Roma – Dopo decenni di battaglie assai controverse la questione aborto in Italia è ancora centrale. Le donne capitoline (ma anche quelle di Perugia e di qualche altra città italiana nelle rispettive piazze) si sono radunate ieri sotto il ministero della Salute per richiedere a gran voce il diritto all’aborto e a una contraccezione sicura e gratuita. Infatti nonostante sia in vigore la legge 194 ogni anno circa 10mila donne rischiano la vita effettuando aborti illegali in strutture non idonee e per mano di persone senza scrupoli. In Italia, secondo i dati elaborati dal Parlamento, il 70% dei medici e sanitari è obiettore dunque contrario all’interruzione di gravidanza. Nei giorni scorsi a riaccendere l’anima guerriera delle donne è stata la delibera della Giunta leghista umbra che reintroduce l’obbligo di tre giorni di ricovero per le donne che decidono di abortire con la Ru486.
“…La contraccezione – dichiara il movimento Non una di Meno – deve essere gratuita e l’accesso all’aborto deve essere garantito, libero da posizionamenti ideologici che ne ostacolano l’attuazione come avviene per l’aborto farmacologico. Vogliamo la somministrazione della pillola abortiva RU486 fino alla nona settimana (come in molti altri paesi europei), senza ricovero e anche nei consultori…”.
Infatti, sempre secondo le precedenti analisi, risulterebbe che in Italia la pillola Ru486, che consente l’interruzione della gravidanza farmacologica e non chirurgica, verrebbe usata solo nel 20% dei casi. Situazione ben differente invece accadrebbe nel Nord Europa, dove addirittura il 90% delle donne in procinto d’abortire utilizzano la pillola specifica.
Immediatamente dopo la delibera leghista è intervenuto il ministro Roberto Speranza che ha evidenziato la necessità di chiedere al Consiglio superiore di Sanità di elaborare in tempi brevi nuove linee guida nazionali, perché l’aborto farmacologico possa essere eseguito in day hospital, in ambulatorio e senza degenza in specifiche strutture. Della stessa linea di pensiero è apparsa la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa la quale ha evidenziato una situazione ancora incerta:
“…La legge è ancora sotto attacco – evidenzia Zampa – siamo un Paese che evidentemente non ha ancora metabolizzato la 194 sull’interruzione di gravidanza e così alla prima occasione si cerca di rimettere tutto in discussione. E sempre sulla pelle delle donne, dimenticando il dolore, la difficoltà di una scelta comunque difficile e sofferta..”.