Il sindacato delle toghe contro la separazione delle carriere. Santalucia: “Abbiamo il dovere civico di dirlo”. No pure al concorso riservato.
Roma – Che l’Anm fosse sul piede di guerra dopo il primo via libera in Senato sui test psico attitudinali per chi entra in magistratura era ovvio. I magistrati sono sulle barricate, e oggi riuniti nel comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati al Palazzaccio dicono senza mezzi termini, proprio sui test, che c’è un “pericolo di omogeneizzazione delle menti”. “Dovremo vedere – sottolinea il presidente di Anm Giuseppe Santalucia – chi sarà il giudice della mia psiche: se una commissione nominata da un consiglio o un medico”, inoltre “bisognerà capire ad esempio quale sia l’incidenza del giudizio su una prova scritta eccellente”.
Per chi legge tra le righe e conosce l’antica diatriba politica-toghe lo scontro è servito: “Sull’ipotesi dei test
psicoattitudinali ai magistrati vorremmo capire cos’ha in mente il ministro Nordio e il governo, ci confronteremo. Alla luce dell’esperienza francese alle spalle del tutto fallimentare – insiste Santalucia – quello che abbiamo oggi è solo un effetto di dileggio dell’ordine giudiziario”. Latto di guerra dei magistrati contro la politica si consuma anche su un altro punto: “L’ipotesi di un reclutamento straordinario è “inaccettabile”: un “non-concorso” o “concorso finto”, con la “semplificazione delle prove”, tuona l’Anm.
E ancora: “Siamo contrari a un concorso riservato, vogliamo magistrati onorari e avvocati, ma non capiamo perché si escludano i giovani laureati”, ha affermato Santalucia, ricordando che di concorso parla anche la Costituzione all’articolo 106. “Il legislatore ordinario non può fare un simulacro di concorso”, ha aggiunto il leader del sindacato delle toghe, secondo il quale “ci erodono l’unico fondamento di legittimazione”.
Non è finita. L’ultimo affondo è sulla separazione delle carriere tra giudici e pm. Neanche qui ci sono dubbi o frasi velate. “La separazione delle carriere è per noi una cattiva riforma, abbiamo il dovere civico di dirlo”, ha tuonato Santalucia, nel corso di un punto stampa a margine del comitato direttivo centrale.
“Non è per difesa corporativa – ha chiarito – L’unico scopo per noi è ampliare gli argomenti di discussione: non vogliamo interdire nulla, siamo rispettosi della sovranità del Parlamento ma quando ci si accosta a una riforma costituzionale bisogna avere massima consapevolezza della posta in gioco. Noi mettiamo in campo argomenti, siamo fiduciosi in una democrazia che discute, noi vogliamo discutere, non vogliamo deliberare”.