Una memoria virtuale dei fatti accaduti raccontata dai familiari delle vittime e dai testimoni diretti che hanno assistito a vicende drammatiche che non dimenticheranno mai più.
Milano – Quando i muri non sono simboli di divisioni e di restrizioni delle libertà c’è il muro della memoria online per i morti del Covid-19 nelle Rsa di Milano. La lodevole iniziativa, a cura dell’associazione Felicita, fondata dal comitato Verità e Giustizia per le vittime del Pio Albergo Trivulzio e non solo, sta per diventare realtà. Il blog è dedicato alle persone decedute in silenzio, quasi in clandestinità, private dell’affetto dei propri cari nel triste momento del trapasso.
Un modo, seppur virtuale, per mantenerne vivo il ricordo attraverso il racconto delle persone care. Sul sito www.murodellamemoria.org appariranno, quanto prima, le testimonianze dei parenti di chi ha lasciato questa valle di lacrime nelle prime fasi, terribili, della pandemia. L’associazione è sorta con l’intento di “stabilire le responsabilità di quello che è accaduto”.
A tal proposito sono stati depositati presso la Procura di Milano decine di esposti dei familiari delle vittime delle Rsa. Le famose residenze sanitarie assistenziali, introdotte a metà anni ’90, non sono strutture ospedaliere ma immobili ad impronta sanitaria per l’assistenza delle persone non autosufficienti che necessitano di cure mediche specifiche e specialistiche e di un’articolata assistenza sanitaria. Insomma ospizi da cui trarre vantaggi economici limitando al minimo le spese.
Durante la pandemia sono finite al centro di inchieste giudiziarie per non aver rispettato i protocolli di sicurezza, per aver causato l’esplosione di focolai di contagio, con conseguente numero di decessi di anziani (circa 6000 dalle ultime stime) in un periodo di due mesi. In alcuni casi numerose Rsa sono state oggetto di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria. Le decisioni di alcune regioni, Lombardia in testa, d’inviare pazienti affetti da Covid-19 nelle Rsa, allo scopo di liberare posti letto in ospedale, ha probabilmente contribuito alla diffusione dei contagi. Indagini e processi ci faranno conoscere la verità. Si spera in tempi brevi.
Una recente indagine a cura dell’Iss, istituto superiore di sanità e del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale ha fatto emergere una serie di gravi criticità: “Mancanza di Dpi, dispositivi di protezione individuali; mancanza di farmaci; assenza di personale sanitario; difficoltà nel trasferimento dei residenti affetti contagiati dal virus in strutture ospedaliere; difficoltà nell’isolamento dei pazienti positivi; impossibilità nell’esecuzione dei tamponi; mancanza di informazioni ricevute per l’attuazione delle procedure allo scopo di contenere il contagio.”. Se queste sono state le criticità riscontrate le responsabilità sono chiare e sotto gli occhi di tutti.
Qualche anno fa diversi esponenti politici lombardi, forse gli stessi che negavano l’esistenza delle mafie nella Regione più ricca d’Italia, avevano avuto l’ardire di definire il loro servizio sanitario un modello efficiente da imitare. Efficiente si è rivelato certamente, soprattutto per le agenzie di pompe funebri che hanno fatto affari d’oro. Da imitare forse si, specie per chi aspira a servizi cimiteriali di pronta consegna, e cosi via. Meglio, molto meglio stendere un velo pietoso.
Ora ci chiediamo: chi pagherà per quella strage? I veri responsabili verranno alla luce? Verranno condannati oppure finirà tutto a puttane come spesso accade in questo Paese del menga? O sarà colpa del destino cinico e baro? Con i tempi che corrono la verità si ribalta con una facilità impressionante.
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