Nucleare, Trino Vercellese si fa avanti: «Portate qui le scorie, creano occupazione»

Mentre decine di comuni cercano cavilli per essere considerati inidonei, Trino si è autocandidata a ospitare l’impianto. Ma non mancano le polemiche.

Vercelli – Il “mostro” si trova a Saluggia, paese del Monferrato lungo la via Francigena, non lontano da Trino Vercellese e dall’antica abbazia di Lucedio con le sue (a tratti inquietanti) leggende. Si tratta di ciò che resta del complesso industriale della Sorin, di fatto il primo “impianto nucleare” italiano, dove negli anni ‘70 iniziò l’acquisto, la manipolazione e la commercializzazione di radioisotopi per utilizzo medico. Dal 2016 è diventata LivaNova Site Managment e gestisce nel Nuovo Deposito, realizzato nel 2008, i rifiuti radioattivi: 686 metri cubi di scorie di cui 537 ad attività molto bassa, 134 a bassa attività e 15 a media attività.

Ma si tratta solo di una parte dei rifiuti radioattivi presenti, ad oggi, sul territorio vercellese. Un’altra cospicua fetta si trova proprio nella vicina Trino, che pur non essendo stato inserito nell’elenco ministeriale sulle possibili destinazioni del deposito delle scorie, ha prontamente avanzato per bocca del sindaco Daniele Pane, di Fratelli d’Italia, la propria autocandidatura a ricoprire tale ruolo. Agendo in totale controtempo, se si pensa che altri comuni hanno cercato (e cercano, e probabilmente cercheranno) ogni cavillo possibile per essere considerati inidonei.

Tra Trino e Saluggia deteniamo l’80% della radioattività italiana. Se gli altri continuano a rifiutare, è più vantaggioso per tutti avere una destinazione definitiva anziché mantenere uno status quo dannoso, anche per evitare potenziali disastri ambientali”, ha affermato Pane. Il sindaco ha sempre dichiarato la sua disponibilità ad accogliere l’impianto. Al momento, i tecnici del Mase e della Sogin stanno rivalutando il territorio per verificare la sua idoneità.

L’autocandidatura è arrivata dopo che il 13 dicembre scorso il governo, introducendo una norma nel decreto Energia che permette a comuni e siti militari di farsi avanti, ha pubblicato un elenco di 51 aree considerate idonee per accogliere l’impianto, destinato a gestire 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e stoccarne temporaneamente 17mila ad alta intensità.

Il sindaco sottolinea che Trino è stata esclusa inizialmente a causa della sua posizione lungo il fiume Po, ma specifica che tale area non sarebbe interessata a ospitare il deposito. Il sindaco evidenzia anche le sfide che l’Italia affronta, con una spesa annuale di 60 milioni di euro per multe e procedure d’infrazione legate alla mancata sicurezza delle scorie nucleari. Pane sostiene che un’auto-candidatura come quella di Trino dovrebbe essere considerata in modo positivo, sottolineando il potenziale impatto economico e i benefici occupazionali per la comunità.

Decisamente contrario, invece, il comitato “Tri-No”, che forte di circa 600 cittadini protesta contro l’auto-candidatura, definendo la decisione del sindaco e della sua squadra come una responsabilità storica che graverà per sempre sul territorio. Il comitato esprime preoccupazione per le generazioni future, affermando che la presenza del deposito avrà un impatto negativo per centinaia di anni.

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