Dalle richieste degli imprenditori all’accoglienza, passando per la formazione e la lotta contro i trafficanti: un’analisi delle recenti mosse del Governo italiano sul tema dei migranti.
Roma – Eppure qualcosa si muove, il tema dei migranti ritorna d’attualità ma in versione diversa, almeno per il centrodestra. Anzi, per essere più chiari per Meloni. Non solo protezione e rispetto per le storie e le vite umane che si perdono a ogni traversata intrisa di speranza, sogni e desiderio di futuro, ma anche per l’utilità che possono dare allo sviluppo del Paese. Intanto il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, ricorda che “l’accoglienza è l’unico messaggio possibile che apre al futuro, mentre la chiusura fa perdere anche il presente”.
Salvini, invece, chiarisce che “la tragedia di Cutro ha come unici e principali colpevoli scafisti e trafficanti ed inoltre che non è stata ravvisata come intervento di soccorso dalle autorità internazionali. Quindi la Guardia costiera è stata avvisata ahimè a tragedia avvenuta”. Quel che è certo è che la strage di migranti sulle coste crotonesi sembra aver scosso il Governo. Infatti, l’esecutivo, adesso, prepara un decreto per 100mila ingressi di cittadini extra Ue. D’altronde servirebbero almeno 205mila lavoratori stranieri. Queste sono almeno le richieste degli imprenditori in occasione del decreto Flussi del 2021.
Insomma, la domanda è 3 volte l’offerta degli ingressi che in quell’anno vi sono stati, ossia 69.700. Lavoratori stranieri che, già dalla fine dell’anno, con quote riservate ai Paesi con cui verranno stretti accordi per i rimpatri di chi non ha diritto a rimanere, potrebbero almeno dopo un periodo di formazione arrivare in Italia in aereo anziché su un barcone, però con un contratto di lavoro e un permesso di soggiorno già in tasca. Il 2023, dunque, in teoria, a voler sommare il decreto Flussi che deve ancora partire e quello che potrebbe arrivare nei prossimi mesi, porterà ossigeno ai comparti produttivi, introducendo, in tal modo, sul mercato del lavoro più di 180mila stranieri.
Vito Miceli, presidente di Anceferr, associazione che raggruppa le principali imprese qualificate per l’esecuzione delle opere ferroviarie, lancia l’allarme.
“Le nostre imprese – sostiene Miceli – si ritroveranno nel giro di un anno ad aver bisogno del 30% in più di personale. Purtroppo, nel mercato del lavoro è sempre più difficile trovare disponibilità e personale specializzato. Con il PNRR le nostre imprese dovranno ampliare la rosa di dipendenti. Serviranno fino a 1.000 persone in più rispetto ad adesso. Potrebbero sembrare poche rispetto alle oltre 90mila in più che serviranno per tutte le imprese edilizie, ma i nostri sono profili altamente qualificati, dal carpentiere all’autista di mezzi ferroviari nei cantieri, che hanno bisogno di periodi molto lunghi di formazione, anche di un anno”.
Per realizzare tutto ciò si è disposti a garantire un percorso formativo adeguato, a cominciare dalla lingua italiana. Meloni sembra già essere al lavoro ad un nuovo decreto Flussi, forse anche triennale, per una cifra complessiva che, a seconda dell’arco di tempo preso in considerazione, non supererà comunque le due o 300mila unità, insomma non più di 100mila all’anno.
La premier vuole vederci chiaro e non farsi risucchiare dalle legittime polemiche nate da dichiarazioni rilasciate con troppa leggerezza dal ministro dell’Interno. La sensazione è che non vorrebbe portare avanti il pacchetto di norme che prevedono una stretta sull’accoglienza dei migranti. Semmai, nel Consiglio dei ministri che si terrà in Calabria entro venerdì, il Governo approverà una stretta sulle pene per i trafficanti di esseri umani. E potrebbe, la Premier, addirittura ritoccare le regole sul salvataggio in mare. Insomma, si vuole fare chiarezza ed eliminare ogni possibile zona grigia. Forse non è un caso che dopo che il Papa ha invocato un contrasto fermo dei trafficanti di esseri umani, ha ricevuto l’immediata adesione di Meloni sui social. In sostanza, a quanto pare il pacchetto di norme mutuate dai decreti Salvini sono destinate ad una archiviazione forzata, secondo le indicazioni della Presidente del Consiglio.