Chiusi nella casa degli orrori tra escrementi e carcasse: salvati 83 gatti a Brescia

L’azione dell’Enpa, che dopo una segnalazione si è mobilitata con Ats e polizia locale per liberare i felini da quell’inferno. L’abitazione di proprietà di un’accumulatrice seriale.

Brescia – Un appartamento degli orrori, avvolto nel buio e cosparso di urina ed escrementi, dove si aggiravano, tra le carcasse di altri felini morti, 83 gatti. E’ la scena da incubo che si sono trovati di fronte i volontari dell’Enpa a Brescia, quando sono entrati nella casa di un’accumulatrice seriale per mettere in salvo gli animali dopo la segnalazione, arrivata all’ente domenica 11 agosto, del sospetto andirivieni di gatti dalla palazzina.

Gatti e sporcizia ovunque nell’appartamento degli orrori

La Sezione Enpa di Brescia si è subito attivata insieme all’Ats, alla Polizia Locale e alle Guardie Zoofile di Brescia. “Dall’esterno – racconta Pierangela, una volontaria dell’Enpa – non immaginavamo assolutamente l’orrore che poi abbiamo trovato. Si vedevano entrare e uscire dei gatti da una finestra. Quando siamo entrati la prima volta è stato un vero shock! Cento metri quadri di appartamento interamente ricoperti di urina e escrementi felini nei quali giravano tantissimi gatti, 83 poi abbiamo scoperto. Per terra non riuscivamo neanche a capire cosa stessimo calpestando. I gatti si muovevano ovunque. Un odore, anche per noi che siamo abituati a situazioni estreme, che non avevamo mai sentito prima. Le porte e le finestre erano talmente ricoperte di escrementi che non riuscivamo ad aprirle. C’erano anche carcasse di gatti morti. Un vero inferno”.

Uno dei poveri gatti salvati

Dopo i vari accertamenti da parte della Polizia Locale è emerso che l’appartamento era di una donna di 58 anni, dall’aspetto curato e elegante, che era convinta di prendersi correttamente cura di questi animali. Non rendersi conto della realtà in cui vivono e in cui fanno vivere gli animali è una caratteristica comune agli accumulatori seriali. La signora, collaborativa, è arrivata ad un accordo con le istituzioni, lasciando entrare i volontari della Protezione Animali per il recupero. A questo punto è iniziata la lunga operazione di salvataggio dei felini.

I volontari dell’Enpa hanno salvato i gatti

“Il primo gatto recuperato – racconta l’Enpa di Brescia – non aveva neanche un mese di vita, era molto debilitato. Poi diversi esemplari adulti, molto deboli a causa delle infezioni. Il resto dei gatti invece era molto schivo. D’altronde hanno vissuto per chissà quanto tempo chiusi in quella casa al buio senza poter mai uscire, costretti a vivere tra i loro escrementi. L’apertura della finestra da parte di qualcuno, non è ancora chiaro chi sia stato, è avvenuta solo una settimana fa”.

Questa mattina, a distanza di una settimana, dopo una lunga nottata, si è conclusa ufficialmente l’operazione di cattura. La casa è stata controllata minuziosamente. Ad oggi il conteggio totale è di 83 gatti, 11 ricoverati in strutture veterinarie private e 72 attualmente ospitati presso il canile sanitario. Il lavoro di recupero ha visto impiegati per cinque giorni i volontari dell’Enpa di Brescia che hanno operato in condizioni davvero difficili, di giorno e di notte, per supportare un’emergenza sanitaria e sociale. “Siamo davvero sollevati che questa fase così faticosa si sia conclusa. Il lavoro non è finito, ora che il recupero di emergenza è concluso inizia la fase più lunga ed impegnativa, 83 gatti dovranno essere stabilizzati, identificati, sterilizzati, testati e ricollocati. Ci vorranno settimane, probabilmente mesi, prima che questi gatti abbiamo finalmente tutti il loro posto nel mondo”.

“C’è un comune denominatore – afferma Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa – dietro le tante storie di accumulo di animali: il disagio, il degrado, una piaga sociale che travolge purtroppo anche gli animali che ne rimangono vittime. Intervenire il prima possibile è fondamentale. Sono animali che vivono privazioni incredibili, soffrono spesso la fame e non riescono ad essere seguiti. Noi li curiamo, ce ne prendiamo carico e nei casi che lo richiedono agiamo anche legalmente. Ogni mese riceviamo almeno due segnalazioni di questi casi. Spesso sono situazioni che restano nell’ombra per anni perché riguardano condizioni sociali di estremo degrado ma anche di solitudine”.

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