Dalla Champions all’arresto, l’inferno durato 17 anni. “Io oggi la posso raccontare, ma altri marciscono in galera da innocenti”.
Torino – “Siate garantisti, sempre. Non puntate mai il dito contro nessuno, perché anche quando le cose
sembrano scontate, non lo sono”. Così Michele Padovano si è rivolto ai quasi 700 giovanissimi studenti che hanno affollato l’aula magna del Palazzo di giustizia di Torino per l’incontro ‘Il rovescio del diritto’, dedicato alle vittime degli errori giudiziari. L’ex calciatore della Juventus ha parlato del lungo processo per droga, nell’ambito del quale fu anche arrestato nel 2006, che si è concluso con la sua assoluzione dopo 17 anni.
Quando nel maggio 2006, al termine di una cena tra amici, Padovano sta facendo rientro a casa, dalla sua adorata famiglia, che gli salverà la vita, e tre auto della Polizia lo fermano. “Michele Padovano? Lei è in arresto, ci porti a casa sua. Dobbiamo perquisirla”. Incredulità. Sbigottimento. A casa, più volte Padovano chiede agli agenti perché stiano perquisendo l’abitazione (“Una villa bellissima, che avrei poi dovuto vendere come ogni altra mia proprietà che mi ero sudato in una carriera sul campo”). Nessuna risposta. “Ci segua, lei è in arresto”. Sulla vita del campione cala il buio.
“Per tutto questo tempo – ha detto – ho vissuto con una spada di Damocle infilzata sul mio corpo e sulla mia testa. La mia famiglia ha passato le pene dell’inferno. Io oggi la posso raccontare. Ma ci sono altri che marciscono in galera da innocenti”. L’incontro è stato organizzato dalla Camera Penale del Piemonte Occidentale e dall’associazione ‘Errorigiudiziari.com’. Sono intervenuti anche Angelo Massaro, rimasto
in carcere 21 anni prima di essere scagionato da un’accusa di omicidio, e Marco Sorbara, ex consigliere regionale della Valle d’Aosta imputato di concorso esterno in associazione mafiosa e assolto dopo 909 giorni di custodia cautelare.
“L’assoluzione – ha detto Padovano – è stata la più bella vittoria della mia vita, spesso mi chiedono di paragonarla alla Champions League o a qualche altro trofeo, ma un paragone non si può fare: la libertà non ha prezzo”. L’ex calciatore ha ricordato i suoi avvocati, Michele Galasso e Giacomo Francini, “che sono stati i miei angeli custodi”, e poi l’ex compagno di squadra Gianluca Vialli: “Mi è sempre stato molto vicino. Mi
manca terribilmente e non c’è giorno in cui non gli dedichi un pensiero. Le persone come lui non muoiono mai veramente. Le portiamo sempre dentro di noi”.
Un incubo durato ben 17 anni, sfociato nell’assoluzione, da parte della Corte d’Appello di Torino, dall’accusa di aver finanziato un traffico di droga in Marocco. Michele Padovano, ora, è pronto a ripartire. E lo ha fatto anche attraverso un libro: “Tra la Champions e la libertà”. Un racconto intenso, emozionante, momenti tristi ma anche gioie personali legate al rettangolo di gioco. E ora? Una bella pietra sopra, ma senza dimenticare perché – come spiegato dallo stesso diretto interessato – non si dimentica mai.
“Non raramente si usa il carcere in maniera disinvolta”, ha affermato l’avvocato Roberto Capra, presidente della Camera penale del Piemonte occidentale, aprendo a Palazzo di giustizia l’incontro dedicato alle vittime degli errori giudiziari. “Il sistema giudiziario – ha affermato Capra – è largamente imperfetto. E sono imperfetti gli uomini e le donne che vi lavorano. Ma secondo me si sbaglia un pò troppo. Non raramente si usa il carcere in maniera disinvolta”.