Uno studio degli scienziati del Mit, pubblicato sulla rivista Nature, ha messo in evidenza come il cambiamento di colore ha già interessato il 56% degli oceani globali.
Roma – Sta cambiando il colore degli oceani. È la conclusione di uno studio pubblicato su Nature a firma del Massachusetts Institute of Technology, del National Oceanography Center nel Regno Unito e di alcune altre istituzioni statunitensi, che hanno collaborato con la Nasa.
Il cambiamento del colore è visibile dalle immagini catturate dallo strumento Modis (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer) sul satellite della Nasa Aqua.
Così stando allo studio pubblicato sulla rivista, sembra che cambiamenti impercettibili siano avvenuti sul 56% della superficie oceanica. In particolare le aree vicino all’Equatore, dove sarebbe più visibile il cambiamento degli ecosistemi oceanici superficiali, presentano una colorazione tendente al verde. Soprattutto tra i 40° di latitudine sud e i 40° di latitudine nord.
Questo, stando agli studiosi, potrebbe derivare dalla maggiore presenza di fitoplancton, ovvero di quei micro organismi che vivono negli oceani entro i primi 100 metri di profondità. Il verde è veicolato dalla clorofilla che aiuta il fitoplancton a usare la luce solare per catturare CO2 dall’atmosfera e convertirla in zuccheri.
Lo studio parte proprio dall’analisi e dalla presenza del fitoplancton che se da una parte sostiene la catena alimentare degli oceani e dei mari, dall’altra utilizza anidride carbonica. Gli scienziati da dieci anni stanno studiando la distribuzione dei micro organismi per meglio comprendere come risponde ai cambiamenti climatici.
Per farlo gli studiosi hanno seguito la clorofilla e hanno analizzato la sua concentrazione dalle foto.
Tuttavia gli autori dello studio si sono accorti che analizzando soltanto le concentrazioni di clorofilla (deducibili dal modo in cui la luce blu e verde viene riflessa dalla superficie oceanica) ci sarebbero voluti 30 anni, per capire il legame tra cambiamenti climatici e diffusione del fitoplancton.
Ecco perché nel nuovo capitolo della ricerca gli studiosi hanno testato la tesi della ricercatrice Stephanie Dutkiewicz, per la quale la variazione naturale dei colori degli oceani sarebbe più contenuta rispetto a quella della clorofilla. Da qui l’ipotesi che un cambiamento dovuto alla crisi climatica dovrebbe essere subito visibile, rispetto alle variazioni dei colori oceanici.
Nella nuova ricerca, gli scienziati del MIT hanno quindi analizzato tutti i colori dello spettro (nelle immagini catturate in 21 anni dal Modis. Il team ha fatto analisi statistiche sul cambiamento di tutti i colori misurati dal satellite dal 2002 al 2022, distinguendo le alterazioni naturali che si vedevano di anno in anno dai cambiamenti più a lungo termine, registrabili nell’arco di 20 anni.
È quindi emersa la trasformazione che andava al di là della normale variabilità cromatica della superficie oceanica. Anche se i ricercatori non sono riusciti a identificare il motivo esatto del cambiamento di colore.
Hanno tuttavia ipotizzato che potrebbe derivare dal modo in cui i nutrienti sono distribuiti nell’oceano. Con il riscaldamento della Terra, infatti, sembrerebbe che gli strati superiori delle acque si stratifichino velocemente così da rendere più difficile la risalita dei nutrienti che alimentano il fitoplancton.