Beccato con la mazzetta in mano

Le liste di attesa lunghe mesi o addirittura anni sfiancano le utenze e, spesso, sono causa di decessi. Allora c’è chi ritiene di prendere scorciatoie e chi, di contro, aguzza l’ingegno intascando soldi da poveri malati di cancro. Primario beccato con le mani nel sacco.

BARI – Le liste di attesa nella sanità pubblica sono infinite. Chi può preferisce pagare un esame, una visita, un controllo che alla vista del vile denaro diventano, come per miracolo, disponibili da subito. Insomma una speculazione bella e buona che nessun governo, compreso quello attuale, è riuscito a sanare mentre i pazienti indigenti continuano a morire per un sistema balordo che non funziona.

Poi c’è chi aguzza l’ingegno e specula sulla situazione intascando mazzette dai malati promettendo loro di evitare lunghe file e perdite di tempo per una visita oncologica. Ne sa qualcosa il professor Vito Lorusso, 68 anni, primario chirurgo oncologo dell’Irccs Giovanni Paolo II di Bari, arrestato con le mani nella marmellata lo scorso 12 luglio per i reati di concussione e peculato. In questo caso la melassa era composta da 4 banconote da 50 euro ciascuna che sono state trovate in tasca al medico dopo che l’uomo aveva ricevuto un suo paziente affetto da cancro.

Vito Lorusso da Facebook

Lorusso, da considerarsi a tutti gli effetti di legge innocente sino ad eventuale condanna definitiva, sarebbe stato colto sul fatto, ovvero in flagranza di reato, mentre riceveva i 200 euro da un malato al quale avrebbe dovuto accorciare i tempi delle liste d’attesa nell’erogazione di una prestazione sanitaria. Le indagini della Procura di Bari, Pm Chiara Giordano, sono state avviate lo scorso 20 giugno, a seguito di una querela sporta dal parente di un paziente deceduto. Le investigazioni, svolte dalla polizia, sono state condotte con l’ausilio di telecamere e di intercettazioni telefoniche e ambientali nello studio del medico all’interno del presidio ospedaliero.

Secondo le intercettazioni sarebbero stati almeno una trentina i pagamenti che Lorusso avrebbe ottenuto dai pazienti. Somme variabili dai 100 ai 300 euro che, secondo l’ipotesi del pubblico ministero, il medico otteneva a fronte di “favori” prospettati a persone in stato di necessità, debilitate dalla malattia e dunque in forte soggezione psicologica, cui avrebbe proposto di “mettersi nelle sue mani” perché “la sanità pubblica non funziona”, seguendoli nelle visite e curando le prenotazioni. Lorusso, posto agli arresti domiciliari, difeso dagli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta, durante l’udienza di convalida davanti al Gip Rosa Caramia, ha fatto intendere che avrebbe preso soldi solo in un caso, ovvero nella circostanza in cui è stato colto con le mani nel sacco:

L’attimo in cui il paziente passa la bustarella al medico

”Si trattava di un “follow up” che precede la chemioterapia, già fissata per il 2 agosto e senza nessuna possibilità di intervenire da parte mia per anticiparla – avrebbe detto il medico in sua discolpa – Nessun favore ma solo l’attenzione nei confronti di una persona che mi era stata presentata anni fa e con la quale si è instaurato un rapporto di amicizia, mi ha fatto solo un regalo…”.

Insomma per il camice bianco i 200 euro sarebbero stati soltanto un dono in tutta buonafede, nient’altro. I difensori dunque chiedevano l’annullamento del provvedimento restrittivo ma Il Gip è stata di avviso diverso. Il primario Vito Lorusso, secondo il magistrato inquirente, avrebbe avuto “un modus operandi del tutto consuetudinario idoneo ad evocare l’instaurazione di una vera e propria prassi del medico nei rapporti con l’intera platea dei propri pazienti, consci della necessità di provvedere alle erogazioni di denaro in favore dell’oncologo, alle cui cure si erano affidati, ogni volta che con lo stesso erano loro malgrado costretti ad entrare in contatto”.

Pare infatti che oltre a quelle depositate, ben 18 casi accertati, contro il medico ci sarebbero altre denunce che verranno valutate nei prossimi giorni con ulteriori accertamenti. Durante le visite il medico non avrebbe lesinato critiche e insulti al SSN e ad altri colleghi profferendo frasi del tipo:

”Hanno combinato un casino quelli che ti hanno operato” e “Non funziona niente, non serve a niente…Dove si fa la coda… Io cerco di evitarti ovviamente tutte quelle rotture di palle”. Altro che giuramento di Ippocrate ed etica professionale, il primario avrebbe pensato esclusivamente ai propri interessi senza farsi alcuno scrupolo, anche davanti a malati terminali. Quando i poliziotti sono entrati nel suo studio il medico ha subito consegnato i soldi che sono stati sequestrati.

Durante l’interrogatorio di garanzia davanti al medesimo Gip l’ex primario, nel frattempo non più dipendente dell’Irccs per richiesta di pensionamento, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Con i suoi difensori il professionista si è riservato di chiedere un altro interrogatorio per spiegare, dal suo punto di vista, qual era il rapporto con i malati cui, secondo l’accusa, chiedeva somme di denaro non dovute. Insomma dopo i primi tentativi di difendersi Lorusso ha fatto scena muta e se ne riparlerà fra qualche settimana.

Nel frattempo la Procura ha depositato il verbale di interrogatorio del paziente che aveva negato di aver dato soldi al medico e per questo era finito sotto inchiesta per favoreggiamento. L’uomo ha cambiato la versione dei fatti e ha dichiarato che fin dal marzo scorso è sempre stato seguito da Lorusso e che ad un certo punto il primario gli fece capire che avrebbe dovuto sborsare 200 euro ogni volta che si fosse presentato a visita. Cosi è stato.

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