Caduto il muro di omertà sulla fine di Gaetano e Salvatore La Placa: odi e rancori familiari armarono la mano del presunto killer, Luigi Costanza, pagato 50 milioni per sparare.
SAN BIAGIO PLATANI (Agrigento) – Padre e figlio erano stati ammazzati a colpi di fucile in quel lontano 14 ottobre del 1992 ma l’assoluta omertà non aveva permesso di identificare il sicario. Dopo 32 anni quello che sembrava dovesse rimanere un “cold-case” si è trasformato in duplice omicidio in via di soluzione. Gaetano La Placa e suo figlio Salvatore, rispettivamente di 78 e 55 anni, il primo agricoltore in pensione ed il secondo bidello nella scuola media “Tirrito” di San Biagio Platani, entrambi pregiudicati, venivano ritrovati cadaveri in contrada Mandraglia da due contadini.
Il primo a cadere sull’asfalto in un lago di sangue, raggiunto da una gragnuola di pallettoni, era stato Gaetano, appena sceso dall’auto, una Fiat 127 blu, condotta dal figlio Salvatore. I pezzi di piombo lo aveva raggiunto in faccia sfigurandolo. Poi era stata la volta del bidello che tentava una reazione imbracciando il suo fucile da caccia. Il killer però era stato più svelto e aveva sparato ancora centrando al volto e al petto l’autista del mezzo che rimaneva esanime sul sedile di guida insanguinato. Sul posto intervenivano i carabinieri e l’allora procuratore della Repubblica di Agrigento, Stefano Manduzio, che avviavano le indagini concentrando le ipotesi investigative su due piste: la prima legata alla spartizione di un’eredità che aveva provocato dissidi in famiglia, ed una seconda relativa a litigi fra agricoltori per questioni di confini dei rispettivi terreni. I militari avevano passato al setaccio la vita delle due vittime e i loro trascorsi giudiziari.
Gaetano La Placa aveva precedenti per detenzione illegale di armi risalenti a 30 anni prima mentre il figlio Salvatore era stato arrestato per detenzione illegale di armi, lesioni e bracconaggio. In pratica nulla che potesse giustificare un omicidio cosi brutale e tanto somigliante ad una esecuzione mafiosa. Le indagini ben presto si arenarono per mancanza di indizi e il caso rimase insoluto nonostante le tante indiscrezioni e dicerie di paese che pare ventilassero la responsabilità del crimine nell’ambito familiare.
Dopo tanti anni la Procura girgentina, diretta dal procuratore Salvatore Vella, e i carabinieri di Cammarata con i colleghi della locale stazione, avrebbero centrato il bersaglio: ad uccidere i due congiunti sarebbero stati Luigi Costanza, 77 anni, originario di Aragona, sospettato di essere l’esecutore materiale, e Carmela e Rosalba La Placa, rispettivamente di 56 e 67 anni, figlie di Gaetano, considerate le mandanti. Tutti e tre rinviati a giudizio. Per gli inquirenti a commissionare l’omicidio di Gaetano La Placa sarebbero stati i parenti più stretti: la moglie e la figlia. Carmela La Placa avrebbe confidato alla madre, Rosalia Guadagnano, deceduta diversi anni fa, la sua volontà di ammazzare il padre, colpevole secondo le due donne di violenze e maltrattamenti, oltre che dell’allontanamento dall’abitazione del genero. La madre avrebbe acconsentito al solo omicidio del marito dunque il figlio sarebbe stato ucciso perché scomodo testimone.
Secondo la ricostruzione dei militari l’omicidio era stato commissionato a Costanza dietro compenso di 50 milioni di lire pagati con la riscossione di buoni fruttiferi intestati alla vittima, oltre ad una jeep e tre cani da caccia. Le due vittime si erano alzate di buon mattino per recarsi nel proprio appezzamento di terreno. Appena usciti di casa, le due figlie avvisavano il sicario che si recava alla periferia del paese con il suo semiautomatico calibro 12 pronto a far fuoco. Appena li vide arrivare a bordo della loro 127 Costanza si accostò all’auto e sparò alla testa prima al padre e poi al figlio, uccidendoli sul colpo:
”Nel settembre del 1992 venne deciso di commissionare a Luigi Costanza l’omicidio di Gaetano La Placa – scrive in una nota la Procura – Alla base vi sarebbero state diatribe, discussioni e liti perché la vittima voleva allontanare dall’abitazione il marito della figlia. Le indagini si scontrarono subito con un roccioso muro di omertà e non fu possibile arrivare agli autori e al movente del duplice omicidio. A distanza di anni un familiare delle vittime ha cominciato a ricomporre i racconti frammentati che si facevano a mezza bocca in famiglia su quanto era accaduto”.
Audio e video delle telecamere ambientali installate dentro la caserma dei carabinieri hanno dato conferma del trio criminale.