Semplificazioni solo sulla carta. Basti vedere quanto si deve tribolare per ottenere lo SpId. Non più badanti ma assistenti domestiche, che cosa cambia?
Roma – Da ieri 1° ottobre 2020 annunciati grandi cambiamenti per aziende e famiglie. Novità che speriamo non servano a comprimere ulteriormente un Paese già soffocato da una terribile e pericolosa burocrazia. La maggior parte delle novità sono d’ordine telematico ed elettronico: in particolare si tratta della nuova Pec obbligatoria per le imprese e dello SpId richiesto per accedere ai servizi erogati dagli enti pubblici come l’Inps.
Poi c’è il nuovo contratto per i lavoratori che si occupano di bambini e anziani ovvero per tutti coloro che hanno contrattualizzato i lavoratori domestici. Addio, pertanto, a colf, badanti e baby sitter. Adesso si chiamano assistenti familiari e saranno inquadrate su livelli diversi a seconda delle loro competenze e mansioni. In particolare si tratterà di lavoro per la cura dei bambini e delle persone non autonome.
Nel contratto di lavoro domestico, appena rinnovato, sono state introdotte novità soprattutto per quelle famiglie che hanno bisogno di un aiuto 24 ore su 24 e che devono prendersi cura di anziani non autosufficienti. Dal 1° ottobre, per le famiglie che hanno bisogno di un’assistenza continua, dovrebbe essere più conveniente, economicamente, assumere la badante notturna o una lavoratrice in sostituzione della titolare.
Vedremo nel tempo l’effettivo vantaggio della normativa appena introdotta. Sempre a decorrere dal 1° ottobre l’Inps non rilascerà più il Pin come credenziale di accesso ai propri servizi. Il Pin sarà sostituito, come abbiamo accennato, dallo SpId cioè dal “Sistema Pubblico di Identità Digitale” che permette di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione.
Nessun problema per chi utilizza ancora il proprio Pin poiché il passaggio allo Spid avverrà in maniera graduale. Infatti è prevista una fase transitoria che si concluderà con la cessazione della validità dei Pin, rilasciati dall’istituto di previdenza. Sempre entro il 1 Ottobre tutte le imprese, già costituite in forma societaria, comunicheranno al registro delle imprese il proprio domicilio digitale, se non hanno già provveduto a tale adempimento, secondo quanto dispone il DL Semplificazioni.
Semplificazioni, in Italia, non è sempre sinonimo di rendere le cose più facili dunque occhio vivo. È opportuno ricordare che il domicilio digitale, al momento, rimane la Pec. Oltretutto alle imprese è stato dato tempo sino al 1° ottobre per comunicare il proprio recapito ufficiale per la P.A. mentre ai professionisti non viene assegnata una scadenza precisa ma la normativa li sollecita a comunicare al proprio Ordine di appartenenza il domicilio digitale.
In caso di inadempienza i professionisti saranno sottoposti a diffida a cui seguirà la sospensione dall’Albo fino alla radiazione, se permane l’inadempienza. In caso di mancata comunicazione e/o aggiornamento della propria Pec entro lo scorso 1° ottobre potranno essere applicate sanzioni i cui importi variano a seconda se il soggetto fiscale è una società o ditta individuale.
In ogni caso per le imprese che dopo la scadenza del termine risulteranno prive di domicilio digitale, oltre al pagamento della sanzione amministrativa, è prevista l’assegnazione d’ufficio. Non si sfugge dunque al “Grande Fratello” digitale. L’anonimato è tragicamente deceduto. Il controllo totale si sta diffondendo a macchia d’olio.
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