I poteri forti e le banche si schierano contro la proposta di tassazione sugli extraprofitti avanzata dalla premier, con Forza Italia e la Lega che cercano di modificare la norma attraverso emendamenti mettendo sotto pressione il governo Meloni. Nell’interesse dei cittadini, certamente…
Roma – I poteri forti e quelli bancari, quest’ultimi in particolare, sono in movimento per cercare di attenuare la batosta della tassazione sugli extraprofitti. Non esistono ferie che tengano, le fibrillazioni sono tante per l’inaspettata proposta fatta direttamente dalla premier, che adesso è sotto pressione da parte della Lega e di Forza Italia. Insomma un braccio di ferro di non poco conto. Proprio il partito dei berlusconiani, dopo aver ingoiato il rospo sulle banche, prepara la controffensiva per incalzare il governo Meloni su alcuni dossier caldi. Il partito guidato dal vicepremier Antonio Tajani è pronto a calare sul tavolo gli emendamenti per modificare la norma sugli extraprofitti. Il decreto Asset è già assegnato alla Camera per la conversione in legge entro 60 giorni.
Forza Italia, così, lavora a due o tre emendamenti per correggere la norma, sulla base delle richieste arrivate dall’Abi. Proprio questo, forse, è il problema. L’Associazione bancaria italiana, è scritto sul proprio sito, che:
“è una associazione volontaria senza finalità di lucro che opera per promuovere la conoscenza e la coscienza dei valori sociali e dei comportamenti ispirati ai principi della sana e corretta imprenditorialità, nonché la realizzazione di un mercato libero e concorrenziale. L’ABI – quale Associazione volontaria di banche e intermediari finanziari – è estranea all’attività bancaria compiuta dai propri associati, non possiede banche, dati relative ai rapporti bancari intrattenuti con la clientela e non riceve alcuna comunicazione da parte delle autorità”.
Insomma, sembrerebbe un centro studi, mentre in effetti si comporta più come un sindacato per difendere le posizioni degli istituti di credito. Anche perché gli Associati ABI rappresentano, direttamente o indirettamente, la totalità delle aziende di credito italiane o operanti in Italia e la parte più significativa degli intermediari finanziari.
Il principio ispiratore dell’ABI, tanto per comprendere meglio, è fondato sulla “unitarietà di interessi” tra imprese che esercitano il credito indipendentemente dalla categoria di appartenenza e il compito di consulenza che l’Associazione si attribuisce per venire incontro alle esigenze delle banche, soprattutto delle banche minori. Pertanto, non si può assimilare una qualunque proposta dell’associazione bancaria come asettica e priva di interessi soggettivi, almeno per gli associati. Cioè non si può, in altri termini, accostare ad una semplice consulenza di un professionista del settore o docente universitario, ma è un intervento chiaro e trasparente, ma esclusivamente di parte. Certamente non sono dalla parte dei correntisti o cittadini più deboli.
“Noi – ha detto il ministro degli Esteri – riteniamo giusto chiedere alle banche un sostegno in vista del bilancio dello Stato però bisogna fare in modo che questo sostegno sia ben realizzato. Pensiamo che si debbano escludere dalla tassa sugli extraprofitti le banche di territorio, le banche più piccole, le banche di credito cooperativo, le banche popolari. Precisando anche come la tassa debba essere deducibile e una tantum”.
In altre parole, si vuole di fatto depotenziare un decreto legge, che non essendo conosciuto dagli altri membri del governo – essendo stato ispirato da Meloni in persona – e, peraltro, non essendo trapelato nulla, non si sono potuti mettere in moto comportamenti ostruzionistici che limitassero i “danni”, magari interessando tutti i mass media, dell’argomento, per confondere ed intorbidire le acque già poco trasparenti di un sistema bancario, che ormai da molti anni svolge i più svariati servizi, non sempre e solo creditizi. Alcune società immobiliari, che fanno riferimento alle banche, ne sono un esempio. Alcuni parlamentari di F.I. ritengono, però, che “fossilizzarsi sul tassare gli extraprofitti rischia di essere una scelta a corto respiro” ed in effetti la tassazione riguarda solo quest’anno; pertanto, non si comprende tutto questo “tam tam” di stupore e delegittimazione per una norma di buon senso e limitata nel tempo.