Fuggito dalla comunità “Lahuén” di Colonnetta di Prodo, frazione di Orvieto, è sparito nel nulla il 27 luglio 2008. Da allora del giovane di origini trapanesi ma residente a Lanuvio, in provincia di Roma, si sono perdute le tracce. Vana qualsiasi segnalazione. Alcuni resti ossei farebbero pensare al peggio.
Orvieto – Dodici anni fa un giovane con problemi psichici spariva da una comunità senza dare più notizie di sé. Dopo decine di segnalazioni rivelatesi inconsistenti e prive di riscontri obiettivi i resti ossei scoperti un anno fa sul greto di un fiume nel 2017 sarebbero riconducibili al Dna dello scomparso. Anche altri reperti biologici, recuperati nelle vicinanze del cimitero di Morrano Nuovo, frazione di Orvieto in provincia di Terni, sarebbero riconducibili a Davide Barbieri, 27 anni, fuggito dalla comunità “Lahuén” di Colonnetta di Prodo, frazione di Orvieto, e sparito nel nulla il 27 luglio 2008.
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Da allora del giovane di origini trapanesi ma residente a Lanuvio, in provincia di Roma, si sono perdute le tracce. Davide viveva con la madre Laura Barbieri che ne condivideva il disagio e le problematiche tipiche di un soggetto borderline aggravate dall’uso di spinelli e da una sindrome ansioso-depressiva che spesso portava il ragazzo ad alternare momenti di tranquillità apparente ad attimi di rabbia. La mamma aveva fatto seguire il ragazzo da diversi specialisti attese le gravi carenze affettive nell’ambito familiare causate da un allontanamento del padre prima della nascita del bambino e la morte della nonna materna a cui Davide era molto affezionato. Il giovane aveva avuto anche un grave incidente a soli 8 anni che lo aveva visto in coma per quasi due settimane per un forte trauma cranico dal quale non si sarebbe più ripreso. Constatato l’aggravarsi delle condizioni psicologiche del giovane, la madre decideva per il ricovero in una struttura protetta dietro consiglio di un neuropsichiatra.
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Il 16 luglio del 2008 Davide Barbieri entrava nella comunità “Lahuen”, fondata dal dottor Paolo Vincenzo Manco, dove sarebbe dovuto rimanere in assistenza controllata, oltre che terapeutica, sino a quando le sue condizioni non fossero migliorate. Dopo appena 11 giorni di soggiorno Davide fuggiva dalla comunità trovando un cancello aperto. I motivi della sua fuga, apparentemente volontaria ma senza portarsi appresso alcun effetto personale, sono da anni motivo di indagine atteso che da allora nulla si è più saputo sulla sorte infausta del giovane. Solo segnalazioni e qualche telefonata di mitomani raggiungevano Laura Barbieri che non ha mai smesso di cercare la verità. Verità amara che si concretizza, in parte, con il ritrovamento, nel 2017, di una parte del cranio nelle vicinanze della vasca di espansione del fiume Chiani. Quei resti di teca, nel maggio dell’anno scorso, sarebbero stati attribuiti a Davide Barbieri dopo il confronto del Dna:
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”… Li hanno ritrovati gli uomini del soccorso Alpino poggiati su un ramo d’albero – racconta mamma Laura – chi li ha rinvenuti perché non ha avvisato i carabinieri?..”. Dopo il primo macabro ritrovamento, vicino il cimitero di Morrano Nuovo, ad un tiro di schioppo dalla comunità protetta, sono state rinvenute altre ossa umane ed una scarpa, anche queste probabilmente riconducibili al povero Davide. Morto per cause naturali oppure ucciso da qualcuno? La procura di Terni, grazie al sostituto Marco Stramaglia, ha ripreso ad indagare sul caso e dopo 12 anni dalla scomparsa forze dell’ordine e volontari della Protezione civile sono ritornati nella zona a ridosso di Morrano per cercare altri reperti utili a stabilire le cause del decesso.
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Nell’ambito dell’inchiesta sarebbero stati sentiti anche gli operatori della comunità dalla quale Davide era fuggito per stabilire i motivi che avrebbero indotto il giovane ad un simile gesto. Con carabinieri, polizia, volontari e due unità aeree anche il consulente della famiglia Barbieri, il noto criminologo Fabrizio Pace, per tentare di chiarire anche altri aspetti della misteriosa sparizione e della morte di Davide che, come pare, non soffriva di altre malattie e godeva dunque di una buona salute generale. L’attenzione degli investigatori e del consulente è tutta rivolta alla ricerca di chi ha trovato quella parte di teca cranica appartenente allo scheletro di Davide e poi poggiata su un ramo d’albero senza segnalarne la presenza:”…Lo invitiamo a farsi vivo anche anonimamente – conclude Laura Barbieri – perché potremmo saperne di più sulla morte di mio figlio…”.
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