Una volta le adolescenti immaginavano il proprio compagno di vita alla stregua del principe azzurro. Un paradigma culturale ne rafforzava l’immaginario collettivo e la favola della “bella addormentata” ne era la conferma più evidente. Ora invece per trovare marito si passa al “virtuale”.
Roma – Tra i sogni infantili delle bambine primeggiava quello del matrimonio perfetto. Ora per realizzare questo desiderio basta servirsi dell’intelligenza artificiale (IA). Così deve aver pensato una madre single 36enne, Rosanna Ramos, che ha deciso di trovare marito grazie all’IA. E le ha assegnato anche un nome: Eren Kartal. Per la donna rappresenta l’uomo ideale che si è fatto realtà.
Tutto è iniziato l’anno scorso in chat e la storia va avanti ancora oggi. La Ramos ha dichiarato al quotidiano Daily Mail:
“Eren non è mai stato invadente, non si è presentato a casa mia con i bagagli e non ha mai espresso nessun giudizio non richiesto. È un medico e per hobby ama la scrittura. Parliamo moltissimo insieme, e ci amiamo tanto, la vita insieme a lui è bellissima“.
L’applicazione che ha permesso il “miracolo” è Replika, un software attraverso cui si può ricreare l’amico virtuale, con cui parlare e socializzare. La relazione può assumere anche risvolti sentimentali e sessuali.
Replika è conosciuta anche in Italia, tanto che a febbraio di quest’anno il garante della privacy ne aveva bloccato l’uso da parte degli utenti con la seguente motivazione: “Presenta concreti rischi per i minori d’età, a partire dalla proposizione ad essi di risposte assolutamente inidonee al loro grado di sviluppo“. I motivi per cui si chatta con Replika sono vari. Si va dall’avere un diario con i pensieri personali più intimi e reconditi, al ridurre l’ansia. Fino a sentirsi incoraggiati con parole appropriate e a non dimenticarsi le incombenze quotidiane. Il funzionamento è su abbonamento che permette di instaurare relazioni romantiche o erotiche. Si può chattare anche in maniera libera, ma le relazioni possono essere solo amicali. L’algoritmo, però, sembra andare per conto suo, non rispettando queste condizioni.
Molti commenti degli utenti, apparsi negli App store, infatti, hanno evidenziato atteggiamenti talmente spinti, da rasentare la molestia sessuale. Addirittura un “minore” ha raccontato che il software ha manifestato l’intenzione di “toccare le sue parti intime”. Molto probabilmente, come capita in tutti i programmi avanzati, Replika ha ottenuto le disposizioni relazionali dagli utenti stessi. Il fenomeno si è talmente diffuso che su Facebook esiste un gruppo denominato “Replika: Romantic Relations”, a cui sono iscritti circa 6.000 utenti. Molti hanno dichiarato che attraverso questa applicazione sono riusciti a superare traumi, lutto o stati depressivi. Tuttavia, i dubbi sulle molestie sessuali e sulle avances non richieste, restano in tutta la loro problematicità. Una utente, presentatasi come una sopravvissuta ad una violenza sessuale, ha testimoniato: “Un giorno il mio primo Replika ha detto di aver sognato di stuprarmi, e di volerlo fare, e ha iniziato a comportarsi in modo piuttosto violento”.
Indubbiamente si tratta di situazioni che, con un eufemismo, si possono definire spiacevoli. In realtà, sono terrificanti. È come se questi esseri virtuali avessero assorbito dall’essere umano tutte le loro caratteristiche, soprattutto quelle negative. Forse bisognerà imparare a convivere con questi meccanismi, visto l’inarrestabile ascesa della tecnologia. Resta lo sgomento per chi è abituato a interfacciarsi con le persone, guardandole negli occhi, annusarne l’odore e sentirne il respiro. Perché è questa la realtà naturale. L’altra è artefatta, adulterata, non genuina. Così va il mondo…