E’ tempo di conti: l’imposta deve essere estesa agli edifici ecclesiastici. Con il ricavato si potrebbero costruire nuovi nosocomi e reparti d’emergenza.
L’immagine di Papa Francesco solo davanti a una piazza San Pietro completamente vuota rimarrà per molto tempo davanti agli occhi del mondo. Quegli attimi così lenti e pregni di significato hanno detto molto, forse più di quanto potrebbero dire tutte le parole presenti nel dizionario. Abbiamo assistito a un momento storico che, se avremo la fortuna di arrivarci, racconteremo ai nostri figli.
Il Vicario di Roma, tramite quei suoi lineamenti dolci ma allo stesso tempo austeri, ha dato vita a un momento catartico, creando con i telespettatori una sinergia unica. Sfortunatamente, però, non si vive soltanto d’emozioni e lo stiamo constatando proprio in questi giorni. Il malgoverno e i tagli alla sanità pubblica sono i principali colpevoli dell’attuale crisi ospedaliera, ma saremmo ipocriti se non analizzassimo anche gli altri fattori, diciamo più esterni. Città del Vaticano, nel bene e nel male, sorge all’interno del territorio municipale capitolino dunque perché consentire ancora certe disparità di trattamento?
Secondo il dottor Fabrizio Racca, direttore della Terapia intensiva dell’Azienda ospedaliera di Alessandria, un posto letto nel suo reparto costa circa 100 mila euro. Una cifra importante ma che non dovrebbe essere proibitiva per lo Stato. Troppe volte abbiamo assistito, complici, a certe vessazioni istituzionali contro le classi sociali più deboli, troppe poche volte, invece, abbiamo avuto il piacere di vedere il governo pretendere da San Pietro ciò che sarebbe dovuto. Non è una questione religiosa sia ben chiaro, il culto si rispetta punto e basta.
Questo è un discorso puramente economico e di buon senso. Nel 2016 il Tribunale Ue aveva dichiarato che il Vaticano non è esente dal pagamento dell’Ici allo Stato italiano. La cifra si aggira intorno a 5 miliardi di euro. Un tesoretto che sicuramente farebbe comodo in questo momento alla sanità italiana e ad altre strutture al collasso. Ora, immaginiamo che il Bel Paese potesse mettere realmente le mani su tale balzello per poi investirlo sulla sanità pubblica. Dividendo semplicemente i due numeri ci accorgeremmo che l’Italia potrebbe ottenere 50.000 posti letto e, per di più, in terapia intensiva. Continuando con lo stesso ragionamento se ci basassimo sulle ultime cifre fornite dalla Regioni ci renderemmo immediatamente conto che un polo ospedaliero con circa 1000 posti letto costerebbe circa 700 milioni d’euro. Il calcolo è presto fatto, con i proventi dell’Ici della Santa Sede l’Italia potrebbe gioire dai 7 agli 8 ospedali in più. Che non sono bruscolini. Insomma se tutti noi siamo stati chiamati a compiere importanti sacrifici ogni giorno, non si capisce perché l’istituzione ecclesiastica debba essere esentata da un simile sacrificio. Siamo o non siamo tutti sulla stessa barca? Come se non bastasse, è bene ricordarlo, con l’8×1000 il Vaticano riceve ogni anno circa un miliardo di euro. A fronte di questo congruo incasso il Sacro Soglio potrebbe assolvere alla grande al pagamento dell’Ici. Non siamo forse tutti sotto lo stesso tetto?