La situazione è drammatica ma gli sbarchi continuano senza soste. Cittadini e forze dell'ordine allo stremo. Il Comune si associa al silenzio.
Lampedusa – Non si ferma la diaspora di migranti in Sicilia. Flussi inarrestabili che continuano a bucare le trincee dei centri d’accoglienza, facendo collassare gli hotspot di Messina, Pozzallo e, soprattutto, di Lampedusa. A parte ieri due giorni fa 216 migranti di varia nazionalità sono stati imbarcati sulla nave quarantena “Rhapsody” che già ne ospitava 434.
Probabilmente oggi ne sarà portato a bordo qualche altro gruppetto e poi si passerà agli imbarchi sulla ”Suprema”. Al momento nell’hotspot lampedusano sono presenti 667 extracomunitari risultati negativi alla Sars-Cov-2, 34 positivi e 304 da sottoporre ancora a tampone. Ma già stamane i numeri sono al rialzo per via di nuovi sbarchi.
Un “tormentone estivo” ancora attuale: tamponi a spron battuto, fughe di massa, cittadini allarmati per la salute pubblica, innumerevoli segnalazioni e richieste di intervento, navi quarantena. Eppure la zonizzazione dell’Italia causa emergenza Covid e, nello specifico, della Sicilia dipinta di arancione non ha fermato questa piaga. Tutt’altro. Insomma, parafrasando il refrain del leader del Carroccio Matteo Salvini ”I siciliani chiusi in casa e i clandestini sbarcano”.
E, riconosciamolo, don Matteo non ha tutti i torti. Per non parlare della battaglia Stato-Regione Sicilia portata avanti dal paladino Nello Musumeci che, alla fine, si è arenata con un nulla di fatto. Il governatore aveva chiesto non solo a Roma ma anche alla cinica Europa di non girarsi sempre dall’altra parte e di volgere lo sguardo verso il Mediterraneo, ma la sua voce è rimasta inascoltata.
Un’invasione di disperati prevista da mesi ma gestita ”alla giornata”, senza un protocollo che facesse da collante tra competenze dello Stato e quelle della Regione. “E’ un delitto di Stato il fatto che le norme e le regole di sicurezza che vengono disposte per tutti non trovino applicazione per questi poveri disgraziati ”aveva dichiarato al limite della stanchezza e della sopportazione Musumeci.
E così il ”Poseidone siciliano” ha provato a giocarsi la carta dell’ordinanza numero 33 del 22 agosto scorso, che cosi recitava: ”Entro le ore 24 del 24 agosto 2020, tutti i migranti presenti negli hotspot ed in ogni Centro d’accoglienza devono essere improrogabilmente trasferiti e/o ricollocati in altre strutture fuori dal territorio della Regione siciliana, non essendo possibile garantire la permanenza nell’isola nel rispetto delle misure sanitarie di prevenzione del contagio”.
La stessa ordinanza, con validità estesa fino al 10 settembre, imponeva inoltre il divieto d’ingresso, sosta e transito di ogni migrante, che raggiungeva le coste siciliane con imbarcazioni grandi o piccole. La risposta del Viminale, però, non si è fatta attendere bollando il provvedimento come non valido, in quanto ”la gestione dei flussi migratori non è materia di competenza delle regioni ma è disciplinata dalle leggi nazionali, quindi non si capisce come l’ordinanza di Musumeci possa funzionare. Il governo è impegnato giorno e notte nella ricerca di soluzioni che servano ad allentare la pressione su Lampedusa e su tutta la Sicilia, ma non si capisce che effetti possa avere l’ordinanza disposta dal presidente della Regione” avevano chiosato senza requiem dal Palazzo romano.
Il governatore della Trinacria aveva, per contro, replicato allo Stato sovrano: ”Era già tutto scritto (…) E i fatti dicono con chiarezza che in Sicilia gli hotspot continuano ad essere fuori legge e non adeguati alle norme Covid. Roma rivendica competenze? Le eserciti davvero, oppure lasci fare alla Regione”. Il governo alla fine non ha lasciato fare a nessuno e non ha mosso un dito in merito a quel flusso umano che non accenna a diminuire.
In Sicilia c’è l’emergenza “arancione” del Coronavirus, non per i migranti però. Addirittura ultimamente alcuni gruppi di maghrebini sono stati trasferiti da Lampedusa a Porto Empedocle sulla nave di linea Sansovino, lo stesso natante che effettua i collegamenti tra le isole Pelagie e Porto Empedocle. Altri sono saliti a bordo della Paolo Veronese che ha effettuato il trasporto di migranti da Pantelleria a Trapani.
E’ normale in tempo di pandemia far viaggiare i migranti sulle navi utilizzate dai cittadini siciliani e non solo? Secondo il ministro degli Interni Luciana Lamorgese, che aveva fatto promesse di interventi mai mantenute, sì perché a suo dire non ci sarebbe alcun rischio dal momento che i migranti non diffondono il virus del secolo o, semmai lo facessero, sarebbe in percentuale così irrisoria da non costituire nocumento. Vero o falso?
Tanto per aggiornare la situazione notiamo che nei primi giorni di novembre sono arrivati quasi 2.500 extracomunitari, mettendo nuovamente a dura prova la resistenza dell’hotspot di contrada Imbriacola e la pazienza dei siciliani già provati dalle restrizioni dell’ultimo D.C.P.M. Per non parlare della stoica resistenza delle forze dell’ordine, sotto organico da sempre e con turni massacranti da osservare.
“Siamo in guerra. La situazione è drammatica: defecano e bivaccano ovunque” ha tuonato un cittadino. Ma il coprifuoco, le limitazioni di spostamenti, le chiusure anticipate o totali di attività ed esercizi commerciali riguardano solo il popolo italiano. D’altronde noi siamo così generosi e caritatevoli al punto che la validità dei decreti ce la teniamo tutta per noi e non ce la sentiamo di estenderla ai popoli provenienti dal Nord Africa.
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