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Carceri, Nordio: “Liberazione anticipata è resa dello Stato”. I penalisti: “E i suicidi?”

Botta e risposta tra Guardasigilli e penalisti sulla proposta Giachetti-Bernardini. Costa “La resa è nella sua inerzia di fronte al dramma”.

Roma – Botta e risposta tra il ministro della Giustizia Carlo Nordio e i penalisti sul tema della liberazione anticipata. Una “liberazione anticipata lineare può suonare come una resa da parte dello Stato”, ha detto il
Guardasigilli, intervenuto oggi pomeriggio a un convegno all’università di Roma Tre, organizzato da Radio carcere e da Radio Radicale. La replica dei penalisti è stata immediata. “Sento dire – ha detto il presidente dell’Unione delle Camere penali Francesco Petrelli – che la liberazione anticipata di una quota di detenuti meritevoli a cui mancano pochi mesi al fine pena costituirebbe una resa dello Stato, invece i 33 suicidi in carcere avvenuti nei primi mesi di quest’anno come potrebbero essere qualificati?”.

Neppure Enrico Costa, deputato di Azione e ex viceministro della Giustizia, da sempre sensibile al tema carceri, ha voluto tacere. “Purtroppo, caro ministro Nordio, la resa dello Stato è limpidamente rappresentata dalla sua inerzia di fronte alla drammatica e incostituzionale situazione delle carceri, dalla sua timidezza di fronte alla frangia forcaiola della maggioranza, dal suo agire dilatorio dissertando di caserme da restaurare, dalle contraddizioni tra le sue linee programmatiche ed i suoi atti”. 

Roberto Giachetti e Rita Bernardini

La tensione è palpabile, e il tema dei suicidi in carcere è sulla bocca di tutti. Nella Suburra delle carceri non c’è più controllo: detenuti in preda alla disperazione che si tolgono la vita in mille modi. Lenzuola e bombole di gas, strumenti che consentono solitamente ai detenuti di procurarsi il cibo e il sonno, quel poco che assicura il minimo della sopravvivenza, divengono gli strumenti atroci con cui ci si dà la morte. In una perdurante indifferenza questo terribile elenco continua ad allungarsi proiettando la sua ombra futura verso la cifra mai raggiunta di oltre novanta suicidi in un anno.

“L’universo carcerario, abbandonato da troppo tempo a se stesso, ed alla sua troppa disperazione, ha bisogno di cure immediate – dicono i penalisti -, di urgenti misure che proteggano la vita e la dignità di tutti i detenuti, necessita di un nuovo patto con la società all’interno della quale vive. L’Unione delle Camere penali italiane ha denunciato con forza questa inaccettabile condizione di degrado e di illegalità, ha raccolto in una manifestazione tutte le forze politiche, le istituzioni pubbliche e le associazioni che fossero disposte a sostenere quell’unica concreta iniziativa, la proposta di legge Giachetti-Bernardini che è all’esame del Parlamento e che mira quantomeno a decomprimere il fenomeno del sovraffollamento, migliorando le condizioni minime di vita nelle carceri”.

Proprio la proposta sulla liberazione anticipata, tema su cui oggi c’è stato il testa a testa tra Nordio e i penalisti, con lo sfogo di Enrico Costa contro il ministro. Il testo calendarizzato prevede di aumentare i giorni di liberazione anticipata, già previsti dall’ordinamento penitenziario, da 45 a 75 per quei detenuti che in passato l’abbiano già ricevuta per il loro buon comportamento. Inoltre, la proposta di legge prevede la riforma organica dell’articolo 54 della legge 354/75 sulla liberazione anticipata con l’aumento per il futuro da 45 a 60 giorni con una semplificazione della procedura di concessione.

Oltre ai suicidi quello che preoccupa sono i continui atti di autolesionismo, le aggressioni agli agenti e ai detenuti e gli omicidi dietro le sbarre, come l’ultimo che si è consumato giorni fa nel carcere milanese di Opera. Domenico Massari, 58 anni, ha aggredito e strangolato Antonio Magrini, 67, dietro le sbarre per droga. Alle origini del delitto forse una lite per ragioni di spazio. Spazi ristretti da condividere, che sono il preludio a un bis della sentenza Torreggiani, la pronuncia in cui la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per le condizioni delle carceri italiane “inumane e degradanti” e ha puntato l’indice proprio sul sovraffollamento.

Le carceri esplodono, come ai tempi della sentenza Torregiani, nel 2013. Il numero di detenuti ha raggiunto la cifra record di 60.637, rispetto a i soli 51.347 posti ufficiali disponibili. Un trend drammatico: l’incremento è significativo rispetto all’anno precedente, con un aumento di oltre 7mila detenuti dall’inizio del 2021. Cifre che evidenziano una situazione quasi fuori controllo. Una bomba a orologeria pronta a esplodere. Le carceri scoppiano, ma la liberazione anticipata è ancora ferma alle audizioni. Dopo 17 mesi e quasi un mese di sciopero della fame di Roberto Giachetti e di Rita Bernardini la commissione Giustizia non va oltre il primo gradino. Eppure la situazione è disperata.

Ci sono le resistenze del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, che in audizione davanti alla commissione Giustizia della Camera, che sta esaminando la proposta di legge del deputato di Italia viva ha fatto notare: “l’emergenza sovraffollamento sotto gli occhi di tutti, non sorprende che Parlamento voglia assumersi responsabilità tutta politica di aumentare in via ordinaria la durata della riduzione di pena prevista nel caso di partecipazione attiva del detenuto all’opera di rieducazione”, ma si è detto contrario ad applicare le misure previste ai detenuti per reati di mafia e terrorismo.

“Se il presupposto del provvedimento è la grave condizione di sovraffollamento del sistema carcerario occorre che le valutazioni del Parlamento siano considerati obblighi di coerenza sistematica“, ha sottolineato. Ma “l’aumento del beneficio da 45 a 60 giorni non ha alcuna ragione di riguardare i detenuti per criminalità organizzata e terrorismo. Nel regime di alta sicurezza non c’è alcun problema di sovraffollamento alcuna compressione della dignità della condizione del detenuto“.

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