EUROPA UNITA QUESTA SCONOSCIUTA

Cosa si sa degli organi decisionali dell’UE? Tutte le decisioni importanti che riguardano la nostra vita di cittadini vengono prese dall’Unione Europea, come se agissero forze occulte che hanno il compito di imporre la loro volontà ai suoi 455 milioni di abitanti.

Si sente tanto parlare di Unione Europea, ma, in concreto, cosa sappiamo dei suoi organi decisionali? Appaiono talmente distanti dal comune cittadino, che tutte le decisioni importanti riguardanti la nostra vita sembrano prese da forze occulte, che hanno il compito di imporre la loro volontà. L’informazione e la politica mainstream ci illustrano invece che le decisioni sono il risultato di processi aperti e democratici, che coinvolgono le tre principali istituzioni dell’Unione: il Parlamento europeo, il Consiglio dell’UE (composto dai ministri dei Paesi membri) e la Commissione europea.

Fra le tre istituzioni, la più grande è la Commissione europea, organo esecutivo, che ha il compito di fare in modo che l’UE sia gestita per il comune interesse degli Stati membri. È investita di tre funzioni distinte ma ugualmente importanti:

  • elabora nuove leggi e regolamenti, che vengono presentati al Consiglio e al Parlamento europeo, i quali hanno il potere di adottare o respingere le sue proposte;
  • gestisce quotidianamente l’ampia gamma di attività della UE, che va dall’agricoltura e la sicurezza alimentare, alla tutela dei consumatori;
  • deve accertarsi che le leggi adottate dal Consiglio e dal Parlamento europeo siano correttamente ed equamente applicate in tutti gli Stati membri, assumendo la funzione di custode dei trattati dell’UE.

È composta da 28 commissari, uno per ogni Stato, nominati per un periodo di 5 anni dai governi nazionali e valutati dal Parlamento europeo che conferisce loro legittimità democratica. Essi pronunciano poi un giuramento di indipendenza davanti alla Corte di giustizia dell’Unione. La parte amministrativa è composta da 25000 dipendenti che lavorano nei dipartimenti operativi, le direzioni generali (DG). Ogni DG si occupa di un settore specifico, sotto la diretta responsabilità di uno dei commissari. La gran parte del personale opera a Bruxelles, ma 2500 funzionari lavorano in Lussemburgo e vi sono uffici della Commissione in tutti i Paesi. Inoltre, gestisce più di 100 delegazioni sparse per il mondo, che si occupano di questioni commerciali, di sviluppo e di assistenza medica.

Uno dei compiti della Commissione, se non il più importante, è gestire il bilancio dell’UE, che per il 2019 si è aggirato intorno ai 165 miliardi di euro, circa l’1% del prodotto nazionale lordo (PNL). Le voci di spesa più elevate sono l’agricoltura e il sostegno alle regioni meno sviluppate. Il resto è destinato ad altri settori: energia e trasporti, ricerca, istruzione e cultura, giustizia e affari interni. A ciò si aggiunge l’assistenza tecnica e finanziaria ai Paesi del terzo mondo. Ogni anno la Commissione elabora un progetto di bilancio, al di sotto di un massimale globale definito dai governi, che insieme al Parlamento europeo hanno l’autorità finale per l’approvazione. I Paesi membri inoltre versano un contributo all’UE, calcolato sulla base del reddito nazionale lordo (RNL).

La Commissione prende molte decisioni che influiscono direttamente sulla vita dei cittadini e delle aziende. Nell’elaborare i progetti legislativi organizza ampie consultazioni con i rappresentanti del mondo imprenditoriale, con le organizzazioni dei consumatori e con altri organismi interessati.

L’UE è organizzata secondo un sistema di pesi e contrappesi. La Corte di giustizia delle Comunità europee controlla l’azione della Commissione e delle altre istituzioni. La Commissione può denunciare alla Corte gli Stati che non applicano la legislazione europea correttamente o ne violano le norme. Il controllo delle sue spese è eseguito da revisori sia esterni che interni. Il ruolo di revisore esterno è svolto dalla Corte dei conti europea, un’istituzione distinta con sede a Lussemburgo. Nella Commissione una serie di audit interni ne controlla le procedure finanziarie, per garantire che il denaro dei contribuenti sia speso in modo corretto e non venga utilizzato in maniera fraudolenta.

Non si tratta di mettere in discussione le buone intenzioni – di cui, come si sa, è lastricata la via dell’inferno – e/o le procedure democratiche. Si tratta, invece, di evidenziare i fatti nudi e crudi: esiste una UE a due velocità, a vantaggio dei Paesi con più peso economico, Germania, Francia e Paesi del Nord Europa; una legislazione del lavoro, fiscale e sociale non uniforme; il potere decisionale finanziario della BCE, la banca centrale europea, ha reso subalterne le istituzioni politiche. Tutto ciò ha causato una distanza abissale tra le istituzioni (locali, nazionali ed europee) e il cittadino. Fino a quando queste situazioni evidenti non avranno una soluzione, l’UE avrà (ha) fallito la sua missione e il risorgere dei localismi più biechi ne è l’effetto distruttivo!              

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