Tanti auguri all’eterna Italia che ancora si illude che i nuovi padroni siano meglio di quelli precedenti. E invece soltanto promesse e una Manovra 2024 che, appena varata, già desta preoccupazioni.
Ecco il nuovo anno, appena iniziato. Ci siamo lasciati alle spalle un 2023 pesantissimo ma i mesi che verranno non saranno da meno. Anzi, per gli esperti di economia il bisesto davanti a noi non concederà sconti: solo aumenti e patimenti, come si dice. Infatti i prezzi del gas, elettricità e, parliamoci chiaro, di qualsiasi altro prodotto di prima necessità, aumenteranno in maniera spropositata e le famiglie che non potranno far fronte agli aumenti sono già migliaia. Come se oltre sei milioni di poveri e un numero inquantificabile di invisibili non fossero già sufficienti a dimostrare che il Bel Paese è sprofondato nel baratro senza reali possibilità di salvezza. Perché dunque nasconderci dietro quel maledetto dito per come abbiamo fatto in questi anni? Non c’è una cosa, una, che va per il verso giusto.
La gente si arrangia come può per tirare a campare ma è sempre più difficile far seguire la cena al pranzo, quando da anni non si parla più di colazione e merenda. Stipendi al palo, sostegni a chi ne ha bisogno davvero nemmeno a parlarne, rispetto delle regole anno zero, delinquenza ai massimi livelli, giustizia inesistente e uno Stato che continua a fare il debole con i forti e viceversa, e non è affatto un luogo comune. Ci si era illusi che con questo Governo le cose cambiassero, un po’ come accadde con i 5 Stelle anni fa. In effetti non cambia mai nulla ma la speranza prende sempre il sopravvento quando è l’ora del cambio della guardia. E noi Italiani siamo facili alle illusioni.
Basti pensare al Ventennio quando ci siamo riempiti lo stomaco di parole roboanti che ci hanno portato alla guerra facendocene uscire sconfitti e con le pezze al culo. E cosi di seguito sino ad oggi. Solo parole, fatti concreti davvero pochi. E ciò che ci fa incazzare di più sono le promesse non mantenute. E ci caschiamo sempre, spesso per un piatto di pasta. Si, ancora oggi. Basta una campagna elettorale fatta bene per riaccendere le nostre speranze, salvo poi a vedercele vanificare una volta che quelli che abbiamo votato si siedono sugli scranni dei palazzi e fanno quello che vogliono. Eppure ci caschiamo sempre, e ci siamo cascati ancora una volta. Sembra un maledetto destino ineluttabile.
Sperare che chi segue sia meglio di chi c’è stato prima. Che fesseria, che fregatura. E come siamo ridotti cosi facendo. E preghiamo Iddio di non sentirci male. Nella malaugurata ipotesi fossimo colpiti da qualche malattia non c’è scampo. Meglio passare dal cassamortaro che dall’ospedale, si fa prima ad infilarsi dentro una bara che dentro un letto di un pronto soccorso, ammesso che ve ne sia ancora uno “pubblico” che funzioni. E giù con le domande che ci facciamo sempre più spesso. Come cazzarola è possibile che occorrano sei mesi per un esame oncologico al seno? Per una Tac 5 mesi e per un intervento ai denti anche un anno? E che dire delle liste di attesa che si allungano come gli interventi del Governo nella sanità pubblica? Di questo passo dove andremo a finire? Dalla salute alle calamità naturali, saltando di palo in frasca, la situazione non cambia.
Non ci avevano promesso che la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del 2016, tanto per citarne uno, sarebbe andata avanti spedita, scandali a parte? Sono rimasti solo gli scandali ma in quanto a ricostruire nemmeno a pensarci. E in sette anni di soldi ne sono stati spesi a bizzeffe ma basta parlare con i cittadini, vedi quelli di Amatrice, in provincia di Rieti, ancora ospitati nella casette prefabbricate per rendersi conto di come stanno le cose. Per non parlare dei terremoti precedenti, in testa quello che colpì L’Aquila e dintorni, i cui effetti nefasti gravano ancora su migliaia di residenti.
E di seguito, tanto per fare esempi di situazioni che non vanno: milioni e milioni di poveri e di nuovi poveri per i quali che cosa è stato fatto? Che cosa c’è in cantiere per loro e per evitare che l’indigenza dilaghi a macchia d’olio per come sta avvenendo? E che dire della delinquenza che impera e della percezione di insicurezza che accusano tutti i cittadini, da Nord a Sud? E la Giustizia? Le sue “grandi” riforme promesse, dove sono? E’ intollerabile che esistano magistrati che legittimano il possesso di un’abitazione ad un abusivo che ha sfondato la porta appropriandosi di un bene immobile di proprietà di altro cittadino. Ci vuole l’intervento di “Fuori dal Coro” di Rete 4 per rientrare in casa propria? Non erano state varate nuove norme per velocizzare i procedimenti di sgombero di persone e cose in caso di inquilini fuorilegge?
