L’ira delle sinistre, i malumori evidenti in una Lega in crisi di consensi e i timori di Fdi che possa rosicchiare voti in quell’ala destra.
Roma – Da quando Matteo Salvini ha annunciato l’ufficialità della candidatura di Roberto Vannacci si è scatenato il putiferio. Non solo, come era ovvio che fosse, nelle opposizioni ma anche e soprattutto nei partiti della coalizione e all’interno del partito dove è schierato per le europee. La Lega. Lo slogan del generale è “voglio il sogno italiano, basta col pensiero unico”. E sa che questo suo andare controcorrente porterà conseguenze ancora più estreme. La candidatura di Vannacci – al di là delle proteste o di chi sia la ragione – ha ottenuto però un risultato sorprendente: ha fatto “tana libera tutti”.
Non c’era bisogno di stanare le sinistre, che subito hanno etichettato la sua discesa in campo come uno “schiaffo” ai valori antifascisti in un 25 aprile di lotta nelle piazze. C’era invece bisogno della sua mossa per capire che il Carroccio è disgregato. Il leader della Lega gioca la carta Vannacci per recuperare consensi e non farsi doppiare da Forza Italia. Salvini blinda Vannacci. E i big del partito non riescono a digerire la pillola amara di un generale che non è mai stato un militante. Soprattutto, i posti a Bruxelles non sono molti e il generale potrebbe rosicchiargli preferenze. Gian Marco Centinaio e Massimiliano Fedriga hanno già detto che non lo voteranno. “Non ci rappresenta – ha detto il vicepresidente del Senato – e non lo voto, mio nonno venne picchiato dai fascisti”.
Il primo effetto, riepilogando, la scontata ira della sinistra che grida allo scandalo. Il secondo, l’aver mostrato la fotografia della Lega e della sua disgregazione. Il terzo, aver fatto tana anche a Fratelli d’Italia, dove dopo il ministro Guido Crosetto, le polemiche tra esponenti del partito sono proseguite. Forse si teme che Vannacci possa portare via qualche voto anche a quell’ala destra. “La sua presenza aiuterà elettoralmente la Lega. Una scelta “win win”, come si dice. Per lui, perla Lega e per l’Esercito”, aveva commentato Crosetto aggiungendo: “Era chiaro che lo avrebbe fatto. Sarà certamente eletto e le istituzioni europee potranno godere del suo contributo di idee e di valori”.
Che i due non si siano mai amati era emerso sin dalle polemiche suscitate dalla pubblicazione del primo libro del generale, “Il mondo al contrario”. A Crosetto il generale replica: “Ha detto che se verrò eletto sarà un bene per l’Esercito? È una sua opinione, se ritiene che sia così buon per lui. Non vorrei deluderlo però. Sembrava sarcastico? Il sarcasmo lo lascio al ministro. Lui è molto criptico, non saprei”. Quanto alle posizioni non entusiastiche nella Lega: “Sono problemi loro, io vado avanti per la mia strada, non ho la tessera”, perciò “al momento sono un candidato indipendente”.
Lascerà l’Esercito? “Per ora no, è previsto che possa partecipare in una posizione specifica, e poi dovrò scegliere se lasciare o mettermi in aspettativa. Qualora non venissi eletto ho la possibilità di tornare attivamente nell’Esercito”. Andando allo scenario futuro europeo, si lancia in una preferenza: perla Commissione, rispetto a Ursula von der Leyen, “da un punto di vista nazionalistico preferisco Draghi, ma io ho in mente figure molto più identitarie“. In un video il leader Salvini è tornato a difendere la scelta: “Se a sinistra candidano una persona che è detenuta in un carcere all’estero con accuse pesantissime, e fanno bene a farlo perché poi saranno gli italiani a scegliere, noi non possiamo mettere nelle nostre liste un generale che ha difeso le vite dei suoi uomini e l’onore dell’Italia in tanti paesi al mondo? Starà agli italiani scegliere tra la Salis e Vannacci”.
Anche Vannacci risponde al fuoco delle polemiche dicendo cosa vuol dire candidarsi alle europee: “Ci stanno imponendo – ha lamentato – un pensiero unico falsificando la realtà e la gente si è rotta le scatole, vuole tornare a valori originari. L’Italia, che lo si voglia o no, è un Paese tradizionalista, attaccato alle proprie radici.
Basta girare per i nostri borghi per capirlo. Andare controcorrente e fare affermazioni al limite del banale, quindi, fa risvegliare la curiosità e l’interesse di molti italiani”. Di certo le parole del generale, da quando è comparso sulla scena, sono state controcorrente e prosegue imperterrito il suo percorso. Quel mondo al contrario – nome del suo primo libro – che ha iniziato a scatenare le polemiche, diventa lo slogan della sua battaglia politica.