La rappresaglia dell’Emilia Romagna leghista contro la banca accusata di aiutare le ONG
Il comune di Sassuolo, guidato dal maggio 2019 dal sindaco leghista Gian Francesco Menani, ha deciso di dismettere la propria – seppur minima – partecipazione al capitale di Banca Etica.
Il primo cittadino si è affrettato a scongiurare prevedibili polemiche, affermando che si è trattato di un’operazione di natura meramente economica e contabile, adottata di comune accordo con i tecnici del Comune, in vista dell’approvazione del bilancio.
A smentirlo il capogruppo della Lega in Regione, nonché presidente della Commissione bilancio, Stefano Bargi, che ha voluto riconoscere una valenza politica al gesto. Secondo Bargi, l’abbandono delle adesioni a Banca Etica, la banca di riferimento per le Ong italiane, contrasterebbe il traffico che vede, a suo giudizio, queste organizzazioni complici del business dell’immigrazione clandestina.
Non si è fatta attendere la risposta del Pd con il consigliere comunale Matteo Masini, che ha accusato la Lega di strumentalizzare la vicenda al fine di colpire le idee e i valori che Banca Etica rappresenta, in quanto nata per rendere autonomo il terzo settore sotto il profilo finanziario.
Di questa battaglia leghista sassolese contro le Ong si è detto “dispiaciuto” Paolo Contini, coordinatore del Gruppo d’Iniziativa Territoriale (GIT) di Modena, socio volontario non dipendente della Banca, che ha sottolineato come invece altri comuni, come ad esempio quello di Modena, abbiano deciso di conservare la partecipazione azionaria in Banca Etica. Contini non ha mancato di elencare le qualità e i traguardi raggiunti dall’istituto di credito, come l’operazione di Workers Buy Out del Cores di Castelvetro, che ha permesso di salvare ben 105 posti di lavoro.
Non si può, però, allo stesso tempo, non ricordare la vicenda finanziaria della nave “Mare Jonio”: a costruire l’operazione dal punto di vista finanziario, per l’acquisto della nave e l’avvio della missione, è stata infatti proprio Banca Etica, che ha elargito un prestito di circa 460.000 € e ha successivamente organizzato un crowdfunding per ripianare il debito, che ha portato a raccogliere circa 589.000 €.
Operazioni finanziarie di questo tipo sono iniziative che la banca può svolgere per statuto con il consenso dei propri soci. Tuttavia, la decisione dell’istituto di sostenere le Ong ha fatto storcere il naso a numerosi correntisti, che hanno considerato simili finanziamenti come attività ad alto rischio, emanazioni di una posizione politica più che di un calcolo economico.
Banca Etica, travolta dai commenti negativi, si è vista costretta a rispondere singolarmente alle numerose proteste, pur affermando di non voler indietreggiare, in linea con quei principi che l’hanno portata in questi anni a finanziare, per circa 70 milioni di euro, centinaia di realtà che concorrono ad implementare accoglienza ed integrazione.
Cosa succederebbe, però, se la politica delle crociate contro le Ong, di cui il comune di Sassuolo si è fatto pioniere, si traducesse in un azzeramento di quote di partecipazione del capitale di Banca Etica da parte di altri comuni, altre associazioni o altri cittadini, che ne costituiscono le fondamenta economiche?
La rappresaglia del comune emiliano potrebbe infatti rappresentare un caso isolato oppure potrebbe essere l’innesco di una reazione politica a catena, decisamente rischiosa per il futuro dell’istituto di credito.