Giovanni Granieri guida lo sciopero della fame dei detenuti: “Non faremo più spesa”

In una lettera, da Rebibbia, parte la protesta a oltranza non violenta per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni in carcere.

Roma – “I recenti fatti di cronaca, le ultime ennesime inchieste sulle violenze negli istituti di pena, evidenziano ancora una volta la necessità di un intervento che diminuisca con effetto immediato il numero della popolazione carceraria. Lo impone ogni principio anche sovranazionale di tutela dei diritti umani, lo chiedono le nostre coscienze”. L’ennesimo allarme viene lanciato dalla Giunta delle camere penali e dell’Osservatorio Carcere che ricorda la protesta partita dal carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. Con una lettera resa pubblica da Nessuno tocchi Caino, un recluso, Giovanni Granieri, comunica che dal 27 aprile è iniziato uno sciopero nazionale ad oltranza nelle carceri italiane.

“Sono Giovanni Granieri, detenuto presso il Carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. Vi scrivo per informarvi che a partire dal 27 aprile – si legge nella lettera breve e intensa – avrà inizio uno sciopero nazionale ad oltranza nelle carceri italiane. I detenuti non acquisteranno più la spesa fino a data da destinarsi. Questo sciopero è un atto di estrema necessità per protestare contro le condizioni disumane in cui noi detenuti siamo costretti a vivere. Le condizioni delle carceri, già difficili, sono diventate ormai insostenibili e non mostrano alcun segno di miglioramento”.

Una lettera accorata, che prosegue con una fotografia agghiacciante della situazione nelle carceri: Nella mia cella, ad esempio, siamo in sei persone, non abbiamo armadietti per riporre le nostre cose e c’è una sola turca, situata proprio accanto al tavolo dove cuciniamo. Non riceviamo adeguata assistenza sanitaria e neppure cure mediche, non possiamo accedere con continuità a programmi educativi, non abbiamo assistenza psicologica permanente e la Polizia Penitenziaria non riesce a gestire tutte le problematiche relative alla sicurezza“.

Granieri racconta che i detenuti avevano riposto qualche speranza nell’approvazione dell’aumento dei giorni di liberazione anticipata (D.d.l. C 552), ma anche questa speranza sembra sfumare a causa delle continue opposizioni e rinvii. Questa situazione – scrive – non ha nulla a che fare con la pena che stiamo scontando per gli errori che abbiamo commesso e ricordiamo che ci sono moltissime persone vittime di errori giudiziari, ancor più persone in attesa di giudizio e molti malati terminali. In queste condizioni, la rieducazione sancita dall’art.27 della Costituzione Italiana diventa impossibile. Così non può esserci rieducazione! Le condizioni carcerarie rappresentano un problema strutturale che va oltre le singole responsabilità. Il sistema penitenziario necessita di una profonda riforma per garantire giustizia e dignità a tutti i detenuti”.

Ebbene, dicono i penalisti, i detenuti non acquisteranno più la spesa fino a data da destinarsi. In un contesto di generale sofferenza, “si infliggeranno questa ulteriore privazione“. Ieri, ricordano, al carcere femminile della Giudecca, dove il Pontefice ha voluto che fosse ospitato il Padiglione della Santa Sede per la sessantesima edizione della Biennale d’Arte, ha preso avvio la sua visita alla città di Venezia. – continua la nota – Il Papa è stato accolto ‘in questo inferno mascherato di giustizia’, come recita un verso di un componimento di una delle detenute, per portare una parola di speranza. Da tempo denunciamo la condizione di illegalità in cui versa il sistema carcerario nazionale”.

Nodo al collo": il dossier di Antigone sul carcere, 101 suicidi in 16 mesi

“Il costante aumento della popolazione carceraria, determinato anche dalla continua introduzione di nuove fattispecie di reato, e dalla rincorsa all’innalzamento delle pene, presto porterà l’intero sistema a superare i livelli di sovraffollamento che nel 2013 condussero all’umiliante condanna dell’Italia da parte della Corte Edu con la nota sentenza Torreggiani. Nel frattempo assistiamo inermi al più alto numero di suicidi mai raggiunto nel nostro paese, cui si sommano le migliaia di atti di autolesionismo enumerati dall’Autorità Garante dei
diritti delle persone detenute”, proseguono.

E concludono: “l’immediata adozione di soluzioni emergenziali che riportino il numero dei detenuti entro livelli accettabili appare oltremodo necessario e ormai improcrastinabile al fine concedere un minimo di sollievo ai detenuti e a tutti gli operatori quotidianamente impegnati a prestare la propria opera all’interno delle strutture carcerarie”.

Con questo sciopero, scrive ancora Giovanni Granieri, “chiediamo alle autorità competenti di intervenire con urgenza per migliorare le condizioni di vita nelle carceri italiane. Non possiamo più accettare di vivere in condizioni che violano i nostri diritti umani fondamentali e chiediamo a voi (Nessuno Tocchi Caino) un sostegno in questa iniziativa assolutamente pacifica, in quanto crediamo che la violenza NON SIA MAI una risposta, perché la nonviolenza è l’unico strumento efficace per ottenere il cambiamento. Chiediamo a Voi che vi battete per i diritti dei detenuti di incontrarci se vorrete e di aiutarci nella realizzazione di uno striscione da esporre in Piazza San Pietro durante la messa domenicale del Papa per diffondere il messaggio alla popolazione mondiale.

E conclude chiedendo di diffondere la lettera il più possibile per “sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni disumane nelle carceri italiane. Il vostro aiuto sarebbe fondamentale per realizzare questo importante gesto di sensibilizzazione. La dignità non può più attendere! Grazie da tutti noi”.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa