Per agevolare imprese e professionisti, il governo dovrebbe sospendere per almeno 18/24 mesi il pagamento delle tasse e alleggerire la burocrazia per facilitare la ripresa economica, Per evitare il fallimento o la mancata riapertura delle attività produttive le aziende devono ricevere sostegni finanziari effettivi e congrui adesso. Domani potrebbe essere troppo tardi.
L’impoverimento della classe media, la perdita di fiducia ed il calo dei consumi, non sono stati bilanciati da una crescita degli investimenti. Anzi, le inefficienze di sistema hanno determinato un ambiente economico “ostile” agli investimenti che sono addirittura drasticamente diminuiti. Infatti la produttività media del lavoro in Italia è rimasta molto bassa se paragonata a quella dei paesi più ricchi dell’eurozona. Questi ed altri fattori si stanno amplificando per effetto della pandemia determinando una deflessione senza precedenti, che può essere risolta con una visione “leggera”, cioè non appesantita da furbizie ed incapacità ma favorita da competenze e minori “lacci burocratici”. La recessione economica per effetto del Coronavirus è difficile da gestire. Men che meno prevederne le successive evoluzioni. Le previsioni non sono confortanti e i primi segnali danno ragione in questo senso. Per avere un sostegno economico da cui ripartire sono state avanzate diverse proposte ancora da approfondire e valutare.
C’è chi propone il prestito solidale e chi, invece, il reddito universale o una patrimoniale, come già abbiamo detto su queste colonne. Certamente è di primaria importanza che il Governo, per agevolare imprese e professionisti, sospenda almeno per 18/24 mesi ogni versamento fiscale, alleggerendo la burocrazia onde facilitare la ripresa economica, poiché fino adesso i posti di lavoro sostanzialmente “tengono” per le imponenti misure varate dall’esecutivo. Per evitare il fallimento o la mancata riapertura della propria attività le aziende devono ricevere sostegni finanziari effettivi e congrui per poter mantenere gli stipendi dei dipendenti, pur in assenza di attività produttiva, nell’attesa che la pandemia venga progressivamente sconfitta. Si tratta di una misura straordinaria ma che diventa anche l’unica strada percorribile, al fine di evitare che il default sanitario si trasformi rapidamente in crisi economica terminale. Banchieri centrali e leader politici devono intervenire congiuntamente ora. Domani potrebbe essere troppo tardi.
E’ questa la prima fotografia, pubblicata dall’Istat, del mercato del lavoro in questo tristissimo periodo:
“…Purtroppo a marzo l’occupazione è scesa di 27.000 posizioni – scrivono gli addetti alle statistiche – ma sostanzialmente regge all’emergenza sanitaria soprattutto per gli interventi disposti dai rispettivi ministeri (cassa integrazione per quasi 8 milioni di occupati, indennizzi per autonomi e professionisti). Il tasso di occupazione scende al 58,8 per cento (-0,1 punti). A marzo si assiste anche ad una forte riduzione delle persone in cerca di lavoro (-11,1% pari a -267mila unità), che coinvolge sia le donne (-8,6%, pari a -98 milaunità), sia, con maggiore incidenza, gli uomini (-13,4%, pari a -169mila). Il tasso di disoccupazione, così, scende all’8,4% (-0,9 punti) e, tra i giovani, al 28,0% (-1,2 punti)…” .
I dati provvisori dell’Istat del mese di marzo, diffusi il 30 aprile, parlano chiaro: “…Chi è occupato, soprattutto a tempo indeterminato, è stato colpito, ma non affondato dallo tsunami economico, per via degli ammortizzatori sociali e dal simultaneo divieto di licenziare…”, previsto dal primo Decreto.
Le stime, chiarisce l’Istituto, sono ancora provvisorie, in quanto l’impatto dell’emergenza sanitaria emerge essenzialmente dal calo brusco dei disoccupati che sono finiti tutti tra gli inattivi. Il passaggio dei soggetti disoccupati a inattivi si spiega, infatti, con la sostanziale difficoltà che sta vivendo il mercato del lavoro, con le assunzioni che sono ormai ferme da mesi. Per accorgersene basta confrontare il primo trimestre (gennaio-marzo 2020) con quello precedente (ottobre-dicembre 2019) e vedere che l’occupazione è in netta diminuzione (- 0,4%, pari a -94mila unità) per entrambe le componenti di genere. Il prolungamento delle chiusure delle attività economiche fa ipotizzare che il secondo trimestre registrerà performance ancora più negative, si spera solo che durante l’attuale “lockdown”, finalizzato a contenere l’epidemia, non si registreranno nuovi contagi. La crisi sanitaria ha acuito molte situazioni fragili poiché ha fatto irruzione nella vita di ognuno evidenziando un’economia già in “caduta libera” da mesi, confermando così la divaricazione ormai forte del mercato del lavoro italiano. Attualmente, secondo l’Inps, ci sono circa 8 milioni di lavoratori in cassa integrazione, un esercito di persone che restano legate al posto di lavoro, con una penalizzazione retributiva non indifferente e, comunque, ancora senza stipendio.