LA MUSICA, LA VOCE, LE PAROLE (QUELLE BELLE) NELL’ALBUM DELL’ANNO. NON E’ UN RITORNO, PIUTTOSTO UN PROSEGUO
A guardarne i due profili sono quasi sovrapponibili: stesso angolo/piega del labbro inferiore, stessa espressione intensa dello sguardo, profilo nasale, occhiali oscuranti.
Sarà la musica (“che gira intorno” ai prescelti dalla settima Musa) a rendere dunque così simili le anime eccelse di Anna Maria Mazzini, in arte Mina, e del cantautore polistrumentista Ivano Fossati, ritornati a fare duo con l’album-evento dell’anno: ‘’Mina Fossati’’. Non è un azzardo definirli “Yin e Yang”, ‘’creature e creatori” di intense emozioni, quasi epidermiche, legate alla loro unicità espressiva e alla qualità delle loro straordinarie carriere. Da più di 40 anni presente nella realtà musicale discografica, Fossati si riconferma autore ispirato per la poetica dei testi, oltre che generoso musicista (ha donato brani di notevole pregio a numerosi colleghi). Ascoltando le 11 tracce, si può giustificare la meritata, appassionata venerazione dei cultori dei due artisti: irriducibili fans trasversali nelle generazioni, nell’attesa dell’uscita discografica, hanno riempito centinaia di schermate sui social a caccia di anteprime, anticipazioni, indiscrezioni.
Gli arrangiamenti, firmati da Massimiliano Pani, che ben riesce nell’intento di non sovrapporre volumi, ritmi, archi, effetti sound; mentre le due voci si ‘’passano il testimone’’, alternandosi, oltre a sovrapporsi, con naturale godimento doppio di chi ascolta. Così tutto risulta ‘’lineare’’, semplicemente armonico. Fluide, di facile ‘’registrazione’’ mnemonica, riconoscibili, le linee melodiche nonché testuali da seguire; in alcuni brani si crea un evidente impatto emotivo viscerale, che poi è il segreto del successo.
Sarà l’album dell’anno, i critici sembrano concordi nel dichiararlo. Ed è giusto così, perché se noi li aspettavamo da qualche anno, loro si sono ‘’aspettati’’ per moltissimo tempo; da un lato lei, la Tigre dalla voce che ‘’graffia’’ l’anima, a tratti arrochita, penetrante, recitante (‘’Luna Diamante’’), da attrice consumata; dall’altro lato lui, il Lupo sacro, l’eminenza (non grigia, ma assolutamente riconosciuta e acclamata): faro illuminante di percorsi musicali da tre generazioni, garanzia di qualità “Made in Italy”. Nei loro percorsi, però, sono felicemente presenti sonorità opposte e influenze ritmiche globali: rock, blues, afro, latino, chitarra distorta, cori e perfino un’importante incursione folk, con una classicissima fisarmonica. Da trent’anni (ha dichiarato l’autore nella conferenza stampa di presentazione dell’album, il 18 novembre a Milano), il progetto di collaborare insieme aspettava di concretizzarsi.
Ma ogni evento di elevato spessore creativo (che lasci il solco nelle attuali e future generazioni di giovani cantautori), si sa, ha i suoi tempi di genesi, di concretizzazione. Forse il tempo occorso è servito perché i due potessero raccontarci di personalità musicalmente non “confinabili”, le più carismatiche nel panorama attuale della produzione discografica. Dunque brani che il “Cantapoeta” ha forgiato, cucito sulle corde, sulla pelle, sulla voce sempre più pregnante della Tigre cremonese. Un’operazione riuscita, certo, un’accurata scelta di tonalità intermedie, a conferma (se ce ne fosse stato bisogno), della professionale, profonda conoscenza musicale dell’autore e delle peculiari doti tecnico vocali e interpretative di Mina. La ‘’cifra’’ dell’album è tutta nell’interpretazione ora accorata e sofferta, ora sentimentale, ora light, dei brani, minuziosamente curata da Mina, come ci dettaglia Fossati in conferenza stampa. Estremamente puntigliosa, nei fatti, è la fonetica del testo, oltre che la certosina sillabazione ritmico-sincopata di alcuni fraseggi, per cui il tutto risulta accattivante, a tratti perfino burlesco. Di contro, altri intendimenti sono presenti nei brani dove la melodia fa da guida, ma non si sconfina mai in toni esageratamente sentimentali, o “mielosi’, seppur incentrati sull’amore, come nella migliore tradizione fossatiana.
Così, vocalità e testo si propongono e si “offrono” al pubblico su di un “cuore di corde di velluto”. Suoni dunque costruiti, intersecati, amalgamati, non per esibire capacità estensive vocali (di certo Mina non ha bisogno di dimostrare più nulla, da quel monumento alla voce che è, e che ci invidia tutto il mondo), ma per incantare, emozionare e coinvolgere. Il risultato è che Ivano non ha tradito se stesso, rimanendo ancorato in gran parte alle proprie peculiari intimistiche sonorità (“L’infinito di stelle”, “Luna Diamante”, “Meraviglioso, è tutto qui”, ‘’Come volano le nuvole’’, “La guerra fredda”) ma allo stesso tempo producendosi in brani assolutamente godibilissimi (‘’Farfalle’’ e ‘’L’uomo perfetto’’, dove si può ritrovare una Mina deliziosamente ironica, divertente, giocosa). Per tutto ciò si farà ricordare a lungo questo album dall’impatto sonoro sofisticato, elegante, moderno quanto basta, ma accattivante per l’ascoltatore emotivo, quanto per il “logico razionale”. A otto anni dall’ultima personale produzione discografica e dai concerti, Fossati scava e lascia ai posteri l’ennesima, pregevole “traccia” della sua visione poetica musicale, attualissima e lucida nelle tematiche e così ben espressa nelle vibranti note della compagna d’arte, che, ineluttabilmente, tocca in profondità la sfera emotiva dei sentimenti.