Robert Fico torna dopo l’attentato: “Atto di un pazzo? No, frutto dell’odio di Ue”

Il premier slovacco ricompare in un video dopo l’attacco a Handlova: “Era prevedibile, l’opposizione ha soffiato sul fuoco delle divisioni”.

Bratislava – A tre settimane esatte dall’attentato di cui fu vittima nella cittadina di Handlova, torna a comparire in pubblico il premier slovacco Robert Fico. Lo fa in un lungo video registrato dall’ospedale di Bratislava dove è ora in cura, dopo che sono stati i medici di Banska Bystrica a salvargli la vita subito dopo l’attentato e a sottoporlo ai primi delicati interventi. Fico appare ora in buona forma, seduto alla scrivania in camicia, anche se fa sapere che l’attacco subito gli ha provocato “seri danni, molto dolore e sofferenza» e reso necessarie «ripetuti interventi chirurgici”. Su questo il premier non intende aggiungere di più. Perché è ad altro che è dedicato il cuore del suo intervento: a smascherare quella che secondo lui è la vera matrice dietro l’attentato del 15 maggio.

Le immagini dell’attentato

“È tempo ora per me di compiere la prima mossa, e questa è quella del perdono“, dice Fico a chi lo ascolta – il video è registrato in slovacco, ma con sottotitoli in inglese a beneficio del mondo rimasto sotto shock per i fatti di Handlova. “Non provo odio per l’estraneo che mi ha sparato: non prenderò azioni legali contro di lui né gli chiederò i danni”. Una prova di pietà per il 71enne Juraj Cintula funzionale però al vero affondo politico di Fico. Quello subito tre settimane fa, accusa, “non è stato l’attacco di un pazzo” isolato. Piuttosto, il punto d’arrivo perfettamente prevedibile, a suo dire, di una campagna d’odio e delegittimazione condotta per anni dall’opposizione slovacca, “coperta e tollerata da influenti media”, oltre che da organizzazioni della società civile finanziate dall’estero, in particolare quelle legate al circuito di George Soros.

Secondo Fico, la ragione primaria dell’ “aggressione” politico-culturale lanciata verso di lui e il suo Smer – tornato al potere dopo tre anni lo scorso autunno – sarebbe fin troppo chiara: la sua linea eterodossa sull’Ucraina. “Un piccolo Paese come la Slovacchia non può difendersi da solo: per questo ci muoviamo nell’alveo dell’Ue e della Nato, ma con una politica estera indipendente che guarda “ai quattro angoli del mondo”, ricorda il premier di Bratislava. 

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