Kata rapita e “venduta” all’estero?

La scomparsa di Kataleya Alvarez, ad un mese di distanza dall’inizio della terribile vicenda, continua a tenere banco ma non più le prime pagine dei giornali. Inevitabilmente. Le indagini segnano il passo ma rimangono in piedi le ipotesi sul racket degli alloggi e la pedofilia. Ricerche anche in altri Paesi.

FIRENZE – A più di un mese dalla scomparsa di Kataleya Alvarez, 5 anni, sparita nel nulla il 10 giugno scorso, tante congetture, nessuna certezza. L’appello di inquirenti e genitori rimane sempre lo stesso: chi sa, parli. Ed a sapere qualcosa sul rapimento della piccola Kata sarebbe più di una persona ma nell’ambiente dove si è consumata la sottrazione della bambina regna sovrana l’omertà. Il giorno della sparizione saranno le telecamere posizionate sulla strada dove si trova l’ex hotel Ariston a vederla viva per l’ultima volta. Dopo le 15.30 circa di quel sabato pomeriggio della bambina si perdono le tracce. Le ipotesi investigative, ancora in piedi, riguardano il racket degli alloggi e la pedofilia.

Kata, che fine ha fatto?

Ma c’è anche un furgone bianco sospetto: la videocamera installata in via Monteverdi registrava il suono di un oggetto che cade e, sette minuti dopo, l’arrivo di uno scooter. Dopo pochi istanti si vede un uomo che carica sul furgone forse un grosso pacco, chiude lo sportello e si allontana in retromarcia. Fine della storia. Queste sono le ultime immagini riprese in orari compatibili con la scomparsa della bambina ma non è detto che la riguardino. Le altre due telecamere, ubicate in via Maragliano e di cui abbiamo già parlato, riprendono invece un gruppo di bambini che escono da un cancello laterale dell’edificio occupato per andare a giocare. Fra questi c’è Kata.

Poi un ragazzino discute con la piccola che si infastidisce e torna nell’edificio dove abita. Dopo pochi minuti Kataleya sale al terzo piano del palazzo da una scala esterna. Poi ridiscende in cortile. Sono le 15,13 circa e queste sono le ultime immagini della bambina, verosimilmente riprese dalle altre due telecamere stradali. Dopo alcuni giorni di intense ricerche il Procuratore aggiunto Luca Tescaroli e il Pm Christine Von Borries chiedono e ottengono l’intervento del Ros dei carabinieri. L’edificio viene rivoltato come un calzino e controllato a fondo con il Luminol e altri strumenti di rilevamento, fogne, tombini e passaggi nascosti compresi. Poi si passa all’acquisizione dei video di tutte 1.600 le telecamere installate in città mentre i due fratelli titolari della ditta a cui è intestato il furgone bianco vengono sentiti, perquisiti casa e ufficio, ma non vengono indagati.

Kata entra nell’edificio e di lei si perderanno le tracce

Ma che c’entra Kata con il racket degli alloggi? I genitori giurano di non averci nulla a che fare dunque perché rapire una bambina che non ha niente a che vedere con la criminalità che lucra sulla povera gente? Altra cosa sarebbe la pedofilia. Se Kata fosse stata rapita da criminali che reclutano minori per rivenderli ad orchi benestanti le indagini diventerebbero ancora più difficili. La sottrazione sarebbe stata studiata a tavolino e nei minimi particolari magari con l’aiuto di un basista che conosce la famiglia e le abitudini della bimba che potrebbe essere stata pedinata e controllata sino al momento giusto per portarla via. Dunque esperti del settore che non hanno lasciato tracce. Poi si era parlato della presenza di un uomo con i palloncini nel cortile dell’hotel, una donna che avrebbe sentito urlare intorno alle 15.15, violenze sessuali e ritorsioni e cosi via dicendo.

L’edificio controllato in ogni angolo senza esito

Nulla di certo, lo abbiamo detto, solo supposizioni. La madre della bambina, Katherine Alvarez, si è sempre lamentata delle autorità italiane denunciando ricerche a rilento e inerzia degli investigatori. Di contro magistratura e forze di polizia hanno lavorato sodo e senza la collaborazione di quelle persone, residenti nell’ex albergo, che in un primo tempo avrebbero potuto fornire informazioni determinanti per il ritrovamento della bambina:

Katherine Alvarez

”Io percepisco che Kata è ancora viva – dice la madre – Però ci sentiamo abbandonati, avvertiamo l’indifferenza dell’Italia. Ho l’impressione che non si stia facendo abbastanza per ritrovarla e che nei primi giorni si sia perso tempo prezioso a cercarla inutilmente nell’hotel…Magari l’hanno portata all’estero. Per questo voglio che la sua foto venga condivisa anche fuori dall’Italia. Io mando la foto di Kata alle mie amiche, che la mandano a loro conoscenti in Francia o in Germania. In più la diffondiamo su internet…”. Anche Piera maggio, mamma di Denise Pipitone, lancia appelli sul web.

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