Fa discutere il decreto sulla Pubblica amministrazione. Le modifiche apportate dal Governo Meloni non vanno giù all’opposizione. L’esecutivo ritiene necessario e urgente inserire la norma in diversi ambiti.
Roma – Il Governo va avanti nonostante le polemiche e le critiche al decreto sulla pubblica amministrazione. Nel decreto si proroga al 30 giugno 2024 lo scudo sulle norme riguardanti il danno erariale che limita la responsabilità contabile da condotte attive ai soli casi di dolo. Si dà poi il via a 3.000 assunzioni e al reclutamento straordinario di docenti e si dispone la cancellazione della parola “razza” dagli atti della pubblica amministrazione.
Ma la maggiore attenzione è rivolta all’eliminazione dei “controlli contestuali” della Corte dei Conti. Viene, infatti, posta la fiducia parlamentare al provvedimento onde procedere speditamente entro la fine del mese alla conversione in legge. L’opposizione incalza la maggioranza definendo l’atto un “decreto-bavaglio”, in quanto eliminare i concomitanti controlli della Corte dei Conti sul PNRR è una mossa sfrontata e poco democratica, che assicura solo disordine e scarsa produttività progettuale. Però, è lo stesso presidente della Corte dei Conti, nonostante la protesta dei togati, che ha affermato che “non esiste una norma bavaglio e non c’è una deriva autoritaria”. In ogni caso, non tutta l’opposizione è concorde nel giudicare negativamente la norma. Infatti, il Terzo Polo, pur non votando la fiducia, condivide la necessità di velocizzare i processi operativi legati al piano.
Sull’Aventino il Pd, il M5S e Sinistra italiana, che fanno ostruzionismo presentando quasi 150 ordini del giorno. Ma il centrodestra ritiene, comunque, che la necessità di inserire la norma sui controlli della Corte dei Conti, sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel decreto-legge sulla pubblica amministrazione, risiede nell’essenza stessa del PNRR. Che deve essere attuato con velocità ed efficienza, perché le opere vanno terminate entro il 2026. La magistratura contabile è opportuno precisare che con il decreto non viene esautorata di alcunché.
È bene tenere presente infatti che nel nostro Paese esistono anche i controlli della Guardia di Finanza e delle procure antimafia. “Vigilare è giustissimo, ma l’Italia non può permettersi di perdere i fondi del PNRR solo perché ci sono tanti soggetti diversi che verificano tutti le stesse cose” questo il refrain della maggioranza attraverso i propri esponenti. Insomma, riassumendo per detti parlamentari non vi è nessuna deriva autoritaria del Governo.
“Non vi è, infatti, nessuna limitazione dei controlli della magistratura contabile. Ha perfettamente ragione Giorgia Meloni nel sostenere che il nostro Governo, su questo aspetto, si muove in linea con quello precedente, presieduto da Draghi” sostiene il ministro Fitto. “Anche in questo caso è doveroso ricordare che la previsione del controllo concomitante non nasce per il PNRR, che all’epoca neppure esisteva. Per i fondi del Piano, invece, la disciplina sul controllo della Corte è da rinvenirsi nel DL Draghi n. 77 del 2021. A Salvini interessa, invece, solo ‘spendere bene e spendere tutte le risorse del PNRR con gli organi dello Stato che devono remare tutti nella stessa direzione’. Sarà importante il ruolo di controllo della magistratura contabile, così come degli altri organismi istituzionali. Non c’è, dunque, alcun conflitto” conclude il ministro per le Infrastrutture.
Il controllo concomitante della Corte dei Conti sul PNRR è un’anomalia tutta italiana, secondo Federico Freni, sottosegretario al ministero dell’Economia, secondo il quale si traduce in una cogestione anomala.
“La Corte dei Conti deve essere l’occhio del Parlamento e non il co-gestore del Governo, sono due cose diverse. I controlli successivi sono ampiamente sufficienti, non si toccano e ricordiamo che gli investimenti del PNRR vengono controllati e bollinati anche dalla Commissione europea e quindi non manca nulla da questo punto di vista” afferma Freni.