Indignano le immagini delle sevizie sugli animali prima di sopprimerli. Eliminati anche i maiali del rifugio Cuori liberi, non destinati alla macellazione. 100mila euro al giorno per bastonare e seviziare centinaia di povere bestie?
PAVIA – Centomila euro al giorno per seviziare maialini e scrofe prima di abbatterli fra urla e dolori atroci. Ma sotto sotto c’è chi fa affari d’oro con la “Peste suina africana” in spregio alle leggi sulla protezione degli animali. La patologia, assai infettiva, è provocata dal dilagare dell’Asfivirus, un virus incapace di stimolare la formazione di anticorpi neutralizzanti, fattore questo che rende estremamente complicata, e ad oggi impossibile nonostante la sperimentazione, la preparazione di un vaccino. Questa tipologia di peste, innocua per l’uomo ma letale per suini e ungulati, crea grossi problemi economici in molti Paesi del mondo e in Italia rischia di giocarci brutti scherzi.
La malattia, già presente in Sardegna dal 1979, ha esordito nel resto d’Italia nel 2022, in provincia di Alessandria, in Piemonte, e si è rapidamente diffusa in altre regioni limitrofe. Nel giugno 2023 ha raggiunto la Lombardia dove gli allevamenti di suini sono arrivati ben presto al collasso economico dovendo abbattere tutti i maiali, infetti e non, nelle proprie stalle. Certamente, e non bisogna essere scienziati per capirlo, in caso di contagio o di sospetto contagio gli animali vanno abbattuti perché il tempo gioca un ruolo fondamentale in questi casi attesa la rapidità di diffusione del virus.
Ma c’è modo e modo di ammazzare migliaia di povere bestie. Alla Regione Lombardia, giunta in ritardo alla mezza soluzione di circoscrivere l’infezione con barriere antiungulati da installare sul perimetro degli allevamenti, non rimaneva altro che eliminare tutti i maiali presenti sul territorio. O quasi tutti, atteso che i soliti furbi non sono mancati. Anche chi, sapendo dell’infezione in corso, è riuscito a vendere i suini a ditte compiacenti che li hanno trasformati in salami e cotechini. Per fare presto e meglio la Regione più industrializzata d’Italia affidava ad un’azienda olandese, la TCC, specializzata in abbattimenti di emergenza, il compito di ammazzare, con metodi eutanasici, tutti i maiali infetti, sospetti e non.
Per questa operazione i contribuenti italiani hanno speso 100mila euro al giorno (in totale 1milione e 600mila euro) a fronte di un servizio completo a domicilio: organizzazione della mattanza, recinti di raccolta dei suini, piste dedicate in direzione del patibolo, abbattimento degli animali a mezzo stordimento e pistola captiva ovvero senza procurare alcun dolore alle bestie. La ditta pare abbia assicurato anche il trasporto, lo smaltimento e la distruzione delle carcasse ma su questi particolari si sa ben poco e la cosa puzza non certo di letame. In questa sorta di contratto “capestro” nulla di nulla sarebbe stato rispettato, almeno cosi pare. Migliaia di capi abbattuti sarebbero stati maltrattati a calci e pugni, seviziati con pungoli e bastoni, in caso di fuga inseguiti e colpiti sui punti più sensibili del corpo e infine abbattuti con il gas dopo un parziale stordimento con elettrocuzione.
Quelli ancora agonizzanti sarebbero stati gettati ancora vivi sui camion con gli escavatori. L’impreparazione del personale ha fatto il resto. Tutto questo accadeva in provincia di Pavia dove sono stati ammazzati circa 40.000 capi di bestiame. Le nefandezze da codice penale si sarebbero consumate in alcuni allevamenti di Dorno e Zinasco dove venivano abbattuti anche i suini presenti nel rifugio “Cuori Liberi” e non destinati al circuito alimentare o riproduttivo. In loco la polizia, in equipaggiamento antisommossa, ha sgomberato le stalle e trasferito di forza gli animalisti che presidiavano la struttura in maniera non violenta. La soppressione brutale dei suini è stata documentata dal drone dell’associazione Last Chance for Animals che si riserva la denuncia in ogni sede giudiziaria.
Le immagini, fortissime e rivoltanti, ovvero indegne di una Paese civile, sono state pubblicate durante un servizio di “Report” a cura della redazione diretta da Sigfrido Ranucci nella trasmissione del 5 novembre scorso. Chiosiamo il pezzo ricordando che l’art.554-ter del codice penale cosi recita: chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. Qualcuno pagherà mai?