Il 50% dei pascoli è degradato, l’appello Onu: “Minaccia per la sicurezza alimentare”

Lo mette nero su bianco un rapporto presentato in occasione della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione.  

Roma – La metà dei pascoli presenti sulla Terra è deteriorata! I pascoli del pianeta, fonti di sopravvivenza per miliardi di persone, sono vittime di un lungo logorio. I motivi vanno ricercati nel consumo eccessivo di suolo, urbanizzazione selvaggia ed eventi climatici stravolgenti. Questi tre cavalieri dell’Apocalisse stanno devastando i pascoli, mettendo a rischio la salute di miliardi di persone che con essi campano e l’equilibrio del clima. Non è il solito refrain che si può ascoltare in qualsiasi luogo pubblico, ma è il risultato del rapporto “Global Land Outlook” (Prospettive territoriali globali), a cura della Convenzione dell’ONU per combattere la desertificazione (UNCCD).

I pascoli sono terreni non soggetti a lavorazioni e a pratiche agronomiche intensive coperti in prevalenza da vegetazione erbacea perenne e spontanea, in cui è presente una copertura arborea inferiore al 20%. Si tratta di una forma di agricoltura estensiva utilizzata dalla pastorizia per il nutrimento di animali erbivori, spesso riuniti in mandrie e greggi. Il termine riguarda anche animali erbivori selvatici, cervi, caprioli e simili, per la loro alimentazione. Sono ambienti tipici della montagna, ovvero di zone non usate per la coltivazione, spesso ricavati da zone boscose, grazie al lavoro millenario dei pastori. Per comprenderne l’importanza, va segnalato che nellAfrica occidentale coi pascoli ci lavora l’80% della popolazione, in Asia centrale 1/3 della popolazione si sostiene grazie al 60% della superficie utilizzata come pascolo.

Oltre alle cause succitate, i pascoli sono minacciati anche dalla loro trasformazione in terreni coltivati e dall’abbandono da parte dei pastori, causa l’assenza di sostegni e incentivi. Il danneggiamento dei pascoli scatena una serie di effetti a catena: riduzione della fertilità del suolo e dei suoi nutrienti; la compattazione del suolo che, secondo l’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) può essere definita come la compressione delle particelle del suolo in un volume minore a seguito della riduzione degli spazi esistenti tra le particelle stesse; l’impedimento della crescita delle piante, da cui ne deriva siccità; scomparsa di biodiversità nel sottosuolo ed in superficie.

Le aree che più patiscono questa situazione sono Africa occidentale, America del Sud, Nord Africa, Medio Oriente, Asia Centrale, Mongolia e Cina. Ma non ne sono esenti eppure il Nord America, Australia, Europa e Sudafrica. Vale a dire quasi tutto il mondo. Nessuno resiste alla furia devastatrice dell’erosione dei pascoli! Ma l’enorme contraddizione è rappresentata dal fatto che il Grande Fratello Capitalistico mondiale per incrementare la sicurezza alimentare spinge per convertire i pascoli alla produzione agricola coi risultati che sappiamo. Questa strategia fallace, nelle regioni più aride, ha prodotto deterioramento dei terreni da cui sono scaturiti rendimenti agricoli molto scarsi.

Una nota diffusa dall’UNCCD ha evidenziato che questo fenomeno si sta estendendo sotto una coltre di silenzio con quasi nessuna reazione da parte dell’opinione pubblica. E il fatto assume maggiore rilevanza, se si pensa che riguarda ben mezzo miliardo di persone al mondo. Si tratta di comunità pastorali abbandonate dalle istituzioni e dalla politica. Inoltre, sono sprovviste di strumenti che possano incidere sul processo decisionale politico che riguarda, a sua volta, il loro sostentamento. Vivono, quindi, in uno stato di perenne marginalizzazione e l’aspetto più paradossale è che sono considerati fuori dal contesto sociale, anche nelle loro stesse comunità! C’è ancora qualcuno che sminuisce l’intervento dell’uomo sui disastri ambientali del pianeta?

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