Il segretario della polizia penitenziaria scrive a Meloni: “Oltre 200 le liti violente scoppiate tra gruppi di detenuti da inizio anno”.
Roma – “Il sanguinoso pestaggio di un detenuto nel carcere di Regina Coeli fa salire ad oltre 200 le violenze e risse tra clan e gruppi di detenuti dall’inizio dell’anno. E in questo grande ring che è diventato il carcere agli agenti penitenziari non può essere scaricato il compito scomodo che lo Stato non vuole assumere di fare da arbitri perché come è accaduto al Malaspina a Palermo un poliziotto che ha cercato di dividere due clan di palermitani in rissa è finito in ospedale per un violento pugno in faccia”. Così il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria S.Pp Aldo Di Giacomo per il quale ci sono istituti nei quali si ripete l’identica guerra tra clan che avviene fuori per accaparrarsi il controllo di spaccio di droga e di altri interessi criminali.
“Si continua ad ignorare che le carceri sono diventare ‘piazze’ di spaccio e di affari al pari delle più note piazze di Napoli, Milano, Roma, Palermo. Questo – aggiunge Di Giacomo – con una doppia ‘beffa’ per la giustizia e la sicurezza dei cittadini in quanto mesi se non anni di indagini di magistrati e forze dell’ordine conclusi con l’arresto di criminali sono completamente vanificati da comportamenti degli stessi che continuano a comandare dalla cella. Lo Stato fa da spettatore proprio come accade negli spettacoli di box o di lotta greco-romana. Ma almeno noi agenti non solo non possiamo fare gli spettatori quanto piuttosto ci mettiamo la faccia per ricevere pugni e ferite da armi contundenti, rischiando quotidianamente la vita.
Temiamo fortemente che in questa situazione senza controllo tra rivolte, aggressioni e tentativi di fuga tra il personale penitenziario ci possa scappare il morto”.
Di Giacomo ha scritto proprio oggi una lettera alla premier Meloni sottolineando che “non c’è bisogno della ‘palla di cristallo’ per prevedere che la situazione, già di grande emergenza, è destinata a diventare ancora più pesante in questa ‘caldissima’ estate. È evidente che il recente decreto carcere approvato dal Consiglio dei Ministri si è risolto in un fallimento. Abbiamo bisogno di un segnale immediato”. “Gentile Presidente, il carcere è un inferno. Solo in questo fine settimana – scrive – un altro suicidio (sono 61 dall’inizio dell’anno, a cui si aggiungono 6 agenti penitenziari), un omicidio, l’evasione di tre giovani detenuti dall’Istituto per Minori di Roma, due rivolte, 19 agenti aggrediti (sono circa 2000 gli agenti aggrediti e costretti a cure sanitarie dall’inizio dell’anno), tre risse tra detenuti e clan di detenuti, ritrovamento di droga e cellulari”.
E chiede a Giorgia Meloni “cosa c’è più da aspettare per un intervento straordinario ed efficace di emergenza?”. Il tema, come si legge nella lettera aperta, è quello della situazione esplosiva delle carceri italiane. “Ci sentiamo abbandonati al nostro destino di servitori dello Stato che, purtroppo, da troppo tempo ha ammainato bandiera bianca. Non abbiamo più alcuna speranza. Anzi temiamo fortemente che tra rivolte, aggressioni e tentativi di fuga, in uno scenario apocalittico, tra il personale penitenziario ci possa scappare il morto. Da mesi avevamo lanciato l’allarme ed è avvenuto tutto quanto avevamo previsto”. E conclude “non siamo pronti a fronteggiare l’estate e siamo stanchi di pagare il pezzo più alto con il rischio di incolumità personale di responsabilità che non ci appartengono”.