Vigili del Fuoco e inquirenti daranno una risposta sulle cause dell'incendio che ha danneggiato il grande data-center tedesco dove si appoggiano numerose aziende italiane per la gestione e conservazione dei dati personali di migliaia di imprese e professionisti.
Strasburgo – Se ne saranno accorti migliaia di utenti italiani che non sono riusciti ad entrare sul proprio sito di fatturazione elettronica che sembrava scomparso nel nulla. Può un incendio, nel 2021, distruggere migliaia di dati provocando un danno economico di enormi proporzioni?
La risposta sarebbe ovvia: “impossibile”. Eppure non sarebbe così. A darne la prova è quanto accaduto ad OVH di Strasburgo, uno dei datacenter più grandi d’Europa, con un intero edificio divorato dalle fiamme e centinaia di migliaia di server andati distrutti, con conseguente perdita di altrettanti dati e relativi servizi spenti.
Com’è potuto succedere? Come può un datacenter, con tutti i suoi sistemi di sicurezza (compresi quelli antincendio) andare a fuoco in questo modo, con una facilità disarmante? Teniamo a mente, inoltre, che i dati sono l’oro del Ventunesimo Secolo. Chi li possiede detiene un potere stratosferico, ci verrebbe da dire.
Ancora non si conoscono le dinamiche dell’incidente e le relative cause ma l’elenco dei siti (tenendo conto solo di quelli italiani) che risultano off line dalla mattina del 10 marzo è impressionante.
L’unica nota positiva in questa storia è che pare non esserci nessun ferito tra i gestori del data-center. Chi era di turno nella notte dell’incendio è riuscito ad evacuare l’edificio senza riportare danni, mentre i vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte per riuscire a spegnere le fiamme.
OVH aveva quattro imponenti strutture a Strasburgo: SBG1 (che ha riportato danni non indifferenti), SBG2 (andato completamente distrutto), SBG3 e SBG4.
Questi ultimi sembrano incolumi ma si è preferito togliere corrente a tutta l’area interessata. Così facendo, d’altro canto, anche coloro che hanno siti o servizi presso SBG3 e 4 non vi possono al momento accedere. Nonostante le tempestive iniziative di recovery.
Impressionante come i nostri dati appaiano all’improvviso molto più vulnerabili rispetto all’immagine di sicurezza a 360 gradi che ci viene fornita.
Octave Klaba, fondatore di OVH, ha annunciato su Twitter che è stato immediatamente avviato un Disaster Recovery Plan e già si sta lavorando affinché, già dai prossimi giorni, si possano riattivare i server presenti negli edifici non danneggiati dal fuoco.
Dagli ultimi aggiornamenti pare che nelle prossime due settimane le parti principali dei palazzi danneggiati saranno ricostruite e le connessioni controllate.
OVH (acronimo di On Vous Héberge, ossia “Noi Vi Ospitiamo”) è nata nel 1999, creata da un’idea di Klaba, con sede a Roubaix, nel nord della Francia.
Con i suoi data-center presenti in tutta Europa, offre servizi a ben 17 Paesi, tra i quali Italia, Stati Uniti d’America, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Regno Unito e Polonia. Con un pacchetto clienti di oltre 1,5 milioni, OVH conta ben 250mila server.
Le immagini che oggi sono sui giornali e in Internet restano incredibili: contenitori di dati moderni e all’avanguardia, dotati di ogni precauzione e servizi, distrutti con tanta facilità.
Incendio dovuto ad un cortocircuito o doloso? Qualcuno poteva essere interessato a far sparire determinati dati? Perché le misure antincendio non si sono attivate?
Domande ancora senza risposta, mentre si spera che almeno il cloud sia stato sufficiente a proteggere i dati o, ancora meglio, che si sia precedentemente effettuato un back up. Il credersi infallibili porta sempre brutte sorprese, speriamo non sia questo il caso.
I dati nel cloud di OVH erano su un server a Strasburgo, la sicurezza consisteva soprattutto nel servizio back up che, al momento, risulta inservibile.
Il timore è che l’incendio abbia letteralmente mandato in fumo i dati di moltissime aziende, le quali, riponendo fiducia assoluta nel cloud e in OVH, non avrebbero pensato ad un preventivo piano di emergenza. Sarebbe un disastro per moltissime realtà della new economy, che nei propri dati ha il suo stesso futuro.
Un futuro nebuloso al momento: se i dati per ora inaccessibili e i loro relativi servizi risultassero distrutti senza possibilità di ripristino, sarebbe il fallimento per moltissime aziende. Al momento sono in via di ripristino i siti delle aziende che offrono fatturazioni elettroniche ai loro clienti. Il pieno ritmo si raggiungerà non prima del 19 marzo.
Ti potrebbe interessare anche —->>
OCCHIO AL BUCO DELLA SERRATURA: I CYBERGUARDONI SONO IN AGGUATO.