Ora che la “luna di miele” è finita, e il Governo Meloni si appresta ad affrontare le prime questioni difficili, l’esecutivo e la premier dovrebbero cercare di dare risposte convincenti su temi delicati. E invece sembrano muoversi goffamente.
Roma – Probabilmente proprio il giorno della tragedia di Cutro segna la fine della “fase idilliaca” del Governo Meloni. Ci sono problemi grossi da affrontare, risposte convincenti da dare – soprattutto per un governo atlantista ed europeista “suo malgrado”, che non vorrebbe i migranti ma è costretto a piangerli. Dall’insediamento della “nuova gestione”, invece, è tutto un susseguirsi di piccoli o grandi gaffes mediatiche. Sarà la comunicazione il tallone d’Achille di Giorgia?
Ebbene sì, il Governo Meloni vive di paradossi. Abbiamo già spiegato come un grosso merito della premier sia quello di avere capito che certi elementi “adolescenziali” del sovranismo – l’ostilità aprioristica contro le istituzioni europee, la retorica becera, il putinismo – andassero stemperati per una versione più adulta (da noi battezzata “Sovranismo 2.0“). Ma resta il fatto che il sostegno di Meloni a Kiev, che le guadagna la fiducia di Bruxelles e delle élites, non entusiasma certo la sua base. Poi, i fatti di Cutro, che com’è ovvio, richiedono umanità e tatto – scomodi, per un governo eletto essenzialmente su un programma anti-immigrazionista.
Un simile coacervo di equilibri difficili e delicati richiederebbe una attenzione estrema ai media e alla comunicazione. Invece… una figuraccia dietro l’altra: momenti comici come il Karaoke di Salvini, le espressioni shock di Piantedosi, la sciatteria nell’organizzazione delle conferenze stampa. Meloni per ora sta giocando bene la sua partita politica, ma lo scarso talento nella comunicazione (come avevamo profetizzato nelle pagelline) le potrebbe causare ulteriori guai.
In effetti, è piuttosto sfortunato che la più grande tragedia in mare degli ultimi anni sia avvenuto a pochi mesi dall’insediamento del governo Meloni: una patata bollente che costringe a manifestare umanità (com’è giusto), ma stride con le politiche anti immigrazioniste dei partiti in area di governo.
Da qui, una gestione estremamente maldestra. Ritardo lunghissimo degli esponenti del governo nel venire sulla scena della strage, Meloni che si prende qualche giorno prima di “prendere posizione”. Poi la catastrofe: la gaffe dell’affermazione shock di Piantedosi. La conferenza stampa organizzata sul posto per commemorare le vittime è quasi senza luci. E poi la commedia: il compleanno di Salvini, con tanto di karaoke, in cui si canta (e qui si va in territorio beckettiano) la Canzone di Marinella di De André, storia di una pescatrice annegata…
La strategia è quella di attaccare gli scafisti, che sono di gran lunga gli elementi meno importanti del traffico dei migranti, evitando ogni riferimento ai veri problemi – ossia se veramente si sarebbe potuto salvare qualcuno. L’idea è di fare un compromesso tra radicali no-immigrazione e “umanitari” cattolici, ma l’impressione è poco convincente e ambigua..
Il punto è che Meloni governa come se non dovesse rendere conto a nessuno. Già durante lo scandalo Donzelli aveva detto: “I miei uomini non si toccano“. E ora conferma: “Basta chiedere le dimissioni di Piantedosi“. Altrove, scarica sui benzinai la colpa dell’aumento del prezzo, sperando di distrarre l’elettorato dal ruolo delle accise che lei aveva giurato (mentendo) di non mettere…
Giorgia, non stai governando male. Ma dirigere un paese non è solo governance. Bisogna anche sapere dare un’immagine sobria e convincente. Speriamo che Mario Sechi, giornalista appena messo a capo dell’ufficio stampa del Quirinale, possa mettere a posto questo disastro.