ROMA – IL DECRETO RILANCIO CHE NON RILANCIA. LUGLIO IL MESE DELLE SORPRESE?

Tante sorprese per il mese di luglio ma non tutte buone. E quelle che sembrerebbero utili e appetibili sarebbero di difficile attuazione. Come sempre. Intanto scende il tetto per il contante e sale la disoccupazione. Fate vobis.

Roma – Luglio è il mese della svolta per auto aziendali, stipendi, bonus vacanze, lavori in casa e pagamenti con carte e contanti. Infatti tra vecchie norme quasi dimenticate e altre varate sull’onda dell’emergenza pandemica vi sono possibilità che rendono migliori le prospettive della qualità della vita. O, per lo meno, ci tentano con novità che spesso regalano incentivi e crediti d’imposta ma che non sono sempre facili da applicare. Ovviamente. Questo perché le istruzioni sono carenti o complesse e il destino di certe misure resta incerto. O comunque perché il Parlamento deve ancora convertire in legge il decreto Rilancio (entro il 18 luglio).

Tra le misure a termine non si può trascurare il tetto massimo all’uso del contante, che dal 1° luglio passa da 3 a 2mila euro ma è già destinato a scendere a mille euro, da gennaio 2022. Sarà obbligatorio, pertanto, utilizzare sistemi tracciabili (carte, bonifici ecc. ) per spese superiori a 1.999 euro, che siano tra privati o tra privati ed esercenti. Sanzioni in arrivo per chi non rispetta le norme: si rischia infatti una ammenda da 3.000 euro e arrivano fino a 50.000 euro per una singola operazione, secondo la gravità dell’infrazione.

La soglia cambia ora per la quinta volta dal 2010 mentre prosegue l’avanzata dei mezzi di pagamento digitali. Facendo leva su un altro incentivo: il credito d’imposta del 30% sulle commissioni pagate da commercianti e professionisti che accettano transazioni con carte o altri strumenti elettronici. Un interessante e controverso banco di prova per le strategie cashless di contrasto all’evasione sostenute dal Governo. Per questo tipo di manovra, di restrizioni ed agevolazioni, si dimentica una semplice banalità: il lavoro. Sarebbe opportuno, adesso, creare prima le opportunità di investimento e soltanto dopo affrontare la questione dell’evasione. Invece…

Per quanto riguarda il superbonus del 110% le spese sostenute dal 1° luglio possono già beneficiare della detrazione massima ma su diversi aspetti chiave il decreto potrebbe essere modificato. Per esempio si pensa alle seconde case, che oggi sono tagliate fuori se monofamiliari. Lo stesso accade con gli assegni familiari (il cui rinnovo per il 2020-2021 va chiesto online da inizio luglio) che sono destinati a essere superati dal Family act con l’introduzione di un assegno unico per ogni figlio fino alla maggiore età. Guardandole tutte insieme, queste novità, non hanno un disegno coerente: il che è forse inevitabile, visto che nascono in contesti e tempi diversi. Resta però la sensazione che alcune norme non siano calibrate sulle urgenze di oggi e sul clima economico che si registra. Il problema è che, in generale, l’attribuzione di alcuni bonus finisce per generare un effetto lotteria, cioè imprevedibile.

Per esempio il contraddittorio preventivo con il Fisco non sembra avere più alcuna priorità. Un rapporto tanto proclamato ed osannato dallo Stato è stato abbandonato lungo il percorso tortuoso delle infinite riforme. Potere spiegare le proprie ragioni ai funzionari prima di subire un accertamento è un elemento di civiltà, ma il nuovo obbligo era già nato con il difetto di non includere gli accertamenti parziali, che peraltro sono la maggioranza. Poi è arrivata l’emergenza coronavirus, con tutta la sua appendice di rinvii, con il risultato che, da un lato si impone all’ufficio di non notificare gli atti prima del 2021 (per lasciare tranquilli imprese e cittadini) e dall’altro gli si chiede di convocare i contribuenti prima di emettere gli accertamenti (che vanno comunque emessi quest’anno a pena di decadenza).

Le novità pertanto scattano adesso, mentre gli aggiustamenti arriveranno in corso d’opera.

Con una formula diversa il mix tra incentivo diretto e detrazione si ritrova anche nel taglio del cuneo fiscale: il beneficio deciso con l’ultima legge di Bilancio (in sostituzione del bonus Renzi) arriva in parte come aumento in busta paga e in parte come riduzione delle prossime imposte. Ma questa seconda parte è a termine: vale, cioè, solo da luglio a dicembre, “in vista di una revisione strutturale del sistema delle detrazioni” (come recita il Dl 3 /2020).

Entro fine anno si attende anche il riordino delle misure di sostegno per la famiglia, il “cuore” del Family act, con cui si potrebbe ripensare l’assegno al nucleo familiare oggi limitato ai lavoratori dipendenti e sostituirlo con un assegno universale rivolto a una platea più ampia, che includa i lavoratori autonomi.

Con il decreto anti-Covid arriva anche il bonus vacanze fino a 500 euro. Potranno ottenerlo i nuclei familiari con “Isee” fino a 40.000 euro ed è valido dal momento della presentazione e fino al 31 dicembre successivo. L’importo del bonus sarà modulato secondo la numerosità del nucleo familiare: 500 euro per quelli composti da tre o più persone; 300 euro da due persone e 150 euro da una persona. L’adesione al voucher da parte degli operatori del settore turistico è però volontaria. Pertanto uno strumento pensato per dare una risposta alla crisi del turismo rischia di tradursi in un boomerang. Mentre Riccardo Del Turco cantava (nel 1968): “…Luglio m’ha fatto una promessa, ci porterà fortuna...”, noi potremo forse sperare di non avere bisogno di certe promesse.

 

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