A rischio, secondo l’analisi degli esperti contabili, sono in particolare gli investitori in criptovalute e chi effettua trading online.
Roma – Truffe anche sulle tasse. L’Agenzia delle Entrate lancia un nuovo allarme sulla sicurezza digitale. A rischio, secondo gli esperti contabili, sono gli investitori in criptovalute e chi effettua trading online. E l’ente di Ernesto Maria Ruffini si appella ai cittadini, chiedendo loro di “ignorare i messaggi di posta elettronica inviati usando il suo logo e a non fornire per nessun motivo dati personali sensibili e tanto meno numeri di conti correnti”. Nonostante il Registro pubblico delle opposizioni, sono ancora oggi numerose le telefonate che cercano di estorcere il consenso per l’adozione di piattaforme di negoziazione titoli in forma telematica.
Il messaggio ai cittadini è quello di prestare la massima attenzione: “Qualora ricevessero email, non cliccare sui link in esse presenti, non scaricare, aprire e compilare eventuali allegati, non fornire credenziali d’accesso, dati personali e coordinate bancarie in occasione di eventuali telefonate legate a questo tipo di fenomeni e non ricontattare assolutamente il mittente di eventuali comunicazioni”. L’Agenzia delle Entrate è completamente estranea a questa tipologia di comunicazioni. In caso di dubbi sulla veridicità di un messaggio ricevuto si consiglia sempre, quindi, di verificare se si tratta di una casistica di phishing nota, consultando la pagina “Focus sul phishing” del sito dell’Agenzia.
Non solo. Le cripto sono sulla bocca di tutti, giovani e non, e i social amplificano le promesse. Molto spesso false, come ricordato a più riprese dalla Banca d’Italia. Il nuovo monito dell’Erario è perentorio. E deve far riflettere ben più degli altri che negli ultimi tempi si sono susseguiti. Che la sicurezza cibernetica sia uno dei problemi strutturali del tessuto imprenditoriale è noto. Da anni. Nel 2021 Vittorio Colao, l’allora ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, durante il Festival dell’Economia di Trento, tratteggiò un quadro drammatico.
“Circa il 95% dei server della Pubblica amministrazione italiana non sono in condizione di sicurezza”, disse Colao, pochi mesi prima dell’invasione russa in Ucraina. Da quel tempo, la situazione è migliorata ma allo stesso tempo è aumentata anche la raffinatezza, ma soprattutto la tempestività e la diffusione temporale degli attacchi“. Di qui, l’attenzione particolare dell’agenzia di Ruffini. Come spesso succede, spiega l’Agenzia, i pirati informatici “assumono le nostre sembianze e, via email, richiedono ai malcapitati contribuenti il pagamento di imposte non dovute”. I tratti distintivi della truffa consistono in importi casuali ed elevati, prospetti di calcolo delle imposte fissate dallo Stato italiano e richieste di pagamento anticipato obbligatorio di una percentuale dell’importo da accreditare.
In particolare, spiega ancora l’Agenzia, viene richiesto alle vittime “di versare, entro breve termine, le somme relative alle fantomatiche imposte dovute, tra l’altro in criptovaluta”. Non è semplice capire se si è incappati in un criminale informatico. Ma qualche indicazione di massima c’è. “Dello schema ‘malevolo’ – spiega l’Agenzia – potrebbero far parte anche false comunicazioni telefoniche provenienti sia da numeri italiani che esteri (ad esempio, con prefisso +44) e l’invio allo sfortunato contribuente di documenti manipolati ad arte, che si caratterizzano per: loghi di Agenzia delle Entrate, prospetti di calcolo e finte cartelle esattoriali. Ci potrebbero essere anche firme di figure apicali, anche di altre amministrazioni. E spesso anche errori grammaticali, di punteggiatura e omissioni nel testo. Oppure minacce di coinvolgimento di un ente preposto al recupero crediti o iscrizione al ruolo. Infine anche l’imposizione di deadline e senso d’urgenza generale”.
Quelle delle truffe telematiche non è un problema isolato. Ad aumentare ancora sono gli attacchi cyber in generale. In Italia si è registrato un incremento del 65% nel 2023, come spiegato dal rapporto Clusit 2024 dello scorso marzo. Tra i settori più colpiti la sanità, la finanza – appunto -, e il manifatturiero. L’Italia, secondo l’analisi, sembra essere uno dei Paesi in cui l’attività dei criminali appare più evidente e florida. Lo scorso anno è andato a segno l’11% degli attacchi gravi globali individuati dal Clusit.