Insomma dove ti giri ti giri 9 cose su 10 non vanno, e siamo già oltre la frutta. Il lavoro segna il passo, la previdenza è sempre più una chimera, la Scuola è allo sfascio, specie quella primaria, l’assistenzialismo ha toccato punte da Guinness dei primati e non c’è soluzione a salari più equi. E poi: che fine ha fatto l’applicazione della legge sull’Equo Compenso, ovvero la n. 49 del 2023? La proposta era partita oltre un decennio fa ma una volta trasformata in legge dello Stato sembrava davvero un conquista. La norma, zeppa di aspetti critici e per certi versi inverosimili tanto da aver bisogno di ritocchi, avrebbe dovuto risolvere i rapporti tra professionisti e “clienti forti” ma cosi non sembra. Dunque che ce ne facciamo di leggi che non funzionano e che danno adito a mille dubbi e perplessità in sede di applicazione quando non si contraddicono?
Nel frattempo il Governo Meloni, di cui i posteri ricorderanno l’ulteriore giro di vite alla libertà di stampa, dopo la Riforma Cartabia, per quanto attiene il cosiddetto “Emendamento Costa” sul divieto di pubblicazione “integrale o per estratto” del testo dell’ordinanza di custodia cautelare, ha varato la Manovra 2024, i cui punti salienti, dicono loro, riguardano appunto Sanità e Pensioni. Il primo punto, dice il ministro Orazio Schillaci, riguarda l’incremento delle risorse del Fondo sanitario nazionale: in tre anni 11,2 miliardi in più. Miliardi raccattati qua e là tirando la cinghia sino all’ultimo buco. E speriamo che bastino.
Dal Palazzo assicurano anche che verranno tutelate le pensioni di vecchiaia dei medici mentre per le pensioni anticipate la decurtazione sarà ridotta per ogni mese di posticipo del pensionamento fino all’annullamento totale se si resta al lavoro per 36 mesi. Inoltre anche al fine di evitare penalizzazioni, per i dirigenti medici e sanitari e gli infermieri del SSN è stata prevista la possibilità di presentare domanda di autorizzazione per il trattenimento in servizio anche oltre il limite del 40esimo anno di servizio effettivo e comunque non oltre il 70esimo anno di età.
Per ridurre le liste di attesa? Il Governo ha pensato di aumentare la tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive di medici e infermieri: 100 euro per i medici; 60 euro per infermieri rispetto ai 30 attuali. Spesa complessiva 280 milioni di euro. C’è poi il rifinanziamento dei piani operativi per l’abbattimento delle liste d’attesa: le Regioni possono utilizzare una quota non superiore allo 0,4% del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per l’anno 2024 (valore 520 milioni). Poi ci sarebbe l’aggiornamento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati accreditati per l’assistenza specialistica ambulatoriale e per l’assistenza ospedaliera: il limite di spesa è stato incrementato dell’1% per il 2024, del 3% il 2025 e del 4% a decorrere dal 2026, fermo rimanendo il rispetto dell’equilibrio economico e finanziario del servizio sanitario regionale.
Per quanto riguarda il potenziamento del personale territoriale si interviene sul reclutamento di camici bianchi mettendo sul tavolo 250 milioni di euro per l’anno 2025 e 350 milioni di euro dal 2026 proprio per incentivare l’assistenza territoriale, con riferimento ai maggiori oneri per la spesa di personale da reclutare, dipendente e convenzionato. Dal 2024 aumenta di 10 milioni annui il Fondo vincolato per le cure palliative per la realizzazione delle finalità della legge 38/2010 in tema di cure palliative e terapia del dolore.
Sul fronte del reperimento dei farmaci, da sempre critico, si consentirà alle farmacie convenzionate con il SSN di dispensare medicine fino ad oggi reperibili (in parte) solo presso le farmacie ospedaliere. È una misura che ha lo scopo di favorire la distribuzione capillare del farmaco a favore della collettività e di incrementare i livelli di assistenza di prossimità assicurando su tutto il territorio nazionale un’assistenza farmaceutica omogenea. Si dà poi corso al nuovo modello di remunerazione a favore delle farmacie per la dispensazione di prossimità del farmaco, in regime di SSN, a vantaggio della collettività.
Questi i punti cardine della Manovra la cui realizzazione, però, desta più di qualche preoccupazione. Un po’ come sempre. In conclusione che dire? Ce la passiamo male davvero ma torniamo alla speranza. Quella che non muore mai. Leggendo questa righe le nostre aspettative tornano alla carica ma il cavallo buono si vede sull’allungo, non alla partenza. E sino ad oggi sull’allungo hanno fallito tutti: sinistra, centro e destra, compromessi e inciuci compresi. Buon anno.