Come ti “impallino” la prof!

L’incredibile episodio, accaduto in un istituto tecnico di Rovigo, ha visto una professoressa vittima di un attacco con una pistola ad aria compressa da parte dei suoi alunni.

Roma – Una volta si era soliti dire, per manifestare stupore e ribrezzo verso gli accadimenti della vita: “In che mondo viviamo, signora mia”! Si trattava, certamente, di un luogo comune, un’informazione distorta o imprecisa frutto di una descrizione a volte fantasiosa, ma che ripetuta nel tempo si consolidava come un dato acquisito. Ebbene la frase calza a pennello di fronte a una notizia che è balzata agli onori della cronaca e ha sconvolto le coscienze di chi possiede ancora qualche dose di “senso civico”.

Maria Cristina Finatti, professoressa di Scienze e Biologia all’Itis (Istituto tecnico industriale statale) di Rovigo ha subito un’aggressione da parte dei suoi alunni che hanno sparato verso di lei con una pistola ad aria compressa. Come succede spesso, la scena è stata ripresa con un video che, è diventato subito virale, in un mondo in cui basta apparire in qualche social, per sentirsi “qualcuno”. L’aspetto sconcertante è la complicità che hanno manifestato i genitori dei ragazzi, che hanno preso le difese dei loro… nobili rampolli. Pare che nessuno di loro si è degnato di chiedere scusa, tranne un genitore e un ragazzo. La professoressa, dopo qualche mese in cui ha avuto l’appoggio dei suoi colleghi, ma che si è sentita, comunque, offesa, umiliata, violata, ha deciso di denunciare tutti gli studenti al Tribunale dei Minori di Venezia.

Come ha raccontato in un’intervista al quotidiano la Repubblica, scopo della denuncia è la difesa della sua dignità e dei suoi colleghi. Non si può insegnare in una scuola mettendo a repentaglio la propria incolumità fisica e psicologica! Il fatto increscioso è successo l’11 ottobre scorso in una classe di prima superiore e la povera docente è stata colpita allo zigomo. Nonostante i primi spari, l’insegnante ha continuato con la sua lezione, alla fine della quale si è registrata la seconda serie di spari. A questo punto la docente si è allontanata dall’aula piangendo. Pare che la grande performance, di cui i ragazzi vanno fieri – e non solo loro, vista la massiccia adesione del Web – sia stata premeditata. Tanto che la scena si è svolta come in un film: uno ha portato la pistola, uno ha sparato e altri hanno filmato coi telefonini. Dopo qualche giorno di amara riflessione e qualche notte insonne, la professoressa ha deciso di tornare a scuola chiedendo di cambiare classe.

La professoressa in classe poco prima che le sparassero.

Da allora vive con uno stato d’ansia che non pare abbandonarla. Ma l’aspetto più deplorevole è il timore della derisione. Infatti un suo collega ha dovuto scrivere una nota disciplinare a due ragazzi, perché i due… “eroi” in questione, scimmiottavano la sua reazione in seguito ai primi spari. E giù risate a crepapelle, proprio “ganzi” ‘sti ragazzi, come si suole dire tra di loro, tanto per usare un termine a loro caro! Purtroppo non si tratta di un caso isolato. In passato ne sono capitati, forse di peggio, con minacce di morte, insulti e vessazioni di ogni tipo. Soprattutto in alcune aree periferiche del Mezzogiorno, dove la criminalità organizzata è molto diffusa e atteggiarsi da “bullo” sembra diventata una consuetudine, quasi accettata, supinamente, da tutti. Ma anche alcune zone del “ricco” Settentrione, sia in periferia sia nei quartieri “bene” sono protagonisti di casi simili. In tutto questo deprecabile “bailamme”, i ruoli istituzionali sembrano non esistere più.

Che adolescenza abbiamo messo al mondo? Sarebbe interessante conoscerne i genitori. Forse si capirebbero molte cose. Certo, questi ragazzi non hanno alcun modello di spessore a cui ispirarsi, visto il livello di degrado a cui li abbiamo lasciati e il comportamento non esemplare del mondo dei cosiddetti “grandi”. E poi ci meravigliamo se dei “ragazzotti” impallinano una povera docente nel pieno della sua funzione educativa?               

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