I dati parlano di immobili che si acquistano almeno al 30% in meno del prezzo di mercato. Al Nord in diminuzione, al Sud situazione stabile.
Roma – Le case all’asta, una ricchezza svalutata. Tante volte è capitato che sono state acquistate case attraverso le aste immobiliari ad un costo molto conveniente –si parla in media di almeno il 30% in meno rispetto al prezzo di mercato. Un vero affare per chi acquista, molto meno per chi è costretto a vendere l’immobile. Le aste, infatti, come recita il diritto civile, non sono altro che una vendita forzata di un privato o di un’impresa, quando si verifica una situazione di insolvenza.
Nei fatti, si tratta di una colossale perdita di valore. E’ come se i soldi andassero al macero e questo succede a causa dell’inefficienza e del caotico, nonché confuso, apparato burocratico. A confermare questa situazione è uno studio a cura di “Reviva”, una società che supporta investitori e banche per vendere più immobili in asta e più velocemente, per migliorare le performance dei recuperi dei loro crediti deteriorati. Attraverso il portale “Immobiliarista.it”, sono stati confrontati i prezzi richiesti in asta e quelli del mercato reale, ricavati, in questo caso da “immobiliare.it”.
E‘ risultato che, in media il valore degli immobili messi all’asta, per quanto riguarda il settore residenziale, oscilla intorno ai 700 euro al metro quadrato, in un intervallo che va dai 330 euro per gli appartamenti ai 1100 delle ville. Una manna per chi acquista, considerato che il costo medio nazionale è di 1970 euro al metro quadrato.
Pur considerando che la comparazione andrebbe fatta tra immobili e zone geografiche omogenee, questi dati dimostrano, comunque che gli immobili all’asta vengono venduti con un importo pari ad un terzo del loro valore. Quindi, una grande quantità di ricchezza si volatilizza. Probabilmente il comune cittadino che riesce ad acquistare si frega le mani per l’affare fatto. La questione, tuttavia, mostra le sue criticità, in quanto gli immobili vengono venduti ad un prezzo troppo basso a causa dell’inettitudine dei Tribunali e del sistema in generale. A rimetterci, infatti, sono sia i creditori, che recuperano meno di quanto potrebbero, sia i debitori morosi. In questo caso, pur avendo venduto l’immobile, restano debitori delle banche per la cifra mancante, che la vendita non è riuscita a coprire. Un po’ come nel detto popolare “l’aretino Pietro si trovò con una mano davanti ed un’altra di dietro”.
Ovvero, si subirà comunque un danno sia che i fatti vadano in un modo che in un altro. Come dire, oltre al danno, la beffa.. Anche se negli ultimi tempi il numero di aste è diminuito soprattutto al Nord, grazie anche al minor numero di crediti inesigibili giunti da parte delle banche, al Sud la situazione si mantiene costante. Forse, una “questione meridionale” relativa alle aste immobiliari, chissà! . In realtà, ci sarebbe bisogno di un intervento legislativo per rendere le aste più attrattive e liberarle da tanti lacci e lacciuoli che allungano i tempi della procedure. E più tempo scorre, più il prezzo cala. A trarne profitto sono solo gli speculatori, che hanno in dote molto denaro, forse, addirittura, di provenienza illecita, da riciclare nel mercato immobiliare. A tutto svantaggio della parte sana dell’economia e dei cittadini onesti!