Matteo Renzi a Milano, al teatro Strehler, per la presentazione di Italia Viva. Stilettate, lusinghe, piano infrastrutture e vicende giudiziarie.
Il teatro Strehler è esaurito, c’è il pubblico delle grandi occasioni.
Si comincia con un po’ di ritardo, Trenitalia prova fino all’ultimo a rovinare la festa a Matteo Renzi, alla tappa milanese di presentazione del suo nuovo soggetto politico. Piuttosto ironico per un movimento che del rilancio delle infrastrutture ha fatto uno dei suoi biglietti da visita (“Italia Shock!”, è il nome del pacchetto sulle infrastrutture recentemente lanciato da Italia Viva).
La rappresentazione dà l’impressione di un format già ampiamente oliato: la colonna sonora è sempre quella della Leopolda, lo stile grafico richiama la Pop Art, le luci soffuse mettono in chiaroscuro la troneggiante spunta di Italia Viva, sospesa sul palco. La padrona di casa è, ovviamente, Ada Lucia De Cesaris, madrina del renzismo meneghino. Le relazioni introduttive sono affidate alla ministra per la Famiglia e le Pari opportunità, Elena Bonetti e all’economista Marco Fortis. Scalfarotto, in prima fila, stringe mani, si intravedono volti noti del panorama liberal milanese, Franco Debenedetti in primis.
Poi è il consueto one man show, con Renzi a ruota libera sul palco per circa settanta minuti. Presentazione del nuovo soggetto politico, poi piano infrastrutture, cenni ai principali temi dell’attualità e chiusura sulla vicenda giudiziaria personale. Non mancano le stilettate. Al PD, of course (“che nessuno venga qui a parlare di correnti”), al Governo (“che litiga sempre”), alle Sardine, da una parte accarezzate ma dall’altra liquidate come movimento di protesta ma non di proposta (“più che sardine noi siamo dei salmoni, dobbiamo andare controcorrente e rivendicare l’impegno politico”. Inteso come partitico, anche se oggi la parola non va più di moda). Frecciate ovviamente a Di Maio (“quando c’è il G20 il ministro degli Esteri va al G20 e non a fare campagna elettorale in Sicilia”) e a Salvini (“quota 100 è una fregatura istituzionalizzata”). Un dardo è diretto persino al “populista” Mario Monti, criticato per la tassa sugli yacht (“chi ha i soldi la barca se la va a comprare in Croazia e la cassa integrazione italiana la pagano i lavoratori”).
Non mancano nemmeno le lusinghe. All’ex ministra Fornero e al redivivo Casini (ulteriore apertura al centro?). Soprattutto alla “Milano che ora vola”, esempio per l’Italia grazie al “metodo Expo”, vittima di un “autentico furto istituzionalizzato e ho elementi per dirlo”, per la vicenda dell’Agenzia del Farmaco.
Milano incassa e applaude, e l’applauso si trasforma in boato quando il leader scandisce – dopo opportuna pausa scenica – “La verità è che ho rottamato troppo poco”. Si respira aria di rivendicazione: dei risultati raggiunti nel triennio di governo, della primazia della politica rispetto alla magistratura, dell’emancipazione del renzismo dopo anni di cattività all’interno del PD; più in generale, di un orgoglio liberal-riformista, di cui questa città è sempre voluta ergersi a campione.
Milano centro, Teatro Strehler, Largo Greppi, area ZTL. Pontida è a 53 minuti di auto da qui: meno di un’ora. Sembrano due Paesi diversi.