Fine vita, spunta pdl di Forza Italia: no eutanasia, pene più lievi per conviventi

Il testo di Fi propone anche delle modifiche al testamento biologico e introduce requisiti specifici della sedazione profonda.

Roma – Spunta una proposta di legge di Forza Italia sul fine vita. Nel giorno in cui sono saltate, per assenza del rappresentante del governo, le commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato che avrebbero dovuto incardinare i progetti di legge delle opposizioni sul suicidio assistito e sull’eutanasia, i deputati Paroli, Zanettin e Gasparri hanno depositato una proposta che punta di fatto a far uscire dall’impasse esecutivo e maggioranza. La Consulta è tornata sul tema, una decina di giorni fa, con le parole del presidente Antonio Barbera che ha bacchettato il Parlamento chiedendo di dar seguito alla sentenza sul caso Cappato relativa al suicidio assistito: in caso di inerzia, ha puntualizzato Barbera, “la Corte non potrà che intervenire”.

Il testo di Forza Italia propone una attenuazione della pena nel caso di aiuto al suicidio per i conviventi, modifiche al testamento biologico, introduce requisiti specifici della sedazione profonda, “che deve necessariamente seguire, in presenta di sintomi refrattari ai trattamenti sanitari, le cure palliative, allo scopo di non trasformarsi in un trattamento eutanasico”, si legge nella relazione al Pdl. Poiché “la posizione del convivente, familiare in senso formale o no, è evidentemente diversa da quella di altri”, per i firmatari si può tollerare “un trattamento distinto e una sanzione meno grave, pur mantenendosi il giudizio negativo dell’ordinamento” al suicidio assistito.

Dunque l’articolo 1 recita: “se il fatto è commesso nei confronti di persona tenuta in vita esclusivamente per mezzo di strumenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile fonte di intollerabile sofferenza, si applica la reclusione da sei mesi a due anni quando l’autore convive stabilmente con il malato e agisce in stato di grave turbamento determinato dalla sofferenza altrui”.

L’articolo 2 intende porre mano in passaggi ritenuti “gravemente errati” del ‘testamento biologico’. Tra questi, viene introdotta la disciplina dell’obiezione di coscienza per il medico e per il personale sanitario, in linea con quanto previsto per l’aborto volontario e che possano essere escluse le strutture sanitarie private. Si dichiara di voler “rendere effettivo il ricorso alle cure palliative, con la presa in carico del paziente da parte del Servizio sanitario nazionale al fine di praticare un’appropriata terapia del dolore”. Nelle situazioni di emergenza la revoca delle dichiarazioni anticipate di trattamento sarà “liberata da inutili formalità, essendo sufficiente la raccolta della dichiarazione di revoca da parte del medico”.

Nella relazione che accompagna il ddl, si mette infine in guardia “dall’incedere in frettolose discipline sulla ‘vita e sulla morte’ che necessitano di tempi ben più congrui” di quelli definiti “atipicamente” dalla Consulta, che, si puntualizza, “non può mai – e men che meno in questi temi – essere così condizionato nella sua superiore attività di porre le norme di leggi in esclusivo adempimento del mandato popolare, che altri organi costituzionali, per quanto autorevoli, non hanno affatto ricevuto”.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa