In Calabria trovano ricovero nelle tendopoli di fortuna dove i bisogni fisiologici si fanno nelle buche del terreno. Per 3 euro l’ora si rompono la schiena per mezza giornata mentre al ministero parlano di sanatoria. Non si muore solo di Covid.
“…Ai tempi del Covid-19 nella Piana di Gioia Tauro si continua a morire di ghetto. Amadou è solo l’ultimo di una lunga lista di lutti, dopo Sekine, Moussa, Becky, Suruwa, Soumaila, tutti morti in circostanze diverse ma per la medesima causa: le infime condizioni di vita a cui sono stati costretti da una certa politica che ha reso la regolarizzazione un percorso ad ostacoli sempre più difficile. Non si tratta di casualità ma di una strategia che ha scaricato sui braccianti i costi dell’intera filiera che proprio per le condizioni di illegalità forzata in cui i braccianti sono stati costretti a lavorare adesso si è bloccata. Se il lavoro nero o grigio non fosse la regola nei campi, oggi nessuno dei braccianti avrebbe problemi a raggiungere serre, orti e frutteti, né avrebbe problemi di documenti, né sarebbe obbligato a vivere nei ghetti. E forse non ci sarebbe un altro morto da piangere…”
L‘Usb Federazione provinciale Reggio Calabria lancia l’allarme: nella piana di Gioia Tauro si continua a morire. Una specie di limbo temporale che impedisce ai lavoratori di lasciare le tendopoli nonostante la stagione nella Piana sia terminata. In molti, tramite veri e propri piani di fuga, stanno cercando di raggiungere la Puglia, la Basilicata o il Piemonte per cercare fortuna altrove. Molti, però, per la mancanza di un regolare contratto vengono fermati ai posti di blocco delle Forze dell’Ordine e rimandati indietro.
“…Non hanno più cibo – spiega Ruggero Marra delegato Usb di Reggio Calabria – perché molti non stanno lavorando. Stiamo distribuendo pacchi di cibo ma la situazione è tragica. (…) Un ragazzo mi ha raccontato che mascherina e guanti li ha avuti il primo giorno e poi basta. Così preferisce usarli quanto esce. Raccoglie fragole nel vibonese, a 30 km da Gioia Tauro. Ha la schiena rotta perché è particolarmente faticoso raccogliere fragole ma, rispetto ad altri, si sente fortunato perché vive in una casa…”.
La situazione dei migranti in Calabria, già critica, sembra sia diventata drammatica dopo la diffusione del virus. Il sindacato ha denunciato anche gravi situazioni a Rosarno. Qui gli alloggiamenti sembrano un campo tribale: mancanza dei servizi igienici fino agli edifici coperti d’amianto, lo scenario che si presenta agli occhi dei passanti sembra apocalittico.
“…Il problema non è cucinare – ha aggiunto Marra – non vogliono che venga abbellito il ghetto, vogliono uscirne, affittare una casa. Qualcuno ci è riuscito: pagano regolarmente il canone perché non vogliono avere problemi con il permesso di soggiorno, ma c’è molta diffidenza da parte dei proprietari. Avevamo chiesto alla Regione di istituire un fondo di garanzia ma gli enti pubblici concepiscono solo interventi compatibili con lo stato d’emergenza, non fanno nulla per superarlo…”.
Il messaggio al ministro Bellanova è chiaro ed è stato inviato al capo del palazzo di via XX Settembre. Vedremo ora se oltre ai vari proclami elettorali la pasionaria di Italia Viva si adopererà in prima persona per risolvere la questione o getterà nel dimenticatoio le sofferenze dei migranti.
“…È arrivato il momento di chiamare in causa anche la grande distribuzione organizzata – ha concluso il sindacato – che deve essere obbligata a maggiore trasparenza nei propri processi di acquisto e vendita, perché i prezzi d’acquisto ridicoli imposti ai produttori non fanno altro che far ricadere i costi sui braccianti, ultimo anello della catena. Quando questo non è possibile, come nel periodo di crisi della filiera che stiamo attraversando, il rischio è che a pagare siano i consumatori con un verticale aumento dei prezzi. Si tratta di un terreno su cui il governo deve intervenire, ma anche Regioni e Comuni possono fare molto, a partire da una “tassazione ad hoc” che costringa anche la grande distribuzione a finanziare con i propri utili sempre in crescita, ottenuti con sangue e sudore dei lavoratori, serie politiche di inserimento abitativo per i braccianti…”.