione stradale e confessa l’omicidio dei genitori e del fratello. Il killer, che aveva avuto problemi di tossicodipendenza, uccide i familiari con una pistola e, dopo aver eliminato le tracce, getta i cadaveri in una campagna nei pressi di Trecasali. Dichiarato incapace di intendere e di volere, Carretta sconta la pena in una comunità di recupero.

Nella lunga scia dei figli che uccidono, la mente torna anche a Novi Ligure: è la sera del 21 febbraio 2001 quando in una villetta nella città in provincia di Alessandria Erika De Nardo, all’epoca 16enne, e il fidanzato Omar Favaro di 17 uccidono a coltellate la madre di lei, Susanna Cassini, e il fratello Gianluca De Nardo, appena 11enne. L’unico a salvarsi è il padre di Erika, Francesco De Nardo, assente al momento della mattanza. E ancora Benno Neumair, che nei primi giorni di gennaio del 2021 ammazza i genitori Peter Neumair e Laura Perselli nella loro villetta a Bolzano. Dopo averli strangolati con una corda per scalatori, il killer 31enne getta i cadaveri nel fiume Adige. Per il delitto Benno Neumair è stato condannato all’ergastolo, pena confermata in appello.

Erika e Omar

Tra i casi mediatici più impattanti anche quello di Temù. Nell’estate del 2021 le sorelle Paola, 26 anni, e Silvia Zani di 19 uccidono la madre Paola Ziliani, ex vigilessa residente nel paese di provincia di Brescia soffocandola e seppellendola. Ad aiutarle è Mirto Milani (27 anni), fidanzato della figlia maggiore, il quale viene condannato all’ergastolo. Ad ostacolare le indagini è il patto di segretezza stretto tra i tre killer. Le sorelle hanno giustificato il delitto dicendo di essere convinte che la madre “volesse avvelenarle”. E ancora, il caso di Marco Eletti, che il 24 aprile 2021  uccide a martellate il padre Paolo e tenta di avvelenare la madre Sabrina Guidetti con una porzione di bignè farciti di benzodiazepine. Per il patricidio, l’allora 35enne viene condannato a 24 anni e 2 mesi di carcere.

Un altro delitto in casa si consuma il 15 marzo 2022 quando il 26enne Diego Gugole uccide a colpi di pistola il padre Sergio, di professione imprenditore nel settore conciario, e la madre Lorena Zanin, residenti a Chiampo (Vicenza). Subito dopo il delitto, il figlio chiama il family banker per accedere al conto corrente dei genitori e trasferisce migliaia di euro sul suo tramite bonifici istantanei. Per il parricidio, l’uomo viene condannato a 30anni di reclusione. Infine, la storia di Luca Ricci: il 24 giugno 2024 i coniugi Luisa Marconi (70) e Giuseppe ‘Giorgio’ Ricci (75) vengono trovati morti nella loro abitazione a Fano. Ad assassinarli è il figlio Luca Ricci, operaio 50enne, che prima strangola la madre poi uccide il padre a martellate. Nella confessione, Ricci spiega che, sommerso dai debiti, compie la mattanza perché i genitori “non volevano più dargli soldi”.

Benno Neumair

Tornando ancora indietro nel tempo, il 13 novembre 1975, a Vercelli, Doretta Graneris, appena 18enne, uccide a colpi di pistola la madre, il padre, il fratello di 13 anni e i nonni materni. Complice del massacro il fidanzato di Doretta, Guido Badini. La ragazza era in rotta con la famiglia e da alcuni mesi era andata a convivere con il fidanzato. E ancora, il 7 gennaio 1998, a Cadrezzate (Varese), è Elia Del Grande ad uccidere con colpi di fucile il padre, la madre e il fratello per impossessarsi dei soldi di famiglia ma, fermato per un controllo casuale in Svizzera, viene arrestato. Infine, il 30 dicembre 2015 Federico Bigotti, 22 anni, uccide la madre Anna Maria con  otto coltellate alle porte di Città di Castello (Perugia) postando, subito dopo, una sua foto in cui sorride e la scritta: “Le carezze sui graffi si sentono di più”. Viene dichiarato incapace di intendere e di volere e ricoverato in una struttura psichiatrica.   

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