Il 2022 sarà ricordato come un punto di rottura tecnologico: l’anno di grazia in cui le macchine hanno dimostrato di sapere realizzare quadri, scrivere racconti, disegnare vestiti ed edifici. E siamo solo agli inizi.
Roma – Per cosa ricorderemo il 2022? Il governo Meloni è senz’altro un buon candidato; la guerra in Ucraina certamente renderà questa data significativa nei libri di storia. Ma il dato più storicamente importante è quello legato a un rivoluzione avvenuta nel mondo delle AI, “intelligenze artificiali”. Due programmi hanno attirato più attenzione di tutti: Midjourney, applicazione in grado di generare infinite opere d’arte a partire da semplicissime istruzioni testuali, e Chat GPT, bot di conversazione ormai indistinguibile da un umano. Mentre gli artisti tremano di fronte alla sostituzione e i liceali usano i chatbot pere scrivere i temi, a noi tocca interrogarci su cosa significa vivere in un mondo in cui le macchine possono generare idee.
Il vento del cambiamento stava già soffiando: qualche anno fa, una applicazione nota come Replika creò scandalo: il chatbot era programmato per essere un “amico virtuale“, conversare con noi, ricordarsi ciò che gli diciamo, sostenerci e coccolarci. E lo faceva meravigliosamente bene, superando senz’altro il test di Turing – ossia, ingannare un operatore umano. Ma le applicazioni delle AI si sono rivelate molto più potenti.
Midjourney, arte automatizzata
Eppure, l’ondata di panico si diffuse solo a partire dal settembre 2022, quando un artista Jason M. Allen vinse un concorso d’arte con un’opera intitolata Théâtre D’opéra Spatial. Un quadro vagamente surrealista, con una finezza di dettagli incredibile e uno stile onirico e fantasioso. Un solo problema: Allen non aveva dipinto un pixel dell’immagine. L’opera era stata generata esclusivamente a partire da una serie di istruzioni testuali su Midjourney. L’aveva realizzata un’AI.
Midjourney è, in effetti, capace di miracoli. Volete vedere un carlino in armatura medievale? Putin raffigurato come Sauron del Signore degli Anelli? La Monna Lisa nello stile Hieronymous Bosch? Basta digitare poche istruzioni, e l’app realizzerà in pochi secondi un numero potenzialmente infinito di variazioni.
Midjourney attinge dai motori di ricerca e da giganteschi database di opere d’arte: un’algoritmo gli permette di capire, grossomodo, quali immagini sono considerabili “artistiche”, e lui le ricombina all’infinito creando variazioni originali. Procedimento che ha generato non poche dispute sul diritto di proprietà delle immagini da cui Midjourney attinge.
Midjourney ha aperto la strada a idee miracolose. Realizza concept per film che non esistono: Dune nello stile di David Lynch, Shrek come dark fantasy stile anni ’80. Fa sognare, e permette a chiunque di sentirsi un po’ artisti. Generare castelli sulle nuvole, paesaggi da sogno, dei, demoni e battaglie, astronavi e pianeti lontani con un semplice tasto invio crea una sensazione di vertigine. E comprensibilmente, ha scatenato il panico di artisti e illustratori che vedono una AI realizzare, in pochi secondi, un lavoro che gli richiederebbe settimane.
Open AI – Chat GPT, il bot che ucciderà il giornalismo
Le opere realizzare con Midjourney sono impressionanti, ma non rivaleggiano neanche lontanamente con lo sfoggio di capacità intellettuali di cui è capace Chat GPT, creatura di Open AI che è in grado di realizzare qualsiasi nostra istruzione testuale. Volete fare scrivere al robot lo script del film dei vostri sogni? Volete fargli scrivere un riassunto del pensiero di un filosofo su cui avete la verifica domani? Open AI è in grado di fare ciò, e molto altro.
Ancora una volta, Open AI trae la sua intelligenza dai testi che trova su internet, il che spiega la sua onniscienza. Certo, la sua abilità di modificare il proprio operato in base alle istruzioni è impressionante. Se chiederete alla Chat di scrivere la trama di un romanzo, ne creerà una coerente, originale, con idee persino eleganti. Potete chiedergli di interpretare un personaggio, di rispondere a quesiti filosofici, di scrivere la vostra lettera di presentazione. Lo farà in pochi secondi, e quasi sempre in modo soddisfacente.
A questo punto, non iniziano a tremare solo gli artisti: giornalisti e copywriter sono i prossimi. A che serve pagare uno stipendio quando una macchina è in grado di scrivere i vostri proclami in modo altrettanto efficace – gratis?
Il futuro – l’AI diventerà la nostra classe creativa?
A essere travolta dalla marea dell’intelligenza artificiale sarà anche il mondo del fashion. Stilisti, modelli, designer: tutto automatizzato. Per non parlare della pornografia! Cambia il modo di fare arte: non più creazione, ma selezione. Se un programma genera 1000 idee, una sarà buona per forza: il lavoro diventa individuarla e svilupparla. Probabilmente, questa diventerà la modalità predominante del lavoro creativo.
C’è un appunto da fare: i programmi di cui stiamo parlando sono beta. Vale a dire, sono semplicemente versioni sperimentali lasciate aperte al pubblico: la punta dell’iceberg del potenziale delle macchine. Perché a dispozione del pubblico? In questo momento, noi umani siamo come le api per i fiori: nutriamo le AI con informazioni e feedback (il polline) permettendo loro di rafforzarsi e riprodursi.
Prima o poi, per forza di cose, ci supereranno. Le idee delle AI diventeranno migliori delle nostre; la realizzazione, ancora più impeccabile. Dopo milioni di processi di prova, le macchine avranno un modello così preciso della nostra sensibilità estetica e delle nostre facoltà creative da imitarle perfettamente. Saranno come noi, salvo per la coscienza.
Come impatteranno questi strumenti sul nostro percorso evolutivo? Forse, ci permetteranno di sviluppare altre qualità latenti, così come l’invenzione della scrittura indebolì la nostra memoria ma ci potenziò la nostra cultura. O forse, abbiamo creato una forma di esistenza destinata a renderci obsoleti: una prospettiva inquietante, eppure gloriosa